È giusto o no edulcorare le fiabe?

Silvia Huen A cura di Silvia Huen - Direttore Pubblicato il 20/11/2018 Aggiornato il 03/12/2018

Le fiabe classiche tradizionali sono spesso caratterizzate da "passaggi" o anche da finali piuttosto forti dal punto di vista emotivo: per questo molti genitori si chiedono se non sia il caso di modificarle

“Questa fiaba è troppo violenta, forse è meglio evitare di leggerla al bimbo, non vorrei che ne rimanesse impressionato”…

Sono tantissimi, oggi come ieri, i genitori che si pongono il dilemma sulle fiabe tradizionali e sulla loro “crudezza”: saranno davvero adatte a mio figlio o rischieranno di shockarlo trasmettendogli un’emozione troppo forte o comunque inadatta alla sua tenera età?

Nel dubbio, e per precauzione, meglio astenersi… e così gran parte delle mamme e dei papà opta per una soluzione edulcorata: sì alla fiaba classica, ma in una versione purgata, magari modificata dal genitore stesso al momento di raccontarla al piccolo.

Si tratta di un problema sempre aperto, che periodicamente torna d’attualità, scatenando dibattiti e confronti tra pedagogisti, psicologi dell’infanzia, educatori e genitori, che alla fine non trovano una soluzione univoca e definitiva…

La polemica è scoppiata con scalpore negli anni Settanta del secolo scorso, provocando una sorta di contestazione delle fiabe tradizionali – considerate assolutamente inaccettabili per la psiche immatura e suggestionabile dei piccoli – e dando inizio a una nuova era di racconti – le fiabe moderne – formulate in maniera calma e rassicurante, senza troppi riferimenti alla malvagità e al terrore che ne deriva, e quindi spesso prive di mordente, ovvero di suspence e di stimoli emozionali.

Invece è proprio il coinvolgimento il punto focale delle fiabe classiche, il fascino che esercitano sul bambino catturando la sua attenzione e suscitando in lui sensazioni reali come l’ansia, l’angoscia, la paura, la solitudine, l’inadeguatezza, il bisogno di amore, la richiesta di protezione.

A prendere per primo le difese delle fiabe classiche è stato, giusto a metà degli anni Settanta, il grande cattedratico psicoanalista e scrittore Bruno Bettelheim, con la pubblicazione de “Il mondo incantato”, un libro volto a dimostrare l’importanza delle fiabe e la loro influenza positiva nell’educazione e nella formazione della personalità infantile.

Secondo Bettelheim – e secondo la maggior parte degli esperti d’oggi – le fiabe insegnano al bambino a comprendere un po’ per volta il senso e il significato della vita.

Nella vita non esistono il buono e il cattivo in assoluto, nella fiaba sì. Nella realtà ci sono infinite gradazioni dell’uno e dell’altro mixate in proporzioni differenti e in modo confuso, difficili da comprendere per una mente ancora immatura.

La fiaba classica invece semplifica, propone due estremi opposti, simbolici, ma facili da capire: o uno è buono e finirà bene o è cattivo e sarà punito. Attraverso la fiaba il bambino non si confronta solo con il successo e l’amore, ma anche con la sconfitta e il timore, cioè con la realtà della vita, sia pure filtrata attraverso archetipi simbolici, ma comunque vissuta e metabolizzata, per crescere in modo graduale, a livello psichico ed emotivo.

Detto questo, oltretutto, non ha più importanza la conclusione della fiaba. Che abbia un lieto fine o no, non è questo che conta. E non importa neanche che la matrigna cattiva sia fatta rotolare giù per la montagna in una botte irta di chiodi oppure che venga rinchiusa nella buia prigione del castello. Certo, il cattivo alla fine deve essere punito, ma non importa come.

Tra l’altro, detto per inciso, nulla vieta che un genitore possa tranquillamente modificare il finale o altri dettagli, se lo ritiene opportuno, oppure possa giocare con il figlioletto a ipotizzare due o più finali possibili)…

Il bambino, in ogni caso, si identificherà nel personaggio vincente, principe azzurro o bella addormentata che sia, e imparerà che, per avere successo o superare una difficoltà, bisogna impegnarsi e lottare e avere pazienza e non scoraggiarsi mai.

Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

Le domande della settimana

Bimba di un anno che non vuole mangiare nulla: cosa si può fare?

22/05/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Chiara Boscaro

Creare un rituale che precede i pasti, mangiare tutti insieme in un'atmosfera serena, farsi aiutare (per quel che si può) in cucina sono strategie che possono favorire un rapporto migliore tra bambino e cibo.   »

Secondo il test ero incinta ma poi sono arrivate le mestruazioni: era un falso positivo?

19/05/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

Si può escludere che un test di gravidanza sia falsamente positivo, mentre è possibile che la gravidanza dopo un inizio fugace si sia spenta. L'eventualità è relativamente frequente, soprattutto se la donna non è più giovane.   »

Ho smesso la pillola: posso rimanere incinta subito?

14/05/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottor Claudio Ivan Brambilla

In linea teorica, è possibile avviare una gravidanza anche il mese successivo all'abbandono della contraccezione ormonale. Ma può anche non accadere perché la natura ha tempi che non sempre è possibile gestire a proprio piacimento.   »

Bimbo che spezzetta la brioche prima di mangiarla: cosa significa?

12/05/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Angela Raimo

Un bambino che spezzetta i "cornetti" o il pane e poi mette in fila i bocconcini prima di mangiarli è possibile che con gli occhi della fantasia immagini che siano automobiline.   »

Fai la tua domanda agli specialisti
Le notifiche push sono disabilitate in questo browser