Perché le infezioni del neonato sono ancora così frequenti?

Miriam Cesta A cura di Miriam Cesta Pubblicato il 10/10/2022 Aggiornato il 10/10/2022

Si calcola in ben tre milioni i bambini colpiti ogni anno nel mondo da sepsi, un’infezione estremamente pericolosa nel neonato. L’allarme dei pediatri

Pediatra visita neonato

Nel mondo la sepsi colpisce ancora oggi tre milioni di bambini ogni anno e nonostante i progressi tecnologici e il miglioramento del livello di cure che hanno determinato un significativo aumento della sopravvivenza, rimane ancora oggi una patologia con una mortalità non significativamente modificata negli ultimi anni. E a pagarne nel conseguenze maggiori è proprio il neonato.

A tenere alta l’attenzione su questa problematica, che è tra le principali cause di morte nel neonato, è la Sin, la Società italiana di neonatologia, che spiega che le infezioni/sepsi sono oggi al terzo posto tra le cause di morte neonatale nel mondo, con 3 milioni di casi stimati ogni anno che coinvolgono circa il 2,2% dei nati vivi, con una mortalità che varia dall’11 al 19%.

Cosa è la sepsi?

La sepsi è una complicazione di un’infezione le cui conseguenze possono essere molto gravi, fino a diventare letali, soprattutto per il neonato. Consiste in una risposta infiammatoria eccessiva da parte dell’organismo a un’infezione che va a danneggiare tessuti e organi compromettendone il funzionamento. Può colpire chiunque abbia contratto un’infezione, ma è più frequente nei soggetti con scarse difese immunitarie come neonati, bambini, anziani e persone con malattie croniche o altre condizioni mediche che indeboliscono il sistema immunitario.

Quante forme di sepsi nel neonato esistono?

La sepsi nel neonato si presenta in due forme: precoce e tardiva. La forma precoce esordisce entro le prime 72 ore di vita, è cosiddetta “a trasmissione verticale” del patogeno dalla madre prima o durante il parto. La forma tardiva, invece, esordisce dopo le 72 ore di vita, è detta “a trasmissione orizzontale” del patogeno e solitamente quindi è correlata alla presenza di altri neonati ricoverati con infezioni in corso.

Perché il neonato è più a rischio di sepsi?

I neonati – come altre categorie di soggetti, tra cui anziani e immunodepressi – sono più a rischio di sepsi a causa dell’immaturità del loro sistema immunitario, che li rende più fragili e maggiormente esposti all’azione degli agenti patogeni. Particolare attenzione deve essere posta nei neonati pretermine: la suscettibilità alle infezioni è, infatti, tanto più elevata quanto più il bimbo nasce in anticipo. “I neonati prematuri sono particolarmente a rischio di contrarre infezioni per la necessità di procedure diagnostico-terapeutiche invasive e di una prolungata degenza ospedaliera – spiega Luigi Orfeo, Presidente Sin -. Per prevenire l’insorgenza delle sepsi ospedaliere è necessario diffondere pratiche cliniche efficaci e uniformare procedure e precauzioni di prevenzione nelle neonatologie italiane. Un altro problema, grave e purtroppo attuale è, poi, la sempre più frequente presenza di patogeni resistenti agli antibiotici”.

 

 

 
 
 

In sintesi

Conosci la differenza tra sepsi e setticemia?

Spesso i termini setticemia e sepsi sono impiegati come sinonimi ma in realtà il termine “setticemia” si riferisce all’invasione del sangue da parte di batteri, mentre la parola “sepsi” indica il progressivo danno agli organi causato dalla risposta infiammatoria dell’organismo a una setticemia ma anche ad un’infezione (che può avere origine batterica, ma anche da virus o funghi) senza setticemia.

 

Fonti / Bibliografia

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