Martina Colombari mamma: troppa ansia da prestazione

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 04/05/2012 Aggiornato il 04/05/2012

Quando il lavoro chiama, il tempo per stare con Achille è ridotto al minimo. Quando è con lui, però, Martina si dedica tutta al figlio. Il suo racconto per la festa della mamma...  

Martina Colombari mamma: troppa ansia da prestazione

Martina Colombari, ex Miss Italia e attrice, moglie dell’ex calciatore Alessandro Costacurta e mamma di Achille, un bambino di 7 anni e mezzo che lei definisce “una bella testa calda”, ci racconta la sua esperienza di mamma, dalla gravidanza ad oggi.

Come è stata la tua gravidanza?

Bellissima, non ho avuto nausee né diabete né problemi circolatori, nessun problema insomma. Ho preso 12 chili e ho sempre fatto movimento: camminavo, facevo il tapis roulant, lo step, anche se molto lentamente, la cyclette. Niente nuoto invece perché detesto la piscina.

E il momento del parto come lo ricordi?

Ho fatto un parto cesareo perché Achille aveva due giri di cordone intorno al collo e due nodi già a sei mesi. Quindi era già bello tremendo in pancia.
Sono entrata in sala parto con il mio orsacchiotto rosa con cui dormo da quando ero piccola. Ricordo che il ginecologo mi disse: “ti sentirai spingere tanti mani sulla pancia”. Dopodiché Achille è letteralmente schizzato fuori, come un coniglio da un cappello. Così mi ha raccontato mio marito. Sì, perché lui era lì con me e ha tagliato il cordone ombelicale. Se non era per l’anestesista, che ci ha ricordato di fare le foto, noi non le avremmo mai fatte perché eravamo completamente “andati”.

Come è stato il momento in cui hai visto per la prima volta il tuo bambino?

Quando me lo hanno messo sul petto, era come se lo conoscessi già. Non l’ho visto come un estraneo. Era già da subito il mio bambino, come se fosse un prolungamento di me. Mio marito era bello commosso e ha subito detto “Marti, ma come è brