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Il formaggio è un alimento ricco di nutrienti fondamentali per la crescita, come il calcio, le proteine ad alto valore biologico e diverse vitamine. Proprio per questo non solo si può ma è anche consigliabile introdurre i formaggi in svezzamento, facendo particolare attenzione alla tipologia scelta, alla quantità impiegata e alle eventuali reazioni del bambino.
«Alcuni formaggi, infatti, sono adatti già a partire dai 6 mesi, mentre altri per il loro contenuto di sale, grassi saturi o per la loro consistenza andrebbero riservati ad una tappa successiva dell’alimentazione» spiega la dottoressa Laura Mazzotta, specialista in Igiene Preventiva e Nutrizione Clinica e Medico Estetico a Ferrara presso Aeste Medica e Aura e a Milano presso Centro Medico Ripamonti.
Consigli per l’introduzione dei formaggi
Non esiste una risposta univoca dato che ci sono notevoli differenze dal punto di vista nutrizionale tra il formaggio di mucca, il formaggio di capra e quello di pecora e, all’interno di ciascuna di queste categorie, tra le varie tipologie di formaggio.
«La variabilità riguarda, oltre al gusto, più o meno sapido, la percentuale di grassi saturi e di sale, ma anche quella di proteine» spiega la dottoressa Mazzotta. «I primi ad essere introdotti già a 6 mesi, in dosi minime da aumentare progressivamente nei mesi successivi, sono i formaggi stagionati, più ricchi di proteine, introducendo poi attorno agli 8 mesi i formaggi freschi pastorizzati di consistenza morbida, come lo stracchino e la crescenza, proseguendo con quelli a pasta semidura e lasciando per ultimi quelli a pasta filata, come la mozzarella, per i quali occorre attenzione alla somministrazione per via della loro consistenza potenzialmente pericolosa».
Cosa evitare
«Vanno evitati nell’alimentazione del neonato i formaggi con crosta e muffe come il gorgonzola o la toma stagionata» precisa la dottoressa Mazzotta. «E’ sempre opportuno verificare in etichetta che il formaggio sia prodotto con latte pastorizzato senza additivi; è bene tagliarlo in pezzi piccoli nel caso abbia una certa consistenza e non va mai proposto ai piccoli in quantità eccessiva e in associazione nello stesso pasto con altre proteine di carne, pesce e uova».
Cosa tenere a mente
- Evitare i formaggi con crosta o muffe (gorgonzola, toma stagionata)
- Evitare eccessi per il rischio di obesità infantile
- Non associare i formaggi ad altre proteine animali (carne, pesce o uova) nello stesso pasto
- Tagliare i formaggi più grandi e di maggiore consistenza in pezzetti piccoli
- Verificare sempre l’etichetta (latte pastorizzato, assenza di additivi)
Tipologia di formaggi
I formaggi vanno somministrati in base alla tipologia e al periodo di svezzamento, ecco perchè è necessario conoscerli.
Stagionati o a pasta dura
Grana padano e Parmigiano reggiano: contengono meno del 45% di acqua e sono quindi più concentrati in grassi e in sale, ma anche in proteine. Questo, insieme al fatto di essere particolarmente digeribili per via della lunga stagionatura, li rende i formaggi ideali da inserire per primi in fase di svezzamento, sia pur in quantità minime come riportato nella tabella in basso. «Il particolare processo di produzione di questi formaggi fa sì che siano privi di lattosio e quindi non a rischio di reazioni qualora il piccolo presentasse un’intolleranza o un’allergia a questa sostanza» commenta l’esperta.
Pecorino: per la sua ricchezza in sale e in grassi se ne consiglia l’introduzione tra i 9 e i 10 mesi, anche per via del sapore deciso che può risultare poco gradito ai più piccoli. Al pari di Grana e Parmigiano non contiene lattosio.
A pasta molle
Crescenza: conosciuta anche come stracchino, è un formaggio dal gusto delicato e dalla buona cremosità che si scioglie facilmente nelle pappe e risulta gradevole al palato dei piccoli. Come tutti i formaggi freschi contiene una buona percentuale di acqua che la rende meno ricca di grassi e di sale rispetto ad altri formaggi, pur conservando un notevole quantitativo di proteine e di vitamine, in particolare la A e la E.
