A cosa fa bene lo yogurt?

Silvia Camarda A cura di Silvia Camarda Pubblicato il 17/05/2022 Aggiornato il 17/05/2022

Ai già noti benefici di questo alimento, se ne aggiunge ora uno particolarmente importante, in quanto lo yogurt è risultato protettivo nei confronti della steatosi epatica, malattia sempre più diffusa anche tra i bambini a causa di sovrappeso e obesità. Ecco a cosa fa bene lo yogurt

A cosa fa bene lo yogurt?

Dare spesso lo yogurt ai bambini aiuta a prevenire le malattie del fegato, come la steatosi epatica (il cosiddetto fegato grasso), malattia di cui ne soffre il 25% degli italiani, senza risparmiare i più piccoli. È quanto ricorda uno studio condotto da Assolatte, pubblicato sull’autorevole rivista scientifica European Journal of Clinical Nutrition. Questo studio è particolarmente rilevante perché è il primo a dimostrare i benefici dello yogurt sul fegato. Ecco a cosa fa bene lo yogurt.

Quante volte a settimana mangiare lo yogurt?

Dall’analisi dei dati è emerso che l’effetto protettivo sulla steatosi epatica non alcolica (Nafld) è proporzionale alle quantità di yogurt consumato: maggiore è il numero di porzioni assunte (da meno di uno a più di 4 vasetti alla settimana), minore è il rischio di “fare ammalare” il fegato. Lo yogurt protegge quetst’organo dall’accumulo di grasso grazie all’attività antinfiammatoria, antiossidante e immunomodulante dei fermenti lattici e all’azione del calcio che contribuisce a stimolare l’ossidazione del grasso in ogni organo del corpo, incluso il fegato. La vitamina D in sinergia con il calcio apporta un ulteriore effetto protettivo.

Cosa fanno i batteri nello yogurt?

La caratteristica dei batteri fermentanti è che, una volta ingeriti, riescono a resistere all’acidità gastrica raggiungendo, da vivi e in concentrazione adeguata, l’intestino dove restano attivi ancora per diverse ore. Ciò permette loro di interagire con l’ospite (l’intestino), determinando i benefici effetti. Lo yogurt è, infatti, particolarmente utile dopo una terapia a base di antibiotici, perché ripristina la flora batterica danneggiata dai farmaci.

Grazie all’azione combinata dei due batteri, il lattosio (lo zucchero del latte) viene parzialmente (30-40%) trasformato in acido lattico. Il rimanente è di solito ben tollerato anche da chi di solito non lo digerisce(). In più l’acido lattico conferisce allo yogurt altri effetti positivi come:

– un’azione conservante sul prodotto;

– il caratteristico sapore leggermente acidulo e rinfrescante;

– la maggior biodisponibilità di calcio e di altri minerali;

– un’azione inibitrice sulla crescita di batteri potenzialmente dannosi a livello dell’intestino.

Oltre a renderlo particolarmente digeribile poiché trasformano una proteina del latte (la caseina) in un coagulo soffice facilmente assimilabile, i fermenti lattici (ist) facilitano la formazione della vitamina K, necessaria per la coagulazione del sangue, delle vitamine del gruppo B, necessarie per l’equilibrio del sistema nervoso e per il buon funzionamento del fegato.

Quando si inizia a dare lo yogurt?

Lo yogurt può essere introdotto nella dieta del bambino fin dallo svezzamento, già dal 7° mese, quando può sostituire una poppata di latte materno o formulato, per esempio a merenda in alternativa alla frutta oppure abbinato a essa.

All’inizio dello svezzamento è preferibile scegliere gli yogurt proposti dalle aziende specializzate in alimentazione per la prima infanzia e prodotti con il latte intero che contiene i grassi necessari al corretto sviluppo delle membrane cellulari del bambino, e prediligendo quello senza zuccheri aggiunti.

Cosa c’è nello yogurt bianco?

Lo yogurt possiede nutrienti indispensabili per la crescita:

– calcio: minerale essenziale per lo sviluppo delle ossa e dei denti, è presente in una forma che l’organismo riesce ad assorbire e utilizzare in modo ottimale. Inoltre, interviene in altri importanti processi fisiologici, come la coagulazione del sangue, la contrazione dei muscoli e la trasmissione degli impulsi nervosi da una cellula ad un’altra;

– fosforo: minerale che favorisce l’assimilazione del calcio;

– proteine ad alto valore biologico, cioè complete di tutti gli aminoacidi essenziali (i mattoncini base che le compongono), che l’organismo non è in grado di produrre da solo, e quindi, deve assumerli tramite gli alimenti. Le proteine sono essenziali per tutte le funzioni vitali dell’organismo;

– vitamina A, importante per la vista, la pelle, le mucose, la crescita e lo sviluppo di tutte le cellule;

– vitamina B2, utile per il sistema nervoso e per la trasformazione delle sostanze nutritive in energia;

– vitamina B12, essenziale per la formazione dei globuli rossi;

– vitamina D, indispensabile per la calcificazione delle ossa.

– grassi: a seconda del tipo di latte usato si distinguono in:

– yogurt intero: 3,55% di grassi;

– yogurt scremato: da 1,5 a 1,8% di grassi;

– yogurt magro: massimo 0.3% di grassi.

 

 

 

 
 
 

In sintesi

Cosa si intende per yogurt?

Secondo la legge italiana, si può definire yogurt solo il prodotto derivato dalla fermentazione del latte a opera di due specifici batteri: il Lactobacillus bulgaricus e lo Streptococcus termophilus. Perché lo yogurt possa dirsi tale, i suoi fermenti devono essere “vivi”: intorno ai 100 milioni per grammo alla vendita e non meno di 1 milione e mezzo per grammo alla scadenza.

Che differenza c’è tea yogurt e latte fermentato?

Yogurt e latti fermentati sono spesso  venduti nello stesso banco frigo, in confezioni simili e hanno quasi lo stesso sapore. In realtà sono prodotti molto diversi. La differenza dipende esclusivamente dai ceppi batterici presenti che hanno una differente capacità di arrivare vivi nell’intestino. Nei latti fermentati, infatti, sono presenti altri batteri, come il Lactobacillus acidophilus e il Bifidobacterium. Hanno un ridotto contenuto di grasso e una viscosità molto bassa tanto da risultare abbastanza liquidi.

Che differenza c’è tra Nafld e Nash?

– La steatosi epatica non alcolica (Nafld), o “fegato grasso”, è una malattia subdola perché agisce in modo silente, senza manifestare alcun sintomo. L’accumulo di grasso nel fegato comporta un aumento del rischio di cadiovasculopatie, un’evoluzione verso la cirrosi epatica e lo sviluppo di cancro al fegato. In Italia si stima un aumento della sua diffusione (fino al 30%) entro i prossimi dieci anni.

– La steatoepatite non alcolica (Nash) è attualmente meno diffusa, ma si stima un aumento dei casi dall’attuale 4,4% al 6% nel 2030.

 

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