Inappetenza nei bambini: cause, come affrontarla e quando allarmarsi

Francesca Scarabelli A cura di Francesca Scarabelli, con la consulenza di Chiara Boscaro - Dottoressa specialista in Nutrizione Pubblicato il 23/09/2025 Aggiornato il 23/09/2025

Indagare sulle cause di questa condizione e, una volta esclusi problemi di tipo medico, invogliare il bambino a mangiare con qualche stratagemma.

cosa fare se i bambini non vogliono mangiare

Nei primi anni di vita l’inappetenza nei bambini è abbastanza comune, ma i genitori non possono fare a meno di preoccuparsi e di chiedersi se il bambino mangi a sufficienza. Prima di preoccuparsi è bene capire bene se si tratta di inappetenza vera e propria o se semplicemente il bambino mangia fuori pasto e quindi tende a saltare pranzi e cene, oppure se è selettivo e mangia solo ciò che gradisce maggiormente.

Bisogna poi capire quali possono essere le cause dell’inappetenza, anche in base all’età del bambino, se si tratta solo di una fase di breve durata o di una condizione che perdura nel tempo e quali sono le conseguenze osservabili sulla condizione fisica ed emotiva del bambino. In ogni caso ci sono strategie per stimolare il bambino a mangiare di più: tra i consigli dati dalla dottoressa Chiara Boscaro, biologa nutrizionista presso gli Istituti Clinici Zucchi di Monza, ci sono quelli di impostare una regolare routine dei pasti, di coinvolgere il bambino nella preparazione del cibo e di rendere il pasto un’occasione piacevole e giocosa.

Cause dell’inappetenza

“L’inappetenza nei bambini è un problema comunissimo che può avere cause diverse a seconda dell’età, dello stato di salute ma anche del contesto emotivo e famigliare – spiega la Dottoressa Chiara BoscaroPuò trattarsi di una fase transitoria oppure di una fase che dura un po’ più a lungo e che va approfondita.
In base all’età ci possono essere cause diverse. Ad esempio dai 12 ai 24 mesi può esserci un rallentamento naturale della crescita dopo il primo anno, quindi può diminuire un po’ l’appetito. Nell’età prescolare, dai 2 ai 5 anni, c’è invece uno sviluppo del senso di autonomia, quindi il rifiuto del cibo può diventare un modo per controllare e per affermarsi. A volte, inoltre, i bambini tendono a diventare selettivi e alcuni alimenti quindi non vengono più consumati: questo può essere scambiato per inappetenza, però in realtà semplicemente il bambino mangia quello che più gli piace.
Poi c’è l’età scolare, dai 6 ai 12 anni: sicuramente subentra lo stress della scuola, i cambiamenti ambientali, diverse emozioni… anche questi fattori possono influenzare l’appetito.

Ci sono poi delle cause comuni psicologiche, ad esempio tensioni in famiglia, ansia, magari problemi con gli amici o con i fratelli, più raramente ci sono anche problematiche di umore. In questi casi è inutile insistere, forzare, fare pressione durante i pasti, ma è meglio individuare la causa del problema per risolverla.

Ci possono infine essere anche delle piccole malattie e cause mediche, quindi classicamente infezioni virali, influenza, raffreddore, faringiti che rendono faticoso deglutire quindi il bambino diventa inappetente, problematiche intestinali, gastroenteriti…
Ci sono poi i problemi digestivi, quindi l’intolleranza al lattosio, il reflusso, anche la celiachia che può dare una riduzione dell’appetito e perdita di peso corporeo. Poi ovviamente ci sono anemia, carenze nutrizionali e più raramente problemi endocrini e metabolici e purtroppo anche il diabete di tipo 1”.

Cosa fare in base all’età

Spesso basta poco per invogliare il bambino a mangiare e aiutarlo a superare una fase di inappetenza. Tra le strategie migliori da mettere in pratica, comuni a tutte le età, ci sono ad esempio:

  • non forzare il bambino a mangiare, ma offrirgli dei cibi leggeri e digeribili, soprattutto se il rifiuto del cibo è legato a eventi fisiologici come dentizione, malattie ricorrenti, infezioni respiratorie, intestinali o urinarie o sintomi post vaccinazione;
  • assecondare i suoi gusti, senza viziarlo ma semplicemente sostituendo un alimento con un equivalente se l’avversione del bambino si manifesta solo verso alcune pietanze. Per rendere più appetibile un cibo può essere sufficiente migliorarne la presentazione, per esempio giocando con le forme e i colori presenti nei piatti;
  • valorizzare il momento del pasto, per esempio attraverso la regolarità e il rispetto degli orari e dei luoghi in cui si mangia. È importante rendere il pasto una situazione piacevole e tranquilla, in cui il bambino avverta l’affetto e l’attenzione che i genitori gli rivolgono: questo può indurlo a mangiare più volentieri. Se il bambino è più grandicello si può coinvolgerlo maggiormente nella preparazione dei pasti, portandolo a fare la spesa e spiegandogli da dove viene il cibo, facendosi aiutare in cucina e stimolandolo a mangiare da solo appena riesce a tenere in mano le posate.