Robiola: ne esistono di vari tipi, alcune prodotte con latte vaccino, altre con latte ovino o caprino; alcune sono molto cremose, altre hanno una pasta leggermente più consistente. Per i più piccoli, dagli 8/9 mesi, ideale è scegliere una robiola di latte vaccino, più delicata nel gusto rispetto a quella prodotta con latte di capra o di pecora dal gusto acidulo, molto cremosa e adatta quindi per essere aggiunta alle pappe. Un buon apporto proteico si affianca in questo tipo di formaggio alla presenza di vitamine A, E e B2 nonché di sali minerali come calcio e fosforo. E’ più ricca però in grassi, circa il 30%, rispetto alla crescenza che ne contiene il 20%.
Caprino: con questo termine generico si intende un’intera categoria di formaggi che possono essere prodotti con il solo latte di capra, sia con l’aggiunta di latte vaccino o ovino e avere consistenze molto diverse in base al grado di stagionatura. Per la fase dello svezzamento sono adatti i caprini di latte vaccino, dalla consistenza molto morbida e cremosa: unica attenzione da prestare è che possono avere un sapore leggermente acidulo che può non piacere ai piccoli. Basta comunque provare ad aggiungerne una piccola quantità in una pappa per testarne il gradimento.
Formaggi spalmabili: non è opportuno introdurre in fase di svezzamento questa tipologia di prodotti, che comunemente di riconoscono come “philadelphia”, perché possono contenere addensanti e conservanti. Alcuni sono addizionati con panna e quindi piuttosto grassi e calorici.
Semiduri
Fontina: ha un gusto che varia dal morbido al più deciso ma che può comunque essere apprezzato dai piccoli a partire dai 9/10 mesi. Il contenuto di grassi è piuttosto elevato ma inferiore a quello della robiola che viene ritenuta, a torto, un formaggio magro. La fontina non contiene lattosio e può essere indicata nel caso di intolleranza a questa sostanza ma sempre facendo una prima prova con una piccola quantità.
Emmental: è tra i formaggi più ricchi in grassi, circa il 31%, e quindi da proporre in piccole quantità dopo i 9 mesi. Non contiene lattosio, ma per via del suo sapore deciso può non risultare sempre gradito ai piccoli: basta una prova comunque per accertarlo.
A pasta filata
Mozzarella: come tutti i formaggi a pasta filata, che annoverano anche la scamorza, non dovrebbe essere introdotta in fase di svezzamento ma proposta ai bambini più grandi, dai tre anni in su. Questo per via della sua consistenza gommosa, soprattutto quando la si aggiunge a caldo, che può essere a rischio di ostruzione .
Burrata e stracciatella: non sono formaggi adatti allo svezzamento, oltre che per la loro consistenza, anche perché prodotti con panna e quindi eccessivamente ricchi in grassi e calorie. «Per la stessa ragione andrebbero proposti ai bambini, anche se più grandi, in poche occasioni» suggerisce l’esperta.
Tutti i benefici del formaggio
Il formaggio è un alimento prezioso in fase di crescita per il suo contenuto in nutrienti:
- il calcio: è indispensabile per la formazione e la crescita delle ossa e dei denti. Non a caso il fabbisogno di questo minerale è massimo nei bambini che devono raggiungere il picco di massa ossea. Il calcio interviene inoltre in processi fisiologici come:
la coagulazione del sangue
la contrazione dei muscoli
la trasmissione degli impulsi nervosi da una cellula ad un’altra
Il calcio per altro non solo è presente in elevata quantità nel formaggio ma anche in una forma facile da assorbire ed utilizzare.
- il fosforo: in abbinamento con il calcio favorisce la crescita e il rafforzamento di ossa e denti. Favorisce inoltre la contrazione dei muscoli, è basilare per la funzionalità dei reni nonché per la trasmissione degli impulsi nervosi.
- le proteine: il formaggio, come tutti gli altri alimenti di origine animale, contiene proteine cosiddette “nobili” perché complete di tutti e nove gli aminoacidi essenziali che l’organismo non è in grado di produrre da solo, ma deve introdurre con l’alimentazione.
