Quando introdurre la carne nello svezzamento?

Elisa Carcano A cura di Elisa Carcano Pubblicato il 10/08/2022 Aggiornato il 10/08/2022

È uno degli alimenti più importanti nella dieta del tuo bambino perché è una fonte privilegiata di proteine e ferro. Ma ha anche tante altre virtù

quando dare la carne nello svezzamento

È una delle frasi più classiche che i pediatri si sentono rivolgere dalle mamme quando iniziano lo svezzamento del loro bebè, intorno al sesto mese di vita.

Dopo le prime pappe a base di cereali come la farina di riso o quella di mais e tapioca, la carne è, infatti, il primo alimento che entra a far parte dell’alimentazione del bebè, dapprima sotto forma di omogeneizzato – più digeribile – e poi come prodotto fresco, cotto al vapore e opportunamente triturato e mescolato alla pappa del piccolo.

Cosa apporta la carne?

Del resto, la carne è un concentrato di sostanze molto importanti per la crescita del bambino, a partire dal ferro, minerale di cui il latte non è particolarmente ricco e che invece serve all’organismo per svolgere una molteplicità di funzioni. Ma vediamo quali sono le sostanze che apporta la carne e perché sono così importanti per un sano sviluppo del bambino.

Che tipo di proteine sono presenti nella carne?

Abbiamo parlato appunto dell’importanza della carne nella dieta del bambino grazie al suo apporto di proteine. Che, nella fattispecie, sono ad alto valore biologico e definite complete, proprio perché ricche di tutti gli amminoacidi (unità base delle proteine) essenziali, che l’organismo non è in grado di produrre da sé e quindi deve assorbire attraverso l’alimentazione. La definizione “complete” serve proprio a distinguere le proteine della carne (come del resto tutte quelle di origine animale presenti in pesce, uova, formaggio) da quelle incomplete presenti nei cereali e nei legumi. Inoltre, le proteine della carne sono ricche di aminoacidi ramificati (rapidamente metabolizzati), arginina, un aminoacido che stimolal’ormone della crescita, e fattori favorenti l’assorbimento del ferro (peptidi contenenti cisteina). Poiché le proteine hanno un ruolo insostituibile nella costruzione e nel continuo rinnovamento di muscoli, organi, cellule, ormoni ed enzimi, si capisce quanto sia importante garantirne il giusto apporto all’organismo in crescita del bambino.

Senza esagerare, però! Perché un eccessivo introito di proteine può essere dannoso e predisporre il bambino al rischio di incorrere in sovrappeso e obesità in futuro.

Come dare il ferro ai neonati?

Il ferro è un minerale molto importante per l’organismo perché svolge numerosi funzioni vitali. A partire dallo svezzamento, quindi, al bebè va garantito il giusto apporto di ferro, proprio per evitare che il suo organismo vada incontro a una serie di problemi legati a una sua carenza, a cominciare dall’anemia (un disturbo del sangue). Il ferro, infatti, è un costituente essenziale dell’emoglobina, una proteina dei globuli rossi, che trasporta l’ossigeno ai tessuti e contribuisce alla formazione dei globuli rossi stessi (cellule del sangue). Ma non solo: il ferro serve anche per “fabbricare” la mioglobina, una proteina che immagazzina l’ossigeno nei muscoli e per l’attività di vari enzimi, alcuni coinvolti nelle reazioni che producono energia. Stimola il sistema immunitario (il sistema di difesa naturale dell’organismo) aiutandolo a combattere le infezioni.

L’importanza dell’inserimento della carne nella dieta del bebè è data dal fatto che il ferro di origine animale è più facilmente assimilabile (biodisponibile) rispetto a quello vegetale, contenuto in alcuni ortaggi e nei legumi.

Perché è giusto mangiare la carne?

Ma la carne non contiene solo ferro e proteine. Tra i minerali, si segnala la presenza di zinco che, oltre a favorire la crescita, aiuta a contrastare l’effetto dei radicali liberi (sostanze responsabili dei processi di invecchiamento alla base di molte malattie), mentre stimola il corretto funzionamento del sistema immunitario. La carne, infine, contiene le vitamine del gruppo B, fondamentali perché intervengono nel metabolismo cellulare, cioè contribuiscono a trasformare ciò che mangiamo in nutrimento ed energia. Garantiscono il regolare funzionamento del sistema nervoso, del fegato e il rafforzamento delle difese immunitarie. Nella carne è presente in maniera importante la vitamina B12 dalle spiccate proprietà antianemiche.

Che carne dare ai neonati?

Indicativamente, si suggerisce di cominciare con l’agnello, ma di fatto lo svezzamento del bambino ha preso quella rigidità che lo caratterizzava fino a qualche anno fa e che indicava una sequenza specifica (agnello, coniglio, tacchino, vitello, vitellone, manzo e pollo) per l’introduzione degli alimenti. La principale ragione di questa indicazione si basava sul potenziale allergenico, ossia sul rischio che ciascun componente potesse innescare una reazione allergica. Oggi questo approccio è stato in gran parte superato, pur restando il suggerimento di procedere con gradualità, lasciando sempre due-tre giorni di intervallo tra un alimento nuovo e l’altro, ma senza particolari limitazioni e dando più spazio alle preferenze del bambino.

Tra bianca e rossa, quale carne scegliere per i bambini?

Dal punto di vista nutrizionale (cioè per calorie e tipologia di amminoacidi, gli elementi costitutivi delle proteine), non vi è alcuna differenza significativa tra i due tipi di carne. Il diverso colore che assume la carne dopo la macellazione, dipende infatti dalla presenza della mioglobina, il pigmento del sangue che porta ossigeno ai muscoli: è presente in quantità maggiori nelle carni rosse rispetto a quelle bianche.

Le carni rosse comprendono quelle bovine, equine e ovine di animali adulti; rientrano, invece, nelle carni bianche pollame, coniglio, ovini giovani (capretto e agnello), vitello e maiale.

Un tempo si preferiva avviare lo svezzamento con le carni bianche, ritenute meno a rischio di allergia e più digeribili. Ma oggigiorno, anche in questo caso si lascia maggiore libertà di scelta ai genitori e al gradimento del bambino.

 

Il calendario da seguire

EtàCarneConsistenzaQuantità
4-5 mesiAgnello, coniglio, manzo, pollo, vitello, tacchinoFinissima, cremosa20-30 g di carne fresca; mezzo vasetto (40 g) di omogeneizzato
6 mesiAgnello, coniglio, manzo, pollo, vitello, tacchinoFine30-40 g di carne fresca; un vasetto (80 g) di omogeneizzato
7 mesiProsciutto cottoFine30-40 g di carne fresca; un vasetto (80 g) di omogeneizzato
10 mesiTutti i tipiPezzetti grossolani30-40 g di carne fresca; un vasetto (80 g) di omogeneizzato

 

 

 
 
 

In sintesi

Come si cucina la carne per i neonati?
  • Dai sette ai dodici mesi, le quantità suggerite in aggiunta alla pappa sono pari a 15-20 g.
  • Dall’anno fino ai due anni, si potrà aumentare la dose fino a 25-30 g.

Quanto al consumo, i pediatri di norma suggeriscono di non proporre la carne più di 2-3 volte alla settimana, alternando quella bianca e rossa.

La carne dovrà essere inizialmente offerta sottoforma di liofilizzato o di omogeneizzato oppure cotta al vapore e finemente sminuzzata con la forchetta. In un secondo tempo, si potrà incoraggiare il bambino a mangiare da solo con le mani, proponendo questi alimenti tagliati a pezzetti o a strisce di dimensioni facili da impugnare con il palmo della mano (cosiddetto finger food).

Dopo l’anno di età si può proporre al piccolo la carne cotta al vapore, frullata o tritata finemente anche come secondo piatto, abbinata alle verdure, e in seguito, quando il piccolo sarà in grado di masticare, anche tagliata a pezzettini. Vanno, comunque, sempre evitate tutte le frattaglie (fegato, cuore, rognone e cervello), in quanto molto grasse e quindi scarsamente digeribili.

 

 

Fonti / Bibliografia

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