Virus sinciziale: iniezione per proteggere i bambini. Lo studio

Silvia Finazzi A cura di Silvia Finazzi Pubblicato il 14/06/2022 Aggiornato il 15/06/2022

Allo studio un nuovo vaccino che, somministrato alle donne incinte, potrebbe proteggere i bambini dal virus sinciziale. Come funziona

bebè colpito da virus sinciziale

Lo scorso inverno si è registrato un vero e proprio boom di casi di virus sinciziale nei bambini, che ha messo in allarme esperti e genitori. In futuro, però, potrebbe esserci un modo efficace per proteggere i neonati: un vaccino in via di sperimentazione somministrato alla mamma nell’ultimo trimestre di gravidanza. La conferma della sua utilità arriva da un recente studio pubblicato sul New England Journal of Medicine.

Cos’è il virus respiratorio sinciziale?

Il virus respiratorio sinciziale è un virus molto comune nella prima infanzia, tanto che ogni anno causa vere e proprie epidemie, come il virus influenzale. Colpisce quasi tutti i bambini nei primi due anni di vita. Nella maggior parte dei casi, però, si manifesta solo con un semplice raffreddore. In alcuni bebè, invece, può causare bronchite, polmonite, e/o bronchiolite (ist), una malattia respiratoria seria che si manifesta con tosse molto persistente, dispnea (mancanza di fiato) e una sorta di fischio prodotto durante la respirazione. Spesso è necessario il ricovero per aiutare il bimbo a respirare. Proprio per scongiurare queste complicanze, sarebbe importante agire a livello preventivo. Il nuovo vaccino potrebbe essere molto utile a questo scopo.

Come proteggersi dal virus sinciziale?

Per proteggere il neonato dal virus sinciziale è importante diminuire le occasioni di rischio, per esempio evitando di portarlo in luoghi affollati e di farlo entrare in contatto con persone raffreddate. Nuove speranze arrivano, poi, dal vaccino in sperimentazione, oggetto di uno studio che ha coinvolto circa 400 donne in gravidanza. Tutte sono state sottoposte alla vaccinazione tra la 24a e la 36a settimana di gravidanza.
Gli autori le hanno seguite dal momento della somministrazione ai primi mesi dopo il parto, per analizzare le loro condizioni di salute e quelle dei figli. Hanno così visto che il vaccino non comporta rischi particolare per mamma e bebè ed è sicuro. Non solo: hanno accertato che sia nel sangue delle donne sia in quello estratto dal cordone ombelicale dei piccoli appena nati erano presenti alti livelli di anticorpi neutralizzanti contro il virus respiratorio sinciziale. Infine, hanno scoperto che su 405 neonati seguiti, solo tre hanno sviluppato un’infezione da virus respiratorio sinciziale, di cui una grave.

I ricercatori hanno confrontato questi dati con quelli di un gruppo di controllo, che comprendeva 103 bambini, in cui si sono registrate cinque infezioni, di cui tre severe, giungendo alla conclusione che il vaccino è efficace. Secondo i ricercatori, lo studio dimostra che il vaccino somministrato alla mamma in gravidanza riduce dell’84,7% il rischio di infezione nei neonati e del 91,5% il rischio di forme severe di malattia.

Chi colpisce il virus sinciziale?

Il virus sinciziale può colpire bambini di qualsiasi età, anche se è più comune sotto i due anni, e in particolare fra i due e gli otto mesi di vita. Il vaccino allo studio potrebbe ridurre i casi nei bimbi piccoli. Infatti, “i dati sierologici e di efficacia iniziale suggeriscono che la vaccinazione materna con il vaccino RSVpreF durante la gravidanza ha la capacità di proteggere i bambini dall’infezione da virus respiratorio sinciziale fino ai primi 6 mesi di vita” scrivono i ricercatori.

 

 

 
 
 

In sintesi

Come si trasmette il virus sinciziale?

Il virus si trasmette attraverso le goccioline di saliva emesse dal bambino infetto. Il periodo di incubazione è di circa quattro-sei giorni.

Quali sono i sintomi del virus sinciziale?

In molti casi si manifesta in maniera simile a un raffreddore. In altri scatena tosse, respiro sibilante, apnea, respirazione rapida.

Come si cura il virus sinciziale?

Non esiste una cura specifica per la malattia. Nei casi più seri può essere necessario il ricovero in ospedale.

 

Fonti / Bibliografia

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