Coronavirus: forse è nel latte materno l’arma per batterlo

Laura de Laurentiis A cura di Laura de Laurentiis Pubblicato il 28/07/2020 Aggiornato il 29/07/2020

Una ricercatrice italiana, Elena Campione dell’Università Tor Vergata di Roma, ha intuito che i piccoli sono protetti dal nuovo Coronavirus grazie a una sostanza dalla potente azione antiinfettiva contenuta nel latte materno.

Coronavirus: forse è nel latte materno l’arma per batterlo

Elena CampioneSul fatto che non ci sia nulla di meglio dal punto di vista nutrizionale non ci sono dubbi, anzi ribadirlo è ormai quasi un sottolineare l’ovvio. Che protegga il bambino dalle infezioni respiratorie e intestinali è stato dimostrato ormai da decenni. Che entrasse in gioco per impedire ai piccolissimi non solo di ammalarsi gravemente di CoVid-19 ma addirittura di essere risparmiati dal contagio lo ha compreso una scienziata italiana, Elena Campione, medico e  ricercatrice dell’Università Tor Vergata di Roma. La sostanza chiave è la lattoferrina, contenuta nel latte di tutti i mammiferi ma di cui quello delle mamma umane è particolarmente ricco. Qui si parla della scoperta e delle proprietà della lattoferrina. La consulenza scientifica è della dottoressa Campione. 

L’intuizione

L’intuizione è nata osservando un dato oggettivo che, fin dall’inizio della pandemia, ha acceso l’interesse oltre che della dottoressa Elena Campione e del suo team, di tutti gli scienziati che, dallo scorso gennaio in avanti, si sono dedicati strenuamente allo studio del nuovo coronavirus, potenzialmente letale e ignoto, battezzato Sars-CoV—2 e responsabile di un’infezione che si manifesta in forme che variano da “lieve” fino a “letale”.  Nei mesi in cui la situazione era fuori controllo e i medici erano sgomenti e disorientati a fronte di quello che verrà ricordato come l’evento-tsunami che ha cambiato il volto della società, si delineava e prendeva via via più chiaro contorno un’unica certezza: l’infezione CoVid-19 risparmiava i piccolissimi.

Nessun lattante sano, cioè in condizioni fisiche non compromesse da altre malattie, sviluppava sintomi importanti o andava incontro alla polmonite interstiziale, che rappresenta una delle più temibili complicazioni della CoVid-19.  

Cosa protegge i bambini dal Sars-CoV-2

Quale fattore proteggeva dal Coronavirus i bambini, compresi i nuovi nati da madri portatrici del Sars-CoV-2 (cioè positive al tampone)? Il latte materno: ecco la risposta. <<In questo alimento prezioso evidentemente era contenuto un principio attivo dallo straordinario potere protettivo>>racconta la dottoressa Campione. << Questa sostanza non poteva che essere la lattoferrina, di cui da decenni si conoscono bene le proprietà antiinfettive e, in particolare, il ruolo benefico che riveste nei meccanismi immunitari a partire dal sostegno che fornisce al macrobiota intestinale, cioè all’insieme di microorganismi buoni che aiutano il sistema di difesa naturale dell’organismo a svolgere con efficienza il suo compito>>.

Il segreto: la lattoferrina

La lattoferrina è una proteina studiatissima dal 1939, data in cui venne isolata e scoperta nel latte vaccino dagli scienziati Peter e Margrethe Sorensen. Negli anni, i suoi effetti benefici sono stati dimostrati con rigore scientifico. Ha proprietà antivirali, antibatteriche, immunomodulatrici, cioè che favoriscono l’efficienza del sistema di difesa naturale dell’organismo. Il latte materno, che ne è ricchissimo, proprio per questo, oltre a garantire ogni vantaggio possibile per una crescita psicofisica armonica, protegge il bambino dalle infezioni, dal raffreddore alla bronchite fino alla bronchiolite e alla polmonite e alle gastroenteriti.  Non a caso, è davvero rarissimo che un allattato al seno sia colpito dal raffreddore, abbia un febbrone o la dissenteria.

Presente anche nell’organismo

La lattoferrina è prodotta anche dall’organismo. <<E’ presente in alte concentrazioni nelle mucose di naso, cavo orale, gola, bronchi, polmoni, intestino, occhi, con il compito di fare da barriera nei confronti degli agenti infettivi che potrebbero raggiungerle per poi aggredirle e scatenare un’infezione>> spiega la ricercatrice. In particolare, si trova nei neutrofili, i globuli bianchi che possono essere definiti le sentinelle delle mucose, proprio per la capacità di impedire a virus, batteri, funghi di infettarle. E’ quindi una delle più importanti sostanze a corredo di quella che viene definita “immunità innata”, ovvero delle   difese naturali che il bambino presenta già alla nascita. Invece, la produzione di anticorpi, anch’essi fondamentali per combattere gli agenti infettivi, non inizia subito dopo la nascita, ma più lentamente, a mano a mano che l’organismo del bebè entra in contatto con i microorganismi, virus, batteri e funghi, capaci di scatenare infezioni. La formazione degli anticorpi, proprio perché ha bisogno di un po’ di tempo per cominciare, appartiene all’immunità acquisita o specifica.