I consigli della nutrizionista

La dottoressa Chiara Boscaro fornisce delle strategie più precise da mettere in atto anche in base all’età del bambino.

Inappetenza bambini 18 mesi

“Ci sono delle piccole strategie che possono essere usate per invogliare i bambini a mangiare. In base all’età posso suggerire che ad esempio verso i 18 mesi è ideale offrire piccoli pasti frequenti senza forzature, rendendoli anche una sorta di gioco provando a sperimentare con varie consistenze, cibi colorati, disegnini nel piattino, rimanendo vicino al bambino e cercare di coinvolgerlo. E poi importante cercare di mantenere una routine regolare dei pasti.

Bambini di 3-4 anni

“Dai 3 ai 4 anni sicuramente è importante trasformare il pasto in un momento piacevole, evitando di usare la tv o il tablet per distrarre il bambino perché in questo modo non riesce bene a distinguere la fame dalla sazietà e in questa fascia d’età invece è importante – spiega la Dottoressa Boscaro – Anche qui si può presentare il cibo in maniera divertente, con dei piatti a tema, con forme e colori particolari… insomma, giocare un po’ con lui e con il cibo. Si può anche coinvolgere il bambino della preparazione del pasto, perché si tende a voler assaggiare e mangiare quello che si è preparato insieme. È anche possibile offrire le stesse pietanze più volte; insomma, non arrendiamoci al primo rifiuto! So che non è facile, ma soprattutto con le verdure bisogna riprovare almeno una decina di volte, magari presentandole in modo diverso, senza però nascondere i cibi; prima o poi il bambino tende ad accettarli, soprattutto se viene dato un buon esempio dai genitori. È una buona strategia, anche se un po’ più complicata, offrire più portate, ad esempio non solo la pasta al pesto, ma un assaggio di pasta in bianco, uno di pasta al pesto e uno di pasta al pomodoro”.

Bambini di 10-11 anni

“Verso i 10-11 anni i bambini parlano più apertamente ed è possibile indagare quale sia la vera causa dell’inappetenza, se può esserci veramente il classico mal di pancia o un altro problema fisico oppure un disagio emotivo. Si può poi insegnare l’importanza dell’alimentazione per la salute, ad esempio spiegando che fa bene mangiare la frutta e la verdura oppure parlare del fatto che ci si senta meglio a mangiare in un certo modo e che se abbiamo carenze manca l’energia per fare sport e per giocare. Anche in questa fascia d’età è sempre necessario cercare di coinvolgere i bambini nella spesa e nella cucina.
Bisogna cercare di evitare di incorrere nella compensazione: se il bambino mangia meno a pranzo non bisogna inserire snack troppo ricchi di calorie e grassi a merenda: meglio evitare dolci, patatine e merendine che in realtà poi tolgono l’appetito e si torna poi al punto di partenza. Può infatti capitare anche che poi si salti la cena perché si fornisce uno snack troppo importante dal punto di vista del nutrimento al pomeriggio, magari dopo le attività sportive.
Bisogna poi evitare di fare paragoni, ad esempio con il fratello che mangia di più – conclude la Dottoressa Boscarocosì come è importantissimo evitare di dare giudizi sul fisico, facendo ad esempio notare la magrezza del bambino, perché spesso si tende ad ottenere l’effetto contrario”.

Quando preoccuparsi

Secondo la Dottoressa Boscarosi deve consultare sia il pediatra sia il nutrizionista se c’è un calo di peso importante o non c’è un aumento di peso per molto tempo, se c’è un arresto della crescita oppure debolezza, irritabilità, affaticamento, dolori ricorrenti o vomito, diarrea, mal di testa, e poi c’è questo rifiuto continuo, che magari tende a peggiorare nel rifiuto o nella selettività del cibo. Con il nutrizionista e con il pediatra si indaga sempre se l’inappetenza è reale o c’è solo una mancata routine dei pasti oppure se il bambino mangia male o non mangia in modo ideale, quindi sembra che non mangi ma in realtà mangia fuori pasto o mangia cibi poco sani saltando poi i pasti”.

 

In breve

I periodi di inappetenza per i bambini sono abbastanza comuni: le cause possono variare a seconda dell’età e quindi anche le strategie per invogliarli a mangiare possono cambiare, ma in generale è importante stabilire una buona routine dei pasti e rendere i momenti a tavole piacevoli e divertenti.

 

 

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