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La polemica è scattata subito dopo l’annuncio da parte dell’attrice canadese Shay Mitchell di una linea di trattamento dedicata alle bambine dai tre anni in su, in particolare divertenti maschere a forma di animaletti che vorrebbero proporre la skincare come un gioco.
Questo, sempre secondo la creatrice del nuovo brand, nell’ottica di suggerire corrette abitudini di cura sin dall’età infantile. Sono di parere contrario la biologa Riccardi e la cosmetologa Vasselli, entrambe membri del consiglio direttivo di Aideco, Associazione italiana dermatologia e cosmetologia , che ritengono inutile se non dannosa la cura precoce della pelle. Considerato anche l’impatto negativo che può avere da un punto di vista psicologico in un momento delicato di costruzione dell’identità.
Perché non è necessaria la skincare a 3 anni
La skincare non è una questione da bambine. Le caratteristiche della pelle infantile sono tali da richiedere esclusivamente gesti basici di cura come una detersione particolarmente delicata, un’idratazione regolare e una protezione in caso di esposizione solare.
La cute di una bambina di tre, quattro anni ma anche di cinque, sei o sette non ha bisogno di null’altro. Anzi, tutto quello che viene proposto sotto forma di una cura extra, come ad esempio le maschere, oltre a non servire può risultare dannoso dal momento che la cute può rispondere con rossori e irritazioni a un’eccessiva sollecitazione.
Succede soprattutto quando gli ingredienti non sono calibrati sull’età, come nel caso della vitamina C, presente anche in alcune maschere della nuova linea, che ha una funzione schiarente, del tutto inutile in un’età in cui la pelle non presenta nessuna discromia.
La vitamina C, come del resto il retinolo, gli alfa e i beta idrossiacidi che esfoliano gli strati più esterni della cute, sono ingredienti che possono risultare troppo aggressivi su una cute infantile che ha una barriera protettiva ancora poco strutturata.
Non è da trascurare neanche l’impatto psicologico che può avere l’impiego precoce dei prodotti di skincare, in grado di veicolare un messaggio pericoloso: quello che occorre sempre presentarsi al meglio per essere accettate dagli altri e che sia necessario curare la pelle ogni giorno, dal momento che le maschere vengono proposte come un rituale quotidiano, per sentirsi bene con se stesse.
Il fenomeno Sephora Kids
La polemica scatenata dal lancio delle maschere per bambine piccolissime affianca un altro tema al centro dell’attenzione negli ultimi tempi: il fenomeno delle Sephora Kids, le ragazzine ossessionate dalla cura della pelle al punto di usare già in giovanissima età gli antiage destinati invece per concetto alle pelli dai 35 anni in su.
Un gesto che, al pari di quello di fare skincare da piccolissime, non ha utilità e rischia persino di fare danni alla pelle e alla psiche di chi sta crescendo. «Non esistono trattamenti che possano avere efficacia anti-età su una pelle che non presenta ancora i segni del tempo, rughe, macchie o perdita di tono» chiarisce la dottoressa Alessandra Vasselli, cosmetologa Aideco, Associazione italiana dermatologia e cosmetologia.
«Innanzitutto non è possibile prevenire l’invecchiamento della pelle con trattamenti troppo precoci: mantenere una corretta idratazione e proteggere la pelle dai raggi UV sono invece azioni fondamentali per il benessere e la salute della pelle a lungo termine». Continua l’esperta: «Non solo gli anti-age non hanno nessuna funzione per ragazze e adolescenti, ma rischiano di non rispondere alle esigenze di una pelle che i cambiamenti ormonali del periodo rischiano di rendere più fragile e facilmente soggetta alla formazione di imperfezioni come brufoletti e punti neri.
Risvolti psicologici
Quello che conta infatti in tema di skincare è tenere sempre conto che le esigenze della pelle variano nei diversi momenti della vita e che la cura deve rispondere a queste esigenze, nulla di meno e nulla di più».
Come nel caso della skincare precoce, anche il fenomeno delle Sephora Kids ha profondi riflessi psicologici: in entrambi i casi si crea una prematura preoccupazione per il proprio aspetto che rischia di sfociare in una vera e propria ossessione distorcendo anche l’immagine che si ha di se stesse, in una fase delicata in cui la si sta costruendo.
Un meccanismo che mina l’autostima in modo particolare in un periodo delicato come l’adolescenza, quando la pressione verso il conformarsi a modelli stereotipati proposti dai social è molto forte. L’uso dei cosmetici rischia quindi di essere vissuto come una sorta di risposta a un disagio profondo che nasce dal fatto di percepire il proprio viso e il proprio corpo non adeguato sulla base delle aspettative personali e sociali.
