Mensa scolastica o pasto da casa?

Silvia Huen A cura di Silvia Huen - Direttore Pubblicato il 10/09/2016 Aggiornato il 22/09/2016

Da Torino a Milano e in altre città dilaga la polemica sul diritto, sancito, di portare a scuola il pasto fatto in casa perché più economico e, secondo alcuni genitori, anche più appetibile del pranzo in mensa, ma…

Portarsi il pasto da casa anziché consumarlo in mensa è un diritto per ogni scolaro: sembrerebbe una cosa naturale, chiara e semplice da mettere in pratica. E invece no, è quanto di più complicato e complesso si possa immaginare, un problema intricato difficile da sbrogliare, la cui soluzione pare ancora lontana. Ma procediamo per gradi, riassumendo i fatti più importanti.

Nel giugno scorso la Corte d’Appello ha dato ragione a un gruppo di 58 genitori che avevano fatto ricorso (per il costo eccessivo della mensa in rapporto alla qualità offerta), riconoscendo loro il diritto di poter mandare a scuola i figli con il pasto nello zainetto.

Poi il tribunale di Torino ha esteso questo diritto a tutti e non solo a chi aveva fatto ricorso. Almeno fino a quando la sentenza non venga annullata da un eventuale ricorso in Cassazione.

A questo punto ogni genitore si è sentito libero di mandare il proprio figlioletto a scuola con il panino o il pasto fatto in casa. È successo a Torino, poi a Genova, a Milano, a Napoli e a macchia d’olio un po’ ovunque. Niente di male, è un diritto. Ma le problematiche non mancano.

I bimbi che arrivano a scuola con il loro pranzo privato dove lo consumano? In mensa insieme agli altri bambini – dicono i genitori -. No – rispondono le direzioni scolastiche – devono mangiare in un locale separato (certo sorvegliato da un insegnante), perché in mensa non può entrare che il cibo controllato e garantito dai gestori della ristorazione (altrimenti c’è rischio di contaminazioni, allergie, tossinfezioni: e di fronte a una simile evenienza di chi sarebbe la responsabilità?). Risultato: bambini in crisi, che devono pranzare isolati, che piangono per l’umiliazione e si sentono esclusi, diversi, a disagio, vale a dire l’esatto contrario di quello che si vorrebbe.

Oltretutto, sottolineano gli esperti, il momento della mensa è parte integrante della scuola ed è un’occasione di convivialità, socializzazione, condivisione (il menù – a parte i casi specifici che, per salute, etica o religione, prevedono variazioni – è infatti uguale per tutti), nonché di educazione alimentare. Come conciliare tutto questo con i pasti casalinghi e il “divieto di mensa” per i bimbi coinvolti? Non sarà facile.

E non sarà facile superare il problema economico, che è alla base della scelta del pasto casalingo da parte di molti genitori. Le possibilità allo studio sono diverse, non ultima quella di rendere la mensa gratuita per tutti, spalmandone i costi non solo sulle famiglie degli scolari, ma su tutta la popolazione… cosa non certo semplice e immediata.

Non solo. Attualmente la maggior parte dei genitori sono favorevoli alla mensa, molti addirittura non potrebbero farne a meno (come nel caso delle mamme che lavorano), ma se la soluzione del pasto fai da te dovesse dilagare, si prospetta un ulteriore problema, e cioè la non sostenibilità dell’intero sistema mense che, senza i numeri necessari, finirebbe per crollare sotto il peso dei costi…

La polemica è aperta.

Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

Le domande della settimana

Mutazione MTHFR: bisogna assumere eparina e cardioaspirina quando inizia una gravidanza?

04/11/2025 Gli Specialisti Rispondono di Professor Augusto Enrico Semprini

La mutazione MTHFR non influisce in modo negativo sulla gravidanza e non richiede cure particolari a salvaguardia della gestazione.   »

Test di Coombs negativo dopo l’immunoprofilassi: perché?

03/11/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

Dopo l'immunoprofilassa il test di Coombs deve risultare positivo, a conferma che l'iniezione ha determinato l'effetto voluto. Se risulta negativo è opportuno appurarne la ragione.   »

Benzodiazepine in 34^ settimana di gravidanza: ci sono rischi?

03/11/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

È di gran lunga preferibile sospendere l'assunzione del Lorazepam prima del parto, in quanto il nascituro potrebbe andare incontro a crisi di astinenza della durata di circa 48 ore, proprio come accade per gli adulti. Ma l'alternativa c'è: è rappresentata dalla Quetiapina sicura in gravidanza e anche...  »

Broncospasmo in un bimbo di 3 anni: conviene fare il vaccino antiinfluenzale?

27/10/2025 Gli Specialisti Rispondono di Professor Giorgio Longo

La vaccinazione antiinfluenzale non è responsabile di broncospasmi. Le “bronchiti asmatiformi” ricorrenti sono tipiche dell’età prescolare, dell’età della socializzazione, quando i bambini inevitabilmente si passano uno con l’altro i virus di stagione (fondamentali per far maturare il bagaglio di difese...  »

Fai la tua domanda agli specialisti