Oggi è la giornata dell’intolleranza al lattosio

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 14/04/2015 Aggiornato il 14/04/2015

Ne soffrono 60 persone su 100, spesso senza saperlo. Per questo oggi l’Associazione allergici e intolleranti ha promosso una giornata per far conoscere meglio questa intolleranza

Oggi è la giornata dell’intolleranza al lattosio

Il 14 aprile è la prima Giornata nazionale dell’intolleranza al lattosio, promossa da All In, l’Associazione allergici e intolleranti, per sensibilizzare la popolazione su questo disturbo. In Italia ne sono interessati in misura differente circa 60 individui su 100, dei quali però soltanto 15 sospettano di essere affetti in quanto le manifestazioni sono così variabili che spesso non si pensa di esserne affetti.

Tutto dipende da un enzima

Benché il termine possa essere fuorviante, facendo pensare a un’allergia, l’intolleranza al lattosio è una condizione non dovuta a meccanismi immunitari bensì caratterizzata da una minore produzione della lattasi, l’enzima necessario a digerire il lattosio. Esso è uno zucchero – come suggerisce la stessa denominazione quello principale del latte – costituito da glucosio e galattosio. Proprio per la complessità della sua struttura chimica, il lattosio non può essere assorbito direttamente, ma deve essere scisso, per l’appunto dalla lattasi, nelle sue due componenti.

Come si riconosce

La mancanza parziale di quest’ultima fa sì che il lattosio assunto con gli alimenti non venga completamente digerito: la sua permanenza nell’intestino dà così luogo a disturbi fastidiosi quali gonfiore, flatulenza, meteorismo, crampi addominali, diarrea, nausea e talvolta, soprattutto negli adulti, vomito, mal di testa e vertigini.

Un nuovo test genetico

Se dopo l’assunzione di latte e derivati nonché alimenti contenenti lattosio si avvertono i sintomi poc’anzi descritti c’è un modo per verificare se essi siano realmente dovuti all’intolleranza al lattosio: si può ricorrere a un innovativo test genetico che consente di determinare la predisposizione genetica all’intolleranza al lattosio in maniera sicura e non invasiva: può essere infatti impiegato anche nei bambini ed essere eseguito direttamente a casa propria o con l’ausilio del pediatra.

Da fare anche a casa

L’iniziativa lanciata in occasione della Giornata nazionale dell’intolleranza al lattosio è  “Intollerante o rimborsato”. Occorre innanzitutto registrarsi sull’apposito sito e richiedere il kit per l’esame. Il test prevede il prelievo di un campione di saliva attraverso un tampone (incluso nel kit), da inviare al laboratorio di analisi con le apposite buste preaffrancate. Dal campione biologico viene estratto il Dna sul quale viene effettuata l’analisi del “gene della lattasi”, responsabile dell’intolleranza al lattosio. Entro 15 giorni il risultato viene rispedito al domicilio. In caso di risultato negativo sarà rimborsato il costo del test, mentre in caso contrario al mittente saranno fatte conoscere le opportunità per non dover rinunciare al consumo di latte e latticini e al loro prezioso apporto nutrizionale: potrà dunque continuare ad assumere gli alimenti contenenti il lattosio senza però avvertire i sintomi legati all’intolleranza grazie a preparati che aggrediscono chimicamente questo zucchero rendendolo digeribile.

Di Piercarlo Salari, pediatra a Milano

 
 
 

In breve

I sintomi più comuni

Non solo gonfiore, flatulenza, meteorismo, crampi addominali, diarrea e nausea ma anche mal di testa e vertigini possono far pensare a un’intolleranza al lattosio.

 

 

Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

Gli Specialisti rispondono
Le domande della settimana

Si può dare l’acqua ai piccolissimi?

22/04/2024 Gli Specialisti Rispondono di Dottor Leo Venturelli

Ad allattamento ben avviato, quindi più o meno dopo le prime settimane di vita, se ragionevolmente si ritiene che il bebè possa avere sete (o se si notano segni di disidratazione, come il pannolino asciutto per molte ore) gli si possono offrire piccole quantità d'acqua. Se fa numerose poppate nell'arco...  »

Coppia con bisnonni in comune: ci sono rischi per i figli?

22/04/2024 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Faustina Lalatta

Il grado di parentela dovuto a bisnonni in comune non aumenta la probabilità di concepire figli con malattie ereditarie. A meno che vi siano persone malate o disabili tra i consanguinei in comune,   »

Dopo 4 maschietti arriverà la bambina?

16/04/2024 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Faustina Lalatta

Non è assolutamente detto che dopo quattro figli maschi il quinto sarà una femminuccia perchè a ogni gravidanza si ripresentano le stesse probabilità di aver concepito un maschio o una bambina.   »

Placenta bassa in 16^ settimana: si può prendere l’aereo?

08/04/2024 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

Una sospetta inserzione bassa della placenta va confermata con l’ecografia transvaginale a partire dalla 20^ settimana, quindi circa un mese prima di questa data è prematuro diagnosticarla: proprio per questo un viaggio in aereo si può affrontare senza rischi.   »

Dopo tre cesarei si può partorire naturalmente?

08/04/2024 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

Al travaglio di prova dopo un parto cesareo, noto con l'acronimo TOLAC dall'inglese trial of labour after cesarean, possono essere ammesse solo le mamme che abbiano già affrontato l'intervento solo una, massimo due volte.   »

Manovre effettuate durante l’ecografia: possono causare danno al feto?

04/04/2024 Gli Specialisti Rispondono di Professor Giovanni Battista Nardelli

Nessuna delle manovre manuali esterne effettuate dal medico per poter svolgere l'ecografia nel migliore dei modi può esporre il feto a rischi.   »

Bimbo di 4 anni con una tosse che non passa nonostante l’antibiotico

02/04/2024 Gli Specialisti Rispondono di Professor Giorgio Longo

È un'eventualità frequente che i bambini della scuola materna passino più tempo a tossire che il contrario. Posto questo, l’antibiotico andrebbe usato quanto la tosse con catarro persiste per più di un mese senza tendenza alla remissione.  »

Fai la tua domanda agli specialisti