Va sottolineato che il contenuto più alto di lattoferrina è nel colostro, il primo latte emesso dalle mammelle dopo il parto, denso, giallognolo, dotato di quelli che si possono definire, senza paura di smentite, autentici superpoteri. Con il passare delle settimane, la quantità di lattoferrina nel latte diminuisce mentre le difese immunitarie del bambino diventano via via più forti ed efficienti. La natura fa davvero le cose per bene.  

Come agisce

<<La lattoferrina protegge dallo sviluppo delle infezione innanzi tutto perché si lega al ferro (da qui il nome) e proprio del ferro numerosi agenti infettivi hanno stretta necessità per avere modo di moltiplicarsi e, quindi, di sopravvivere nella cellula umana, dopo averla penetrata>> afferma la dottoressa Campione. In altre parole, la lattoferrina attua un sequestro del ferro e, nel momento in cui innesca questa reazione chimica, lo sottrae al Coronavirus e di conseguenza gli impedisce di replicarsi, scatenando l’infezione. Da qui una significativa riduzione della carica virale (concentrazione di virus) presente nell’organismo, che più è bassa meno è pericolosa per sé e probabilmente meno contagiosa per gli altri.

La lattoferrina svolge, inoltre, una specifica azione antivirale, in quanto riesce a creare una sorta di barriera fisica che blocca il Coronavirus prima che possa fare il suo ingresso nelle cellule. Forma cioè quella che può essere paragonata a una rete a  “maglia stretta” con cui protegge la cellula prima che il virus, dopo aver raggiunto le mucose, la infetti. L’efficacia di questo suo meccanismo d’azione è già stata dimostrata nei confronti del Citomegalovirus, dell’Herpes simplex e dell’Hiv.

Lo studio romano dell’Università Tor Vergata

A breve, sarà  pubblicato dalle riviste scientifiche lo studio clinico nato in seguito all’intuizione dell’efficacia della lattoferrina contro il Coronavirus.  <<Abbiamo somministrato la lattoferrina in compresse a un gruppo di pazienti asintomatici con tampone positivo e a un altro gruppo di pazienti sempre  CoVid-19 positivi e paucisintomatici, cioè con sintomi non gravi>> riferisce la dottoressa Elena Campione. <<Per la precisione, avevano rialzo febbrile, diarrea, anosmia, ovvero perdita dell’olfatto, ma non coinvolgimento polmonare, quindi non dispnea, cioè non presentavano respiro affannato e faticoso>>. Nei primi il tampone è diventato negativo nel giro di alcuni giorni, mentre di solito trascorrono numerose settimane, anche più di otto. Nei secondi, cioè i paucisintomatici, i disturbi sono andati gradualmente diminuendo già dopo 8-10 giorni dalle prime somministrazioni di lattoferrina e, allo stesso tempo, il tampone si negativizzava.

<<Va sottolineato che la negativizzazione del tampone esprime innanzi tutto che la persona non svilupperà più la malattia, se ovviamente non verrà di nuovo contagiata successivamente, eventualità che ancora non si può escludere, anche se neppure confermare. Inoltre, e non è poco, sta a significare che non è più portatrice del Coronavirus quindi non può più trasmetterlo ad altri>>.   

Non ancora testata sulle forme gravi

Lo studio clinico per testare gli effetti della lattoferrina per ora è stato condotto solo sui paucisintomatici, cioè con pochi sintomi, e sugli asintomatici positivi al tampone. Tuttavia la dottoressa Campione, anche alla luce di tutti gli studi finora compiuti su questa sostanza, ha già ipotizzato che la sua capacità di favorire e migliorare le risposte del sistema immunitario potrebbero addirittura contrastare l’aumento dell’interluchina 6, considerata la causa iniziale della tempesta di citochine, che rappresenta la conseguenza più grave (e a volte letale) dell’infezione CoVid-19.  Le citochine sono sostanze che l’organismo produce quando viene a contatto con un agente infettivo, quindi anche con il Coronavirus. Hanno il compito di attivare l’intero meccanismo che regola il sistema immunitario nonché di indurre lo sviluppo di un’infiammazione nel sito infetto, a scopo difensivo. Quando i tessuti di organi e apparati diventano sede di un’infiammazione diventano, infatti, un habitat poco ospitale per gli agenti infettivi. Il Coronavirus dopo aver infettato l’organismo sollecita una produzione di interluchina-6 così massiccia da diventare essa stessa l’origine di un danno agli organi. In particolare, l’eccesso di interluchina-6 scatena quella che è stata definita “tempesta immunitaria”, in presenza della quale si sviluppa la cosiddetta  “sindrome da distress respiratorio acuto” che compromette la funzionalità dei polmoni a volte con conseguenze irreversibili.  <<La lattoferrina non solo potrebbe ostacolare la tempesta di citochine>> spiega la dottoressa Campione, <<ma potrebbe anche impedire la formazione di trombi all’interno dei vasi sanguigni, che è un’altra possibile conseguenza dell’infezione dovuta al Coronavirus.  A oggi, anche se sono necessari altri studi, altre sperimentazioni, altre verifiche, si potrebbe già pensare che nelle forme gravi di CoVid-19  la lattoferrina associata ai farmaci impiegati potrebbe accelerare la guarigione>>.

