Svezzamento vegetariano: sì o no?

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 14/01/2015 Aggiornato il 26/01/2015

Sempre più genitori sono vegetariani e la tendenza è quella di eliminare la carne fin dai primi anni. Occorrono però molte attenzioni

Svezzamento vegetariano: sì o no?

Oggi in Italia 5,3 milioni di persone scelgono di alimentarsi senza carne e pesce, 600 mila anche senza latte e uova. E in futuro saranno sempre di più: si stima che nel 2050 un italiano su due sarà vegetariano. Numeri che pongono il nostro Paese al secondo posto nella classifica mondiale di amanti dello stile “green”. Anche i bambini cominciano a essere svezzati secondo regole “verdi”: niente carne né latticini, non troppe fibre, allattamento al seno finché è possibile. Non si tratta, come molti pensano, solo di un regime dietetico. Il vegetarianismo è un modo di vivere, che ha tanti benefici: aumento dell’aspettativa di vita sana (che negli ultimi anni ha subito un crollo, anche a causa di un’alimentazione non equilibrata), miglior controllo del peso, più rispetto per l’ambiente e gli animali, valorizzazione delle risorse della natura. E chi immagina bambini magri, pallidi e debilitati, deve ricredersi: se messo in pratica correttamente, lo svezzamento vegetariano non comporta carenze nutrizionali né problemi di sviluppo.

0-3 anni: un periodo fondamentale

Secondo gli esperti, gran parte del lavoro di prevenzione del sovrappeso e delle altre malattie legate a una cattiva alimentazione, si gioca nei primi tre anni di vita. È prima dei 36 mesi, infatti, che le abitudini alimentari si consolidano, ma in questo periodo si commettono anche molti errori nutrizionali, le cui conseguenze possono persistere per tutta la vita. Secondo una ricerca, il 68% dei genitori non è consapevole delle implicazioni che la nutrizione nei primi anni di vita può avere sulla salute futura dei loro bambini.

Svezzamento vegetariano passo dopo passo

 

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, il latte materno è l’alimento principe fino ai 2 anni di vita: è nutriente, povero di proteine, privo di fibre e perfettamente equilibrato per i bisogni del bambino. È dimostrato che l’allattamento al seno riduce il rischio di obesità in età scolare del 16-18%. È bene proseguire anche quando si inizia lo svezzamento e finché è possibile.

  • 2 – Frutta: a 6 mesi compiuti

Prima del sesto mese, il bambino non è pronto a modificare la sua alimentazione. Si comincia con piccoli assaggi di frutta, come mela, pera e banana (frullata, schiacciata o omogenizzata), ma senza esagerare. Le fibre, infatti, sono impegnative per l’intestino dei lattanti. Un eccesso può causare coliche gassose e disturbi intestinali: trattenendo l’acqua al loro interno, le fibre aumentano il volume delle feci, rendendone difficile l’espulsione.

La prima pappa (quella del mezzogiorno) è a base di brodo vegetale, più leggero e digeribile del passato di verdura perché contiene solo fibra solubile (che non fermenta nell’intestino). Si prepara facendo bollire un litro d’acqua con le verdure lavate e sbucciate (prima solo carote e patate, poi anche zucchine, sedano, cipolle e pomodori), per circa 20-30 minuti, poi si filtra. Il brodo non va salato perché contiene sodio e potassio a sufficienza. Si completa con tre cucchiai di cereali in crema senza glutine, come riso, mais, miglio, sorgo o tapioca, e un cucchiaino di olio extravergine di oliva. A piacere, per assicurare all’organismo il giusto apporto di acidi grassi Omega 3 (importanti per il corretto sviluppo del sistema immunitario e del cervello), si può aggiungere un cucchiaino di olio di semi di lino spremuto a freddo.

  • 4 – Legumi: alla fine del sesto mese

Dopo una settimana, si aggiunge una fonte di proteine vegetali. Vanno bene, per cominciare, le lenticchie rosse decorticate (senza tegumento, il rivestimento esterno ricco di fibre). Se ne cuociono tre cucchiai in un po’ di acqua, si schiacciano con la forchetta e si mescolano al brodo. In alternativa si può utilizzare frutta secca, come le mandorle, o semi oleosi, come lino o sesamo (quest’ultimo è molto ricco di calcio in forma altamente biodisponibile). Si trovano in commercio sotto forma di creme già pronte all’uso, oppure in natura: in questo caso, i semi o i frutti vanno macinati finemente, fino a ottenere una polverina, da aggiungere al brodo o a un latte vegetale.

  • 5 – Seconda pappa: a 7 mesi

Il pasto della sera è simile a quello proposto a pranzo, ma si possono variare i legumi, alternando lenticchie verdi, ceci, fagioli e piselli, purché “spezzati”, cioè senza buccia e divisi in due, oppure secchi interi, anch’essi privi di fibra alimentare. Un’alternativa gustosa è il tofu: estratto dal seme della soia, contiene solo proteine di qualità e grassi vegetali “buoni”.

  • 6- Glutine: a 1 anno

I cereali con il glutine non vanno inseriti prima di un anno di età. Uno studio condotto dalla Società europea di gastroenterologia pediatrica, infatti, ha dimostrato che l’introduzione precoce di questa sostanza nella dieta dei bambini è associata a un maggior rischio di sviluppare celiachia (l’intolleranza al glutine), specialmente se in famiglia ci sono già dei casi. Dopo l’anno, si può introdurre anche la verdura passata, al posto del brodo, e i legumi interi.

Si possono eliminare carne e latticini?

Lo svezzamento tradizionale e quello “verde” hanno molto in comune. Entrambi si basano su due pilastri: l’allattamento al seno e la riduzione dell’apporto di proteine nel primo anno di vita. Tutti e due prendono a modello la dieta mediterranea e si pongono come obiettivo uno stile alimentare improntato alla varietà e all’equilibrio. Alcune società scientifiche affermano che una dieta ben pianificata, basata su alimenti vegetali, è sicura in tutte le fasi della vita dell’uomo: gravidanza, allattamento, infanzia, adolescenza, età adulta. Quindi, la carne e le altri fonti di proteine animali (latte e suoi derivati) non sono indispensabili per crescere sani e forti.

La carne si può sostituire

Le proteine necessarie allo sviluppo dell’organismo si trovano, infatti, oltre che nella carne e nei cibi di origine animale, anche in molti vegetali, come legumi, cereali, frutta secca e verdure. I piatti unici della tradizione italiana, come pasta e fagioli, ceci e riso o lenticchie o piselli, sono esempi perfetti di pasti bilanciati: i cereali danno energia grazie all’apporto di carboidrati e, associati ai legumi, assicurano la presenza di tutti gli aminoacidi essenziali per costruire le proteine indispensabili all’organismo. Il grano saraceno, la quinoa e l’amaranto rappresentano una fonte completa di carboidrati e proteine.

Il latte vaccino può dare problemi

Il latte vaccino contiene una proteina, la caseina, che causa la liberazione di istamina. Questa sostanza aumenta la produzione di muco nelle vie respiratorie, causa di reazioni allergiche e intolleranze. Inoltre, la capacità di digerire la caseina del latte sembra diminuire con l’avanzare degli anni. La presenza di ossalati nel latte riduce l’assorbimento del ferro. Infine, un apporto proteico superiore al 15% dell’apporto energetico totale tra gli 8 e i 24 mesi è associato a un maggior rischio di sovrappeso e obesità.

Le conferme degli scienziati

Secondo il professor Umberto Veronesi, oncologo e vegetariano convinto, la prova lampante del fatto che una dieta priva di carne non comporta deficit nutrizionali arriva proprio dai bambini: un neonato, nel primo anno di vita, arriva a quadruplicare il peso che aveva alla nascita nutrendosi solo di latte materno. Uno studio condotto qualche mese fa dalla Società scientifica di nutrizione vegetariana su bambini piccoli nutriti con un regime esclusivamente “veg”, ha dimostrato che i piccoli vegetariani si ammalano meno rispetto agli onnivori e hanno un andamento della crescita normale. Lo conferma anche l’American dietetic association, in base all’analisi di diverse ricerche scientifiche: le diete vegetariane forniscono tutti i principi nutritivi necessari allo sviluppo del bambino.

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