Fiabe classiche o moderne?

Silvia Huen A cura di Silvia Huen Pubblicato il 08/11/2019 Aggiornato il 08/11/2019

Meglio un racconto fantastico, pieno di avventura e di magia, ma spesso anche di paura, o una storia più "normale", certamente più credibile e tranquilla?

A monte di questo tipo di scelta, serve una premessa. Che sia classica o moderna, la fiaba ha innanzitutto lo scopo di intrattenere il bambino favorendone lo sviluppo cognitivo ed emotivo e contribuendo alla formazione della sua personalità.

Ma il suo ruolo principale è quello di stabilire un rapporto di vicinanza e condivisione tra chi racconta o legge e chi ascolta. Niente è più rassicurante per un bambino che viaggiare lontano con l’immaginazione pur sentendosi supportato in ogni momento da chi siede al suo fianco, pronto a interrompere la storia per rispondere alle sue domande e tranquillizzarlo in caso di turbamento. Per questo è importante che la fiaba sia condivisa emotivamente e fisicamente con un adulto e non solo “guardata” in solitudine di fronte a un video.

E veniamo al dunque. La fiaba classica si svolge generalmente intorno alla figura di un eroe/eroina che si trova ad affrontare mille difficoltà a causa di una presenza malefica (la matrigna, la strega, l’orco eccetera) che cerca in tutti i modi di intralciare il suo percorso. Il finale prevede sempre che il protagonista abbia la meglio (sia pure con difficoltà e con fatica) e che il cattivo faccia una brutta fine o sia comunque punito per la sua malvagità. E i bambini, che si identificano nel protagonista seguendone le traversie col fiato sospeso, alla fine tirano un sospiro di sollievo per il lieto fine e gioiscono nel constatare che la bontà e la giustizia hanno il sopravvento.

La fiaba moderna, invece, nasce proprio con l’obiettivo di non impressionare i piccoli, considerati ancora immaturi, e di proteggerli dalle emozioni negative come la paura, prospettando loro una visione del mondo più edulcorata, “a misura di bambino”, vicina al suo vissuto di ogni giorno: il che significa in sostanza più comprensibile, ma nello stesso tempo anche meno magica, priva di suspence e di mistero e quindi poco interessante.

Perché è proprio questo il punto: le fiabe moderne possono anche essere graziose, simpatiche, divertenti, possono far ridere o sorridere, ma, almeno nella maggior parte dei casi, sono prive di mordente, non hanno fascino, non “trascinano”.

Le fiabe tradizionali, viceversa, catturano l’interesse del bambino e lo coinvolgono attraverso la fantasia, l’avventura e la magia, permettendogli di provare emozioni forti (anche negative come la paura, la delusione, la frustrazione, l’aggressività, la rabbia) e di scaricarle in un contesto ideale, ma parallelo alla realtà.

Non a caso ogni bambino si affeziona a una fiaba particolare, quella che soddisfa maggiormente le sue esigenze emotive, e per un certo periodo di tempo chiede sempre di ripetergliela senza cambiare una parola, anche se alla fine la sa a memoria: vuol dire che ne ha bisogno, che deve metabolizzarla fino a sentirsene rassicurato.

La fiaba classica, insomma, costituisce un po’ un primo assaggio di vita, quella vera, nella quale ogni bambino dovrà cimentarsi, e la vita vera non è fatta solo di sentimenti buoni, anzi.

Tutto questo non toglie che anche le fiabe moderne siano necessarie per la formazione del bambino. Il mondo infatti va avanti e nascono nuove tematiche, nuovi concetti da passare ai piccoli: l’ecologia, il riciclaggio dei rifiuti, la salvaguardia dell’ambiente e del clima, l’integrazione del diverso, la società multietnica… E il ruolo delle nuove favole è anche quello di trasmettere i valori della società e della cultura ai futuri adulti.

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