Un’ottima alleata per prevenire l’infezione CoVid-19

La lattoferrina potrebbe rivelarsi utile anche nell’ambito della prevenzione, visto che appunto può impedire al Coronavirus di infettare le cellule. Quello che sarà da verificare nei prossimi mesi, procedendo con la sperimentazione, è anche in che misura sarà in grado di farlo in relazione alla quantità di carica virale. Ovvero, riuscirà a proteggere chi si trova esposto massicciamente a una carica virale molto alta? Le probabilità di essere contagiati aumentano infatti in proporzione alla quantità di virus con cui si viene a contatto, quindi sarà importante capire se la lattoferrina potrà funzionare anche in condizioni particolarmente a rischio. <<Naturalmente, la lattoferrina non può impedire il contagio>> specifica la ricercatrice,  <<mentre può riuscire a fermare il virus prima che scateni l’infezione>>.

Come, in che dosi e la sicurezza d’impiego

In un’ottica di prevenzione, la lattoferrina andrebbe assunta sotto forma di integratore in compresse. E’ importante che nella formulazione non sia associata ad altri principi attivi, ma sia presente da sola, “in purezza”.  Esistono compresse con involucro ai liposomi, una sostanza in gel che ottimizza al massimo l’assorbimento della lattoferrina a livello della mucosa intestinali e quindi sono il prodotto da preferire. La dose consigliabile per bocca è di 200 milligrammi al giorno. Si può assumere per lunghi periodi senza interruzione. Andrebbe presa anche da chi ha già contratto il Coronavirus, perché la re-infezione è possibile. Durante la sperimentazione, ai pazienti positivi al tampone sintomatici è stata somministrata invece un grammo di lattoferrina al giorno per bocca, quindi una quantità cinque volte maggiore di quella che si suggerisce in prevenzione.  Ci sono inoltre spray nasali  sempre alla lattoferrina che creano, a livello della mucosa, una barriera fisica nei confronti del Coronavirus assicurando una protezione ancora più efficace di quanto non sia quella della sola mascherina e che si possono impiegare quando si esce di casa. La lattoferrina non ha controindicazioni né effetti indesiderati, anche se potrebbe creare fenomeni di intolleranza nei casi  di accertata allergia alle proteine del latte. <<Non ci sono studi che, almeno attualmente, autorizzano l’impiego della lattoferrina nei bambini>> spiega la dottoressa Campione. <<Tuttavia l’organismo dei più piccoli ne possiede naturalmente in abbondanza, tant’è che la forma grave di CoVid-19 li risparmia. Posto questo, credo sia interessante sapere che nei nati prematuri, viene somministrata proprio la lattoferrina allo scopo di prevenire il rischio di sepsi, cioè dell’infezione generalizzata che per questi bambini rappresenta uno dei rischi più seri>>. A oggi si può forse affermare che i bambini non hanno probabilmente bisogno di un’integrazione di lattoferrina, specialmente se sono o sono stati allattati al seno.

 

 
 
 

CURIOSO MA VERO

 

Per prevenire l’infezione da Coronavirus, viene suggerita una dose giornaliera di 200 milligrammi di lattoferrina. Un allattato al seno nell’arco delle 24 ore, attraverso le poppate, introduce una quantità di lattoferrina tra 1,6 e 2,1 grammi, cioè come minimo più di cinque volte di più della quantità indicata efficace per la prevenzione del Coronavirus negli adulti. Se realmente la lattoferrina fosse la chiave per uscire dalla prigione in cui il nuovo  virus ci ha costretti, guardando questi numeri si potrebbe anche comprendere perché la maggior parte dei bambini non si è ammalata di CoVid-19.

 

Fonti / Bibliografia

  • Elena Campione | Dermatologa RomaLa Professoressa Elena Campione riceve nel suo studio privato, presso il Policlinico “Tor Vergata” e collabora con numerosi colleghi per la pubblicazione di numerosi studi scientifici.
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