Bambini: la mortalità infantile è molto più elevata al sud

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 04/03/2015 Aggiornato il 04/03/2015

Il tipo di assistenza offerto ai bambini varia moltissimo da regione a regione. Al punto che al sud la mortalità infantile è quasi il doppio che al nord

Bambini: la mortalità infantile è molto più elevata al sud

I bambini dovrebbero avere gli stessi diritti ovunque. Invece, spesso, non è affatto così, nemmeno in un Paese evoluto come l’Italia. Specialmente, nel settore dell’assistenza sanitaria si registrano moltissime differenze fra nord e sud. E, infatti, nel meridione la mortalità infantile raggiunge tassi del 70%: il 30% in più che al settentrione. Lo rivela un recente dossier realizzato dalla Società italiana di pediatria (Sip).

I dati aggiornati

Partiamo da un dato positivo. L’Italia è uno dei Paesi più attenti alla salute e al benessere dei bambini. Lo dimostrano i dati: il tasso di mortalità infantile del nostro Paese è inferiore, e di molto, a quello medio dell’Europa e quasi la metà rispetto a quello degli Stati Uniti. Tuttavia, la situazione non è omogenea su tutto il territorio: se nelle regioni del nord le cose vanno benissimo, tanto che questo tasso non supera la soglia del 40%, le regioni del sud sfiorano punte del 70%. “Diseguaglianze, iniquità e confusione sono gli effetti collaterali prodotti dalla regionalizzazione della sanità, che ha trasformato il diritto alla salute in un diritto a contenuto altamente variabile, a seconda del luogo in cui si nasce e si vive” si legge nel documento della Sip.

I controlli alla nascita non sono uguali dappertutto

In effetti, per rendersi conto di come la qualità dei servizi e delle prestazioni offerte vari da zona a zona è sufficiente fare pochi esempi. Uno su tutti: in Toscana tutti i nuovi nati vengono sottoposti allo screening neonatale metabolico allargato, una serie di esami che permettono di diagnosticare precocemente, e quindi anche di trattare con la massima tempestività, più di 40 patologie rare. I bambini che hanno la “sfortuna” (da questo punto di vista) di nascere in Campania, invece, ricevono solo i tre test obbligatori per legge, finalizzati a identificare l’ipotiroidismo congenito, la fibrosi cistica e la fenilchetonuria. Le cose forse sono ancora più negative nel Lazio e in Sicilia, dove regna la più totale confusione: alcuni piccoli vengono monitorati solo per le tre malattie previste per legge, altri possono beneficiare dello screening allargato. Anche all’interno di una stessa regione, dunque, coesistono procedure e criteri differenti.

Molte differenze anche per le vaccinazioni

Cattive notizie anche sul fronte vaccinazioni. In Puglia, Basilicata, Veneto e Toscana i bambini sono vaccinati gratuitamente contro il meningococco B, uno dei batteri che più frequentemente causano serie forme di meningite. I piccoli che nascono nelle altre regioni, invece, non hanno diritto al vaccino gratuito. Tuttavia, alcune Asl offrono l’immunizzazione ai nuovi nati o ai soggetti a rischio.

L’appello dei pediatri

Quest’assistenza a macchia di leopardo ha spinto i pediatri della Sip a rivolgere un appello alle istituzioni. “Occorre ripensare radicalmente il sistema sanitario, a partire dalla riforma del Titolo V della Costituzione. Siamo in presenza di una palese violazione di principi costituzionali, il cui rispetto non può dipendere dalla regione di appartenenza” hanno affermato.

 

 

 

da sapere!

Programmi di vaccinazione, screening neonatali e rete punti nascita variano moltissimo da regione a regione.

 

 

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