Attenti alla triplendemia nei più piccoli

Silvia Huen A cura di Silvia Huen - Direttore Pubblicato il 10/11/2022 Aggiornato il 10/11/2022

Finito l'obbligo delle norme di prevenzione anti-Covid, si sta verificando, soprattutto nei piccoli sotto i 4 anni, un forte aumento di casi di malattie respiratorie: influenza, bronchiolite e, naturalmente, anche Covid. Come difenderli dai virus responsabili?

Era prevedibile. Il lockdown, il distanziamento tra persone e l’uso obbligatorio delle mascherine, oltre alle norme di igiene, avevano ridotto notevolmente la circolazione non solo del Sars-Cov-2 (Covid), ma anche di tutti gli altri virus respiratori.

Di conseguenza, negli ultimi due anni si era registrato un calo di influenze, parainfluenze, raffreddori e simili. Adesso, invece, essendo venuto meno l’obbligo delle pratiche anti contagio, si sta verificando un crescendo dei casi di influenza e di virus respiratorio sinciziale, il microrganismo che causa la bronchiolite (oltre che una forma di polmonite).

A questi due virus va sommato ovviamente il Sars-Cov-2, che non ha mai smesso di circolare. Non a caso gli scienziati hanno coniato il nuovo termine di “triplendemia” per indicare la presenza contemporanea di questi tre virus e la possibilità di essere contagiati da tutti e tre insieme. Questa eventualità non riguarda – come si potrebbe pensare – solo le persone fragili e gli anziani, ma anche i piccoli, soprattutto nella fascia da 0 a 4 anni.

Ora, è vero che nella maggior parte dei bambini in età scolare e negli adolescenti le malattie respiratorie di questo genere non creano particolari problemi, ma è anche vero – dicono i pediatri – che nei più piccoli possono evolvere in modo pericoloso e richiedere, in certi casi, il ricovero ospedaliero e perfino la terapia intensiva.

E non si tratta solo dei bimbi fragili o immunodepressi. I motivi sono svariati: dall’immaturità del sistema immunitario alla permanenza in nidi, asili o altre comunità dove i piccoli si trovano tutto il giorno a stretto contatto con altri bambini (cosa che facilita notevolmente il passaggio di microrganismi dall’uno all’altro).

Va poi considerato anche il rischio non indifferente che i nipotini contagino i nonni, con tutte le conseguenze che ammalarsi può comportare per gli anziani.

Oltretutto il problema non riguarda solo influenza, bronchiolite e Covid, con le complicazioni che possono avere nei casi più seri (polmonite). In questa stagione circolano infatti numerosi altri virus respiratori responsabili, nei primi due anni di vita, di infezioni che possono degenerare anch’esse in polmonite: dal comune rinovirus del raffreddore agli adenovirus (raffreddore, faringite), fino ai virus parainfluenzali.

Conclusione: visto che contro la maggior parte di questi microrganismi non esiste il vaccino, perché non utilizzare almeno le armi che già sono a nostra disposizione per proteggere i piccoli (e tutti gli altri)?

Le armi disponibili sono la vaccinazione antinfluenzale, disponibile già a partire dai sei mesi di vita, e la vaccinazione anti-Covid, disponibile a partire dai 5 anni e, tra poco, anche dai 6 mesi.

Entrambe sono sicure (basate su una grande quantità di studi clinici e controlli), efficaci (almeno per scongiurare le forme più serie di malattia), effettuabili in contemporanea e raccomandate dagli esperti di tutto il mondo, non ultimi i pediatri Sip (Società italiana di pediatria).

Per finire, una buona notizia. Sembra che il rafforzamento del sistema immunitario indotto nell’organismo dai vaccini serva a proteggere anche da altre malattie dello stesso tipo. E non è poco.

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