Un bambino può essere figlio di due mamme?

Silvia Huen A cura di Silvia Huen - Direttore Pubblicato il 03/06/2025 Aggiornato il 03/06/2025

Grazie alla recente sentenza della Corte Costituzionale le coppie formate da due donne che hanno fatto ricorso alla Pma potranno riconoscere entrambe il neonato fin dal momento in cui viene al mondo, come succede per i genitori eterosessuali.

Si fanno sempre meno figli, si riducono le adozioni, si registra un calo progressivo della fertilità. Non a caso si cerca di portare avanti una politica a sostegno della natalità e non a caso a partire dal gennaio scorso la Pma (Procreazione medicalmente assistita) è entrata nei Lea (Livelli essenziali di assistenza sanitaria) diventando gratuita in tutta Italia (o con pagamento di ticket). Cade dunque in un momento favorevole la recente storica sentenza che spiana la strada alle famiglie arcobaleno composte da due mamme o aspiranti tali.

La Corte Costituzionale ha infatti sancito che un bambino nato da una coppia di donne che è ricorsa alla Pma all’estero ha il diritto di essere figlio di entrambe le sue mamme fin dalla nascita, esattamente come succede a un bambino dotato dei classici mamma e papà. Allo stesso tempo, però, la Corte ha ribadito l’esclusione della Pma in Italia per le donne single, come già stabilito dalla legge 40/2004 che regola appunto l’accesso alla Pma. Due mamme invece possono costituire due genitori, due figure di riferimento che si ritengono fondamentali per la crescita, l’equilibrio e lo sviluppo della personalità del piccolo.

Riconosciuto all’anagrafe dalla coppia di donne

Con la sentenza n.° 68/2025, in pratica, i giudici costituzionali hanno dichiarato che il figlio di una coppia di donne concepito grazie alla Pma eterologa eseguita all’estero (perché, detto per inciso, in Italia questa pratica è riservata alle coppie eterosessuali, sposate o conviventi) può essere riconosciuto alla nascita non solo dalla madre biologica, ma anche dalla madre intenzionale.  La madre intenzionale è quella che dà il suo consenso alla Pma eterologa nella compagna, esattamente come l’uomo nella coppia eterosessuale. Fin dal momento in cui acconsente a questa pratica, l’uomo diventa ufficialmente padre di fatto del futuro bambino. Lo stesso discorso – hanno detto i giudici costituzionali – deve valere nel caso di una coppia formata da due donne.

Il diritto di avere due genitori

Si tratta di un grande passo avanti non solo dal punto di vista giuridico, ma anche e soprattutto da quello civile e sociale, perché viene considerato come prioritario non il diritto alla maternità della coppia omosessuale, bensì il diritto di ogni bambino ad avere due genitori che gli assicurino famiglia, amore e accudimento, indipendentemente dal fatto che il ruolo di genitore sia svolto da due mamme o da una mamma e un papà.

Madre non solo intenzionale

Quando si parla di due mamme si tende a pensare che una mamma sia quella biologica e l’altra sia solo quella intenzionale. Come a dire che la vera mamma, quella che riceve la Pma eterologa, porta avanti la gravidanza e partorisce il bambino è una sola, mentre l’altra ha esclusivamente un ruolo di partner/genitore. In pratica, se una donna portasse in grembo fino al parto il frutto della fecondazione di un proprio ovulo con il seme di un donatore sarebbe a tutti gli effetti la madre genetica oltre che quella biologica, mentre la madre intenzionale non avrebbe alcun legame biologico o genetico con il bambino.

Ma esiste anche un’altra possibilità che mette entrambe le donne sullo stesso piano rendendole mamme tutte e due nel senso più profondo della parola. In questo caso la mamma biologica sarebbe quella che porta avanti la gravidanza e partorisce il piccolo, ma l’embrione impiantato nel suo utero non sarebbe formato dall’unione del suo ovulo con il seme del donatore, bensì da quello della compagna, che diventa così la mamma genetica. Ecco che allora che il bambino sarebbe figlio di entrambe le mamme in tutti i sensi… Una situazione che dà da pensare.

Una possibilità ancora preclusa alle donne single

Con la successiva sentenza 69/2025, invece, la Corte non ha ritenuto opportuno aprire anche a una donna single la possibilità di diventare madre con la Pma, adducendo un principio di precauzione: l’ipotetica esclusione del papà, o comunque di una seconda figura genitoriale, potrebbe non coincidere con il migliore interesse del potenziale nascituro. Una decisione che suscita qualche perplessità visto che, solo poco tempo fa, la stessa Corte aveva riconosciuto a una donna single la possibilità di candidarsi per l’adozione (fino ad allora preclusa ai single) con la motivazione che per un bambino avere una famiglia monogenitoriale è meglio che niente. La Consulta ha comunque più volte espresso la necessità di colmare le lacune delle leggi in vigore adeguandole alle esigenze della società attuale. Ma probabilmente per questo potenziale passo avanti i tempi non sono ancora del tutto maturi.

Questione di tempo

In fondo, la conquista dei diritti sociali è sempre stata una questione di tempo. Una volta l’omosessualità, soprattutto maschile, era guardata dalla società con sospetto, se non addirittura con disprezzo, come se il fatto di non essere etero fosse una colpa. Non a caso in un passato più lontano (ma neanche poi così tanto) l’omosessualità era considerata reato e comportava addirittura la reclusione. Da allora il mondo è andato avanti, la società si è evoluta, l’opinione pubblica è cambiata (o comunque sta cambiando).

Giudizi contrastanti

Certo, come in tutte le cose, alcuni sono d’accordo, altri del parere opposto e questo non facilita le cose. Tanto che la disputa se sia giusta o meno la sentenza a favore delle due mamme è arrivata addirittura fino all’Isola dei famosi, scatenando una “guerra” tra chi sostiene che essere genitore significhi crescere un figlio con amore e chi controbatte convinto che l’unico genitore possibile sia esclusivamente quello biologico.

Conquista faticosa

D’altra parte la conquista dei diritti è sempre stata lenta, difficile, sofferta. Basta pensare a quanto ci è voluto per “concedere” il voto alle donne… Resta il fatto che oggi, grazie allo sviluppo tecnologico e alla globalità dell’informazione, l’evoluzione e il cambiamento della società sono sempre più veloci.

E, al traino di questo cambiamento, anche le “infrastrutture” tentano di adeguarsi, ma a fatica, a piccoli passi, bloccate da mille intralci, reticenze, discordanze, pareri opposti o contrastanti. La Corte costituzionale lancia qualche segnale dove è possibile, ma poi spetta al Parlamento modificare (o rifare) le leggi per adeguarle alle esigenze della nuova società di fatto.

Una strada aperta anche a due papà?

Dopo l’ok al riconoscimento del bambino da parte di due mamme viene da chiedersi se lo stesso potrà succedere a favore di due papà. La situazione è identica sul piano dei diritti, ma complicata dalla necessità di ricorrere alla gestazione per altri, detta anche maternità surrogata o utero in affitto. La gestazione per altri infatti in Italia è vietata, anche se effettuata all’estero, in quanto dichiarata reato universale e prevede addirittura l’arresto del neopapà di ritorno con il neonato da un paese in cui la pratica è permessa.

Prima che diventasse reato, comunque, solo il papà genetico poteva riconoscere il bambino, mentre l’altro doveva solo augurarsi di riuscire ad adottarlo. Oggi sono tante le coppie formate da due papà che sperano in una ipotetica apertura ufficiale anche nei loro confronti, ma presumibilmente la strada da percorrere resta ancora molto lunga. 

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