Da che età si può iniziare a fare skincare
L’intento, più o meno veritiero, della creatrice del nuovo brand di prodotti per bambine è quello di ispirare sane abitudini sin dalla tenera età. Ma questo non vuole dire di certo fare una maschera: i gesti della skincare di una donna adulta non possono essere quelli di una bambina.
Per tutta l’età infantile infatti, fino all’adolescenza, il compito dei genitori resta quello di insegnare l’importanza di prendersi cura di sé attraverso una corretta igiene quotidiana: lavarsi le mani ogni volta che si rientra a casa, prima di mangiare, dopo essere andati in bagno, procedere a una puntuale igiene orale con dentifricio e spazzolino, fare il bagno o la doccia, lavare la zona intima.
Ulteriore punto su cui i genitori è bene che prestino attenzione è quello della protezione solare: appena i bambini raggiungono un’età in cui possono comprendere l’importanza dei gesti di cura è basilare spiegare loro l’utilità di usare un solare per schermare i raggi Uva e Uvb.
Si può parlare di una vera e propria routine di skincare nell’adolescenza, quando cambiano le esigenze della pelle ma anche i comportamenti come nel caso delle ragazzine che iniziano a truccarsi: in questo momento serve quindi una detersione più puntuale di quella riservata alla pelle dei bambini a cui si possono aggiungere altri gesti, come l’uso di un trattamento seboregolatore e di maschere purificanti, in base alle necessità.
Il parere della biologa Riccardi
«La pelle dei bambini ha caratteristiche diverse rispetto a quella degli adulti. È più sottile, povera di sebo, ancora poco pigmentata e con un pH quasi neutro: è quindi meno protetta da agenti esterni e da microrganismi potenzialmente patogeni che possono scatenare irritazioni e rossori fino a provocare vere e proprie reazioni di tipo allergico» spiega la dottoressa Claudia Riccardi, biologa e membro del consiglio direttivo Aideco, Associazione italiana dermatologia e cosmetologia. «Anche l’attività delle ghiandole sudoripare è limitata e questo espone i bambini a rischi come la disidratazione o i colpi di calore. Tutto questo fa capire che vanno utilizzati solo ed esclusivamente prodotti specificamente formulati per l’età pediatrica e conformi ai più elevati standard di sicurezza».
A tal proposito, un prezioso riferimento è rappresentato dalle Linee guida sulla sicurezza nei cosmetici per bambini del Comitato europeo per i cosmetici e la salute dei consumatori, aggiornate nel 2023, che definiscono con chiarezza i criteri di valutazione per ingredienti, formule, packaging ed etichette delle formule di cura per la pelle destinate all’infanzia.
Ma, anche partendo dal presupposto che le maschere in questione siano state formulate nel rispetto di questi criteri, resta l’inutilità di un gesto non adatto alla cute delle bambine piccole.
«Una corretta routine di ‘paidocosmesi’, come si definisce la cosmetica infantile, si basa su tre gesti essenziali: detersione, idratazione e protezione» prosegue l’esperta. «Per la detersione sono preferibili prodotti a pH isodermico ossia dello stesso valore di quello della pelle, con tensioattivi delicati, da usare in acqua tiepida e con un risciacquo accurato. Dopo il bagno, è fondamentale asciugare la pelle tamponando, senza sfregare, e applicare emulsioni emollienti e lenitive con ingredienti naturali come burro di karité, olio di crusca di riso, estratti di camomilla o calendula. Fondamentale in caso di esposizione solare la protezione dai raggi Uva e Uvb, in qualunque stagione dell’anno, anche in inverno. Non serve null’altro fino all’età dell’adolescenza quando i cambiamenti ormonali possono avere riflessi anche a livello cutaneo tali da suggerire una skincare più articolata che deve comunque essere prescritta dal dermatologo».
Merita anche una riflessione il fatto di considerare le maschere una sorta di gioco che imita i gesti della mamma e di altri adulti di riferimento. «Sono sempre di più i cosiddetti cosmetici da gioco, trucchi, prodotti da bagno effervescenti, smalti colorati o profumi a cui si attribuisce un valore ludico» continua Riccardi. «Ma se un prodotto viene applicato direttamente sulla pelle o su parti esterne del corpo, pur se lo si considera un gioco, rientra a tutti gli effetti nella categoria dei cosmetici e deve rispondere alle normative previste dalla legge a tutela della sicurezza della pelle».
In breve
La proposta di maschere e altri prodotti da skincare destinate alle bambine di tre anni e poco più ha suscitato molte polemiche per l’impatto negativo che gesti di cura così precoci possono avere sulla pelle e anche sulla psiche dei più piccoli.