- le vitamine: il formaggio apporta un’ottima quantità di vitamine, in particolare:
- la vitamina A, importante per la vista, la pelle, le mucose, la crescita e lo sviluppo di tutte le cellule
- la vitamina B2 che partecipa al metabolismo delle proteine e dei lipidi ed è coinvolta nei processi energetici del corpo- la vitamina B6 coinvolta nel metabolismo dei macronutrienti,
- nella formazione dell’emoglobina e nel funzionamento del sistema nervoso
- la vitamina B12 essenziale per la formazione dei globuli rossi
- la vitamina D fondamentale per l’assorbimento del calcio e la crescita delle ossa
- la vitamina E dalle proprietà antiossidanti, in grado cioè di combattere i radicali liberi, molecole dannose per l’organismo.
Calorie
La percentuale di grassi può variare, anche di parecchio, nei vari tipi di formaggio, passando da quelli più leggeri come lo stracchino fino a quelli che ne contengono un quantitativo molto elevato come il mascarpone o il gorgonzola. Le calorie seguono di conseguenza ma restano comunque piuttosto elevate per qualsiasi tipo di formaggio.
«Per questa ragione, dopo l’anno di età del bambino si consiglia di inserire non più di tre porzioni di formaggio nel piano alimentare settimanale, al fine di ovviare all’ eccesso di grassi saturi e di calorie che nel lungo termine può contribuire all’insorgenza dell’obesità» suggerisce la dottoressa Mazzotta.
Tabella
Per inserire i formaggi nella dieta del neonato si procede in base alla tipologia e all’età del bambino.
5-6 mesi
Si può aggiungere un cucchiaino (5 g) di formaggio Grana o Parmigiano grattugiato nella pappa, anche tutti i giorni. Attenzione però in questo caso a non aggiungere sale visto l’apporto elevato di sodio di questi formaggi e il loro gusto saporito.
A 7 mesi
È possibile aumentare la quantità di formaggio grattugiato che si aggiunge alle pappe fino ad arrivare a un cucchiaio (10 g). In alternativa, quindi mai insieme, si possono aggiungere alle pappe i formaggini formulati appositamente per l’infanzia che hanno un tenore controllato di grassi e di sale, non contengono polifosfati, citrati o conservanti. Hanno inoltre il pregio di sciogliersi facilmente rendendo il piatto più morbido e gradevole al palato. La dose giusta è di un paio di cucchiaini di formaggino per iniziare passando poi a mezzo vasetto per arrivare a un vasetto intero, da proporre dalle 2 alle 3 volte a settimana come fonte proteica alternativa a carne o pesce.
A 8-9 mesi
Si possono introdurre nello svezzamento i formaggi molli come la crescenza o il caprino: contengono microrganismi paragonabili a quelli dello yogurt e quindi utili per l’equilibrio della flora batterica intestinale. All’inizio basta aggiungerne un cucchiaio abbondante, poi, alla fine del 9° mese si può arrivare a 30 g, da offrire al piccolo sempre 2-3 volte alla settimana e mai insieme ad altre fonti proteiche come carne, pesce o uova.
Dopo i nove mesi
E’ possibile introdurre anche formaggi che non contengono naturalmente lattosio come il pecorino, l’emmental e la fontina: attenzione però che il livello di sensibilità è soggettivo e per questo è sempre bene procedere per gradi, facendo una prova iniziale con una piccola quantità. Questi formaggi a pasta semidura vanno comunque uniti ai piatti che si propongono ai piccoli dopo averli grattugiati o ridotti in pezzi molto piccoli.
Dopo i 12 mesi
Dopo l’anno di età il formaggio potrà essere proposto da solo come secondo piatto proteico sempre in alternativa a carne, pesce o uova, per non sovraccaricare i reni coni troppe proteine. La dose massima è di 50 g da offrire al piccolo dalle 2 alle 3 volte la settimana. Si possono proporre vari tipi di formaggio, sia quelli molli che a pasta più consistente come fontina o emmental procedendo con dei tagli sicuri, ovvero facendo attenzione a tagliarli preferibilmente a lamelle sottili, in modo che non ci sia nessun rischio di soffocamento.
In breve
Il formaggio è un alimento ricco di virtù nutrizionali che può trovare posto nell’alimentazione infantile sin dallo svezzamento. Occorre però scegliere con attenzione il tipo di formaggio da dare ai più piccoli, cominciando con Grana Padano e Parmigiano Reggiano, per continuare con i formaggi più morbidi e introdurre a poco a poco altre tipologie, sempre dosando bene le quantità e non superando le tre porzioni a settimana.
Fonti / Bibliografia
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