La doppia faccia delle feste di fine-inizio anno

Silvia Huen A cura di Silvia Huen Pubblicato il 02/01/2024 Aggiornato il 04/01/2024

Il piacere di ritrovare i propri famigliari e di riunirsi in tanti intorno alla tavola si traduce spesso in un aumentato rischio di contagio per le malattie di stagione. Attenti, in particolare, al virus respiratorio sinciziale nei più piccoli.

Sono il periodo più atteso dell’anno, dai bambini prima di tutto, ma anche dagli adulti che, attraverso la loro eccitazione e il loro stupore, rivivono le sensazioni di magia e di mistero che li pervadevano da piccoli. Prima l’attesa e i preparativi, poi le giornate speciali che si susseguono l’una dietro l’altra, quasi senza interruzione: la Vigilia, il Natale, Santo Stefano, San Silvestro, Capodanno e avanti fino alla Befana… I regali, gli auguri, i pranzi di famiglia, i parenti riuniti. Con la gioia di sentirsi in vacanza (anche quando in realtà non lo si è) e la sensazione di avere davanti tanto tempo libero da godere.

Il rovescio della medaglia

Poi tutta la meraviglia svanisce senza neanche rendersene conto: le vacanze finiscono, i bambini tornano a scuola, gli adulti al lavoro e la routine ricomincia. Magari con una differenza non da poco rispetto a prima: la “visita” inaspettata di un malattia di stagione. Perché, proprio in occasione delle feste, quando aumentano a dismisura le occasioni di vicinanza con parenti e amici, è molto facile che un invitato, infetto senza saperlo, contagi qualcun altro e lo faccia ammalare.

Le malattie del momento

Virologi e pediatri non fanno che ripetere che bisogna stare molto attenti alle malattie di stagione, che quest’anno, come del resto anche l’anno scorso, possono essere dovute a un mix di diversi tipi di virus: da quelli dell’influenza (che hanno riempito di ammalati i Pronto soccorso degli ospedali) alle parainfluenze, dal Covid al virus respiratorio sinciziale (Vrs). Che un bambino non si prenda neanche una malattia di stagione è quasi impossibile, ma la cosa positiva è che in genere guarisce in fretta e torna presto alla vita di prima. Il virus sinciziale, però, quest’anno sembra essere particolarmente aggressivo e, secondo gli esperti della Società italiana di neonatologia, non ha ancora raggiunto il suo picco, previsto nel giro di due o tre settimane. La situazione è a rischio soprattutto per i piccolissimi sotto i sei mesi di vita perché il loro sistema immunitario, essendo ancora in rodaggio, non è in grado di difenderli adeguatamente.

La subdola bronchiolite

Il Vrs provoca, come noto, la bronchiolite, un’infezione respiratoria che colpisce i bronchi e i bronchioli (le diramazioni più piccole dei bronchi) causando eccesso di muco, lieve rialzo febbrile, ostruzione delle vie aeree e, talvolta, difficoltà respiratorie. Se il bambino si è già infettato durante le feste, non resta che chiamare il pediatra e aspettare che il virus faccia il suo decorso, favorendo la respirazione con frequenti lavaggi nasali (trattandosi di un virus, oltretutto, gli antibiotici non vanno usati perché non hanno alcuna efficacia). In genere, comunque, la malattia si risolve da sola in una settimana o poco più. Solo in rari casi serve il ricovero ospedaliero a causa di disidratazione o calo di saturizzazione (ossigenazione sanguigna).

Meglio prevenire

Se invece il bimbo non si è ammalato durante le feste, è bene fare attenzione a prevenire il contagio con il virus sinciziale, oltre che con gli altri virus che circolano soprattutto in questo periodo dell’anno (per esempio rinovirus, adenovirus, virus influenzali e parainfluenzali, coronavirus). Anche un comune virus del raffreddore (come il rinovirus o l’adenovirus), infatti, può diventare causa di bronchiolite in un bebè di pochi mesi.

In attesa del vaccino (in fase di approvazione definitiva da parte delle autorità), dunque, il consiglio degli esperti, soprattutto in presenza di bimbi molto piccoli, è di mettere in pratica tutte le regole di prevenzione possibili.

  • Poiché tutti i virus respiratori si trasmettono attraverso le goccioline di saliva e muco che si emettono starnutendo, tossendo o anche semplicemente parlando, è importante, in caso di infezione delle vie aeree, anche la più banale, stare lontani dal bebè.
  • Anche se si ha un semplice raffreddore, indossare sempre la mascherina in presenza del piccolo.
  • Tenere gli altri bambini (fratelli, cugini, amichetti) lontani dal bebè anche se sono apparentemente sani: non si sa mai che stiano “covando” una malattia, pur senza manifestarne ancora i sintomi; ed è noto che il periodo di incubazione (cioè senza ancora sintomi) è il più contagioso.
  • Lavarsi spesso le mani e in ogni caso sempre quando ci si occupa del neonato.
  • Non fumare in casa, in nessuna stanza.
  • Effettuare spesso il lavaggio nasale al bambino.
  • Accertarsi che il piccolo sia sufficientemente idratato allattandolo in modo adeguato, possibilmente al seno.
Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

Gli Specialisti rispondono
Le domande della settimana

Fratello e sorella (solo da parte di madre) possono avere figli sani?

22/07/2024 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Faustina Lalatta

I figli di consanguinei hanno un alto rischio di nascere con anomalie genetiche e disturbi del neurosviluppo. Questa è la principale ragione per la quale nelle società organizzate sono vietate le unioni tra parenti stretti.   »

Dopo un aborto spontaneo quanto tempo ci vuole per cominciare un’altra gravidanza?

15/07/2024 Gli Specialisti Rispondono di Augusto Enrico Semprini

Se un primo concepimento è avvenuto in pochi mesi, ci sono altissime probabilità (addirittura il 100%!) di avviare una nuova gravidanza entro sei mesi dall'aborto spontaneo.   »

Si può ridatare la gravidanza una seconda volta?

14/06/2024 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

La ridatazione ecografica può essere eseguita una volta sola nel primo trimestre (quando c'è più di una settimana di differenza tra il calendario ostetrico e le dimensioni effettive del feto), dopodiché se il bambino risulta più piccolo dell'atteso non si può più attribuire il dato a un concepimento...  »

Fai la tua domanda agli specialisti