Riflessi neonatali: quali sono e quando vanno controllati

Alberta Mascherpa A cura di Alberta Mascherpa Pubblicato il 15/05/2025 Aggiornato il 15/05/2025

Risposte automatiche che servono al neonato per adattarsi rapidamente alle nuove condizioni di vita fuori dal grembo materno. Sono segnali della salute neurologica e per questo vanno monitorati con attenzione dal pediatra nel corso dei primi mesi.

Riflessi neonatali: quali sono e quando vanno controllati

Rimasto per nove mesi dentro l’utero, protetto e nutrito dal grembo materno, con la nascita il neonato si trova a doversi improvvisamente e rapidamente adattare all’ambiente esterno. Lo fa mettendo in moto i cosiddetti riflessi neonatali, risposte innate, automatiche e istintive, che hanno il preciso scopo di permettere l’interazione con l’esterno e garantire la sopravvivenza stessa del piccolo.

E’ importante che già all’atto della nascita vengano controllati, così come nei mesi successivi, perché la loro presenza testimonia il corretto funzionamento del sistema nervoso del neonato: non a caso la maggior parte dei riflessi neonatali scompare tra i 6 e i 12 mesi con lo sviluppo del sistema nervoso.

La loro persistenza, al pari della loro assenza, è indice di problemi neurologici che il pediatra indicherà come indagare in modo più approfondito.

Quali sono i riflessi neonatali

I riflessi neonatali, che si sviluppano già nel grembo materno, sono detti anche “arcaici” o “primitivi” proprio perché rappresentano risposte innate che il neonato mette in atto per sopravvivere alla condizione di vita extrauterina in cui viene “catapultato” nel momento in cui viene alla luce.

Dipendono dal mesencefalo, una parte del cervello che presiede anche allo sviluppo della vista e dell’udito, e dal midollo spinale: sono quindi un indicatore importante della salute neurologica del piccolo e per questo vengono monitorati con attenzione dal pediatra al momento della nascita e nei primi mesi di vita.

Riflesso di respirazione

Indispensabile per la vita, la respirazione è il primo atto che il neonato compie una volta fuori dal grembo materno. Con il primo pianto, il piccolo consente all’aria di entrare nei polmoni in modo che si attivi la respirazione autonoma, un riflesso che permane poi per tutta la vita.

Riflesso di prensione

Il feto è abituato già nel grembo materno a stringere le dita attorno al cordone ombelicale. Una volta nato, continua a chiudere le mani attorno all’oggetto che lo sfiora, ad esempio il dito della mamma. Questo riflesso non scompare ma si evolve con il tempo diventando un’azione volontaria: a poco a poco il piccolo impara ad afferrare gli oggetti, li muove, li porta alla bocca, li lancia, tutto con il preciso scopo di interagire e conoscere il mondo che lo circonda.

Riflesso di suzione

Indispensabile al pari di quello della respirazione per la sopravvivenza, consente al neonato di nutrirsi dal seno materno o dal biberon. È un riflesso già presente nel grembo materno dove spesso i neonati si succhiano il pollice e, attraverso la suzione del seno materno, consente nei primi momenti dopo la nascita, di assumere il colostro e di dare avvio a poco a poco alla montata lattea.

Attorno ai tre mesi comincia ad essere meno intenso e finisce per scomparire attorno all’anno di vita, anche se alcuni bambini possono continuare anche più tardi nella crescita a manifestare un riflesso di suzione mentre dormono.

Riflesso di radicamento

Conosciuto anche come “rooting o riflesso dei quattro punti cardinali”, insieme al riflesso di suzione è indispensabile per la sopravvivenza del neonato. Gli consente infatti, attraverso un leggero contatto nell’area intorno alla bocca, di ruotare il capo e aprire la bocca per trovare la fonte del nutrimento che può essere il seno materno o il biberon.

Tende a scomparire attorno ai tre mesi anche se può essere presente fino ai cinque, sei mesi.

Riflesso di Moro

E’ noto anche come “riflesso di spavento oppure di abbraccio” perché compare in una situazione in cui il neonato si sente in pericolo. Nel momento in cui infatti viene preso in braccio senza che la testa sia ben sostenuta, oppure quando viene scosso o sente un rumore forte, il piccolo risponde allo stimolo che può rappresentare per lui un pericolo, distendendo il dorso, aprendo le braccia e le mani e richiudendole poi verso il petto come se volesse abbracciarsi per proteggersi.

Finendo poi per piangere. Presente già nel grembo materno intorno alla 25a settimana di gestazione, tende a scomparire verso i sei mesi di vita.

Riflesso di Babinski

Nel momento in cui si sfiora la pianta del piede con un dito o con qualsiasi altro oggetto morbido, il piccolo tende a sollevare verso l’alto l’alluce e ad aprire a ventaglio le altre dita. Presente già durante la vita intrauterina, è il riflesso neonatale che permane più a lungo, scomparendo attorno ai due anni di età quando il bambino ha sviluppato il controllo motorio volontario.

Riflesso di Galant

Si chiama anche “riflesso di incurvamento del tronco” e consiste in un movimento innato che compare nel momento in cui il piccolo, messo a pancia in giù, viene accarezzato lungo la colonna vertebrale, dal collo fino ai glutei: il neonato a quel punto incurva la schiena verso il lato che si sta accarezzando. E’ un riflesso che ha il preciso compito di favorire lo sviluppo dei muscoli e della coordinazione che serviranno poi quando il bimbo comincerà a muoversi autonomamente. Scompare attorno ai tre, quattro mesi di vita.

Riflesso di marcia

Nell’utero materno il neonato calcia per cambiare la posizione. Il ricordo di questo movimento si traduce, una volta nato, nel riflesso di marcia automatica: sostenuto per le ascelle con i piedi appoggiati su una superficie, il piccolo muove le gambe come se stesse cercando di camminare, flettendo ed estendendo le gambine.

E’ un riflesso che prepara alla camminata vera e propria e che sparisce nell’arco di uno, due mesi.

Riflesso di estrusione

Definito anche di “spinta della lingua o Gag reflex”, consiste in una risposta automatica che si attiva nel momento in cui qualcosa tocca la parte anteriore della lingua: il neonato la spinge immediatamente fuori in modo che il corpo estraneo possa essere espulso evitandone l’ingestione e il conseguente, possibile soffocamento. Questo riflesso neonatale scompare attorno ai quattro, sei mesi, proprio nel momento in cui il piccolo diventa in grado di assumere cibi solidi.

Riflesso tonico asimmetrico del collo

Si chiama anche “riflesso dello schermitore”: quando si gira di lato la testa del neonato, il piccolo estende il braccio e la gamba sul lato verso cui guarda e contemporaneamente piega braccio e gamba dell’altro lato assumendo una postura simile a quella della scherma. Anche questo riflesso, che scompare attorno ai tre, quattro mesi di vita, è importante per lo sviluppo del movimento volontario e in particolare per la coordinazione oculo-manuale.

Riflesso di immersione

Il “diving -reflex”, che scompare nelle prime settimane di vita, è probabilmente un ricordo della vita intrauterina e permette al piccolo di andare in apnea quando viene immerso in acqua chiudendo automaticamente il passaggio d’aria tra la bocca e i polmoni.

Riflesso del paracadute

Al pari del riflesso di Moro, è un riflesso di difesa che il neonato mette in atto quando si sente minacciato, in particolare quando teme di cadere: se il piccolo è di schiena e si finge di lanciarlo, allarga le braccia per proteggersi dalla caduta.

Quando preoccuparsi

I riflessi neonatali vengono monitorati dal pediatra nel corso delle prime visite proprio perché sono testimonianza diretta della salute neurologica. Ecco cosa verifica il pediatra: 

  • la presenza: l’assenza dei riflessi neonatali può verificarsi innanzitutto nei neonati prematuri ma può essere indice anche di anomalie dello sviluppo neurologico dovute ad esempio a sindromi genetiche oppure di danni neurologici sopravvenuti durante il parto.
  • E’ importante in ogni caso che la valutazione venga fatta dal pediatra e non dai genitori perché in alcuni casi l’assenza di riflessi può essere temporanea e quindi slegata da qualsiasi problematica di carattere neurologico. Le risposte automatiche possono poi essere molto diverse da neonato a neonato e solo un medico può valutare la situazione senza che si creino inutili allarmismi o al contrario la si sottovaluti e non si indaghi come necessario.
  • la simmetria: qualora il pediatra rilevasse che è presente un’asimmetria nei riflessi potrebbe sospettare lesioni nervose o anomalie neurologiche da monitorare con controlli mirati.
  • la persistenza: i riflessi neonatali scompaiono in genere nell’arco dei primi mesi di vita, segno di un corretto sviluppo del sistema nervoso del piccolo. La loro persistenza oltre il normale arco di tempo può essere indice di problemi neurologici che, anche in questo caso, necessitano di approfondimenti diagnostici. Importante comunque affidarsi sempre alla valutazione del pediatra che, solo alla luce di un’analisi attenta dei riflessi ma anche degli stati comportamentali del piccolo, può offrire un quadro completo sulla sua salute neurologica.
 
 
 

In breve

I riflessi neonatali sono risposte automatiche che il piccolo mette in atto per sopravvivere nell’ambiente con il quale si trova ad interagire subito dopo la nascita. Sono importanti indicatori della salute neurologica del neonato e per questo vengono monitorati con attenzione dal pediatra nel corso dei primi controlli neonatali. 

 

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