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Si definisce ittero la tipica colorazione gialla assunta dalla cute e dalle mucose (tessuti di rivestimento interno) per l’accumulo nel sangue della birilubina, sostanza di scarto prodotta dalla distruzione dei globuli rossi, che in condizioni normali viene eliminata dall’organismo attraverso il fegato. Nel neonato l’ittero rappresenta un fenomeno fisiologico (cioè normale) tra i più frequenti: ne sono colpiti praticamente tutti i neonati. Basta pensare che il valore normale della concentrazione di birilubina nel sangue sarebbe inferiore a 1 mg per cento, ma nessun neonato ha valori più bassi di 2-3 per cento mg. Quindi, seppur in forma lieve, si tratta di un fenomeno davvero molto diffuso. Nel 60-70 per cento dei casi l’ittero si manifesta in modo molto evidente soprattutto tra il terzo e il quinto giorno di vita del neonato. Il pediatra lo riconosce facilmente anche a occhio nudo osservando in particolare:
- il colore dalla congiuntiva dell’occhio del piccolo, che in caso di ittero non è bianca ma gialla;
- il colore delle mucose, in modo particolare quelle sotto la lingua, che in questo caso invece di essere rosa sono gialle;
- il colore del palmo della mano a seguito della digitopressione. In una situazione normale dopo la pressione la pelle torna bianca, in presenza di ittero è gialla.
Perché si verifica l’ittero neonatale
Sono sostanzialmente due i motivi che favoriscono l’insorgere dell’ittero:
- un eccesso di globuli rossi. Il neonato produce in proporzione più bilirubina di un adulto, in quanto ha più globuli rossi e più emoglobina (la sostanza addetta al trasporto dell’ossigeno) di un adulto e perché i globuli rossi fetali hanno vita più breve di quelli degli adulti (90 giorno contro i 120), quindi alla nascita il bebè ne distrugge un numero più elevato;
- scarsa funzionalità del fegato. La bilirubina prodotta in eccesso finisce con il sovraccaricare il fregato ancora inefficiente del neonato. La situazione, infatti, si normalizza quando quest’organo raggiunge la piena capacità di metabolizzare la bilirubina che può così venire eliminata regolarmente.
In genere è un processo normale
Perché l’ittero venga definito fisiologico (cioè normale) e quindi destinato a risolversi nel giro di poche settimane, il valore della bilirubina non deve:
- raggiungere livelli eccessivi. Nonostante sia difficile stabilire una soglia di attenzione valida per tutti i neonati, si prende come riferimento il valore di 12 mg per cento;
- avere valori elevati in particolare nel primo giorno di vita;
- crescere eccessivamente nel corso delle 24 ore;
Esistono inoltre delle condizioni che predispongono all’ittero fisiologico neonatale:
- l’induzione del parto con ossitocina (un ormone);
- la razza, come quella cinese e giapponese
- la prematurità, cioè l’essere nato prima della 38a settimana di gravidanza;
- il diabete gestazionale della madre;
- la familiarità verso l’ittero fisiologico, cioè se ne ha sofferto, per esempio, il fratellino.
Quali conseguenze comporta
Nella maggior parte dei casi l’ittero regredisce spontaneamente senza arrecare danni all’organismo del neonato. Tuttavia, oltre il valore di 12 mg per cento, i neonati vanno osservati con più attenzione ed eventualmente sottoposti ad apposite terapie.
I rischi correlati all’ittero dipendono:
- dal periodo in cui si manifesta: più è piccolo il neonato e più è pericoloso;
- dal valore della birilubina nei primi giorni: più è elevato, più è rischioso;
- dalla velocità dell’incremento del valore della birilubina nel sangue: non deve aumentare troppo rapidamente.
- presenza di questi fattori deve essere analizzata dal neonatologo che predisporrà gli interventi più adeguati.
Come si interviene
Se il valore fisiologico della birilubina è accettabile, non si mettono in atto cure, ma si aspetta che il fenomeno rientri da solo. Si interviene nei casi in cui i valori superano i 12 mg per cento.
La fototerapia
La fototerapia è da 40 anni il trattamento standard nella cura dell’iperbilirubinemia, ma a differenza di quanto accadeva in passato, oggi viene effettuata con luci bianche e non più con raggi Uva, molto dannosi per gli occhi dei piccoli. Il neonato viene posto sotto una lampada all’interno di un’incubatrice, con indosso solo in pannolino e con gli occhi ben coperti da bende. Le onde irradiate dalla lampada colpiscono la pelle provocando il degradarsi della birilubina in una forma non tossica. Una volta distrutta, la birilubina viene facilmente eliminata dal fegato del neonato. Tempi e modi di esposizione a questo tipo di terapia variano a seconda dei casi, ma perdurano fino a che l’ittero arriva a 4/5 mg%. La fototerapia non ha controindicazioni. Durante l’esposizione i medici controllano sia la temperatura dell’ambiente che l’idratazione del piccolo. L’unico aspetto negativo della fototerapia consiste nel fatto il neonato deve essere separato dalla mamma. Oggi questo trauma si può evitare se si utilizza il biribed (letto di birilubina): una tutina in cui viene infilato il neonato, contenente una lastra che emana raggi di luce bianca. In questo modo il bambino viene sottoposto alla terapia anche stando in braccio alla mamma.
Le trasfusioni
Si sono rivelate efficaci, quando la fototerapia non dà risultati, per ridurre in tempi brevi il tasso di bilirubina nel sangue del neonato e prevenire serie conseguenze dell’ittero. Attualmente sono in uso moderni set che permetton o il ricambio della quantità di sangue desiderato.
Altre cause del disturbo
Il latte materno
A differenza di quello fisiologico, l’ittero materno compare più tardivamente e si caratterizza per la persistenza, arrivando a durare fino a 10 settimane. La causa del disturbo è una sostanza contenuta nel latte materno (il pregnandiolo) che va a interferire con il lavoro delle cellule epatiche (del fegato) rallentando l’eliminazione della birilubina. Questa forma di ittero regredisce spontaneamente, non necessita di alcuna cura, né tantomeno occorre sospendere le poppate al seno.
L’incompatibilità AB0
Si verifica quando il gruppo sanguigno della madre è O e quello del piccolo è A o B. Questa incompatibilità induce la madre a produrre anticorpi che danneggiano i globuli rossi del bambino provocando ittero o anemia (un disturbo del sangue) che si risolve spontaneamente con la scomparsa degli anticorpi materni.
Il fattore Rh
Si verifica quando il fattore Rh della madre è negativo (Rh -) mentre quello del bambino è positivo (Rh+). In questo caso, di solito alla seconda gravidanza (se il problema non è stato adeguatamente trattato dopo il primo parto), l’organismo materno produce anticorpi in grado di oltrepassare la placenta ed entrare in circolo nel corpo del neonato, provocando una distruzione di globuli rossi (emolisi), con conseguente ittero e malattia emolitica del neonato. Per prevenire la malattia emolitica basta sommninistrare alla gestante immunoglobuline (anticorpi) in grado di distruggere i globuli rossi del feto eventualmente entrati nel circolo sanguigno materno, in modo da impedire la formazione di anticorpi anti-Rh-.