Malanni dell’estate: quali rischi per i bambini?

Silvia Huen A cura di Silvia Huen Pubblicato il 03/07/2023 Aggiornato il 03/07/2023

Non solo scottature solari, anche sudamina, diarrea, impetigine, febbre alta, punture di insetti e di zecche: è importante conoscere i disturbi più diffusi nella stagione calda per prevenirli o affrontarli al meglio

L’estate è per tutti sinonimo di libertà e spensieratezza, ma lo è in modo particolare per i bambini, che passano dal chiuso delle case e delle scuole alla vita all’aria aperta tipica delle vacanze, ma anche dei giardini, dei terrazzi e dei parchi cittadini. Con la chiusura delle scuole, tra l’altro, venendo a mancare l’affollamento e il contatto diretto tra un bambino e l’altro, diminuisce anche il rischio di trasmissione dei disturbi tipici della stagione invernale e primaverile, come raffreddori, influenze, otiti, malattie esantematiche.

Attenzione, però, perché altri malanni, tipici questa volta dell’estate, si profilano all’orizzonte, pronti a colpire i nostri bambini. Proprio per questo abbiamo chiesto al dottor Leo Venturelli, pediatra di famiglia a Bergamo, di ipotizzare quali disturbi potrebbero manifestarsi in luglio e agosto e se sia il caso di preoccuparsi. Senza parlare delle scottature solari, un rischio che i genitori sanno già benissimo come prevenire.

No all’eccesso di sudore

Un disturbo molto comune, soprattutto nei più piccoli, è la sudamina (o miliaria), una irritazione della pelle (che risulta cosparsa di tanti puntini rossi), causata da un eccesso di sudore. I bambini infatti sudano abbondantemente, molto più degli adulti, ma le mamme in genere non lo sanno e tendono a coprirli troppo, per paura che “prendano freddo”. Risultato: il sudore, non riuscendo a evaporare, si impregna negli indumenti e ristagna sulla pelle, irritandola. I puntini rossi sono in realtà delle vescichette che danno prurito: guariscono lasciando scoperta la pelle arrossata e applicando una pasta all’ossido di zinco.

Niente allarmismi in caso di diarrea

“Il problema che più comunemente interessa i bambini d’estate è rappresentato dalle gastroenteriti infettive” dice il dottor Venturelli. “Gli agenti responsabili possono essere virus (principalmente il rotavirus) o batteri (in genere Escherichia coli, Campylobacter, ma anche Salmonella e Shigella)”.

I sintomi sono in ogni caso più o meno gli stessi: nausea, vomito, mal di pancia, diarrea, febbre. “Si tratta di tossinfezioni alimentari causate dall’assunzione di cibi contaminati dai microrganismi in questione (soprattutto creme, uova crude, maionese) oppure anche dal contatto con un altra persona infetta”. Il contagio si trasmette infatti per via oro-fecale: è importante quindi che il piccolo segua le regole igieniche di base, come lavarsi spesso le mani (in particolare prima di andare a tavola).

In genere queste infezioni guariscono da sole abbastanza in fretta. Il rischio principale è quello della disidratazione in presenza di forte vomito o diarrea, ma in questi casi (che in genere durano poco) basta ricorrere a una soluzione reidratante (che si acquista in farmacia).

Attenzione all’impetigine

“È un’infezione della pelle, molto comune nei bambini, dovuta a batteri, come lo stafilococco, e favorita dal caldo e dalla sudorazione”, spiega il pediatra. Compare soprattutto sulle zone del corpo scoperte, come viso, braccia, gambe, con vesciche piene di siero, circondate da un alone infiammato, che poi si rompono dando luogo a una crosticina. Si tratta di una infezione pruriginosa e molto contagiosa che, quando il bambino si gratta, si propaga facilmente sulla pelle vicina. È facile l’impetigine si sviluppi su una puntura di zanzara o altro insetto: grattandosi, il bimbo infetta il pomfo con lo sfafilococco (normalmente presente sulla pelle) e poi, sempre grattandosi, continua ad autoinfettarsi. Soluzione: “Tagliare le unghie del bimbo molto corte per evitare il rischio di auto-inoculazione e che l’infezione si diffonda in altre parti del corpo”, come consiglia il dottor Venturelli, e coprire subito la lesione con una garza sterile, in modo da isolarla. L’impetigine si cura detergendo accuratamente la lesione, asciugandola bene (cambiando ogni volta asciugamano per non diffondere l’infezione) e applicando una pomata antibiotica prescritta dal pediatra.

Unico sintomo: la febbre alta

“Nonostante le scuole chiuse, e di conseguenza la circolazione di meno malattie”, continua il dottor Venturelli, “in estate possono manifestarsi comunque infezioni respiratorie virali, caratterizzate esclusivamente da febbre alta, anche a 39° C, senza nessun altro sintomo. Respiratorie tra virgolette perché in realtà non provocano tosse né naso che cola, ma i vari virus simil-influenzali che ne sono responsabili aggrediscono passando per le alte vie aeree (bocca e naso). In ogni caso i genitori non hanno motivo di preoccuparsi: le parainfluenze estive passano da sole in tre giorni. Solo in caso di febbre molto alta è consigliabile abbassarla con il paracetamolo”.

Occhio alle punture di insetti

Che le zanzare rappresentino il tormentone dell’estate è innegabile. Rovinano il piacere di stare all’aperto e non solo di sera come una volta – quando le zanzare nostrane (culex pipiens) pungevano solo dal tramonto all’alba -, ma anche tutto il giorno grazie all’importazione di specie extraeuropee come la cosiddetta tigre (aedes albopictus).

Se gli adulti sono a rischio di punture, i bambini lo sono ancora di più perché la loro pelle più sottile “piace” molto agli insetti. Di qui l’importanza di spalmare sulle parti nude gli specifici repellenti e di accendere zampironi in caso di pranzi e cene all’aperto.

Zecche sotto controllo

I repellenti sono utili anche per tenere lontane le zecche quando si fanno passeggiate nei campi e nei boschi. Le zecche (che non sono insetti, ma aracnidi, come i ragni e gli scorpioni) si trovano soprattutto nelle zone ombrose e incolte e si lasciano cadere sulle persone di passaggio attaccandosi alla pelle e al cuoio capelluto mediante l’apparato boccale (rostro). Il loro morso è indolore e quindi non ci si accorge di essere stati punti.

Per questo, a fine giornata, è bene controllare la testa e le parti scoperte dei piccoli: se si nota il parassita, bisogna estrarlo lentamente dalla cute con una pinzetta effettuando un delicato movimento rotatorio. È vero infatti che la zecca si stacca da sola dopo qualche giorno, ma più tempo resta attaccata e più aumenta il rischio che, se infetta, trasmetta una malattia (come la borreliosi di Lyme, la febbre bottonosa, l’ehrlichiosi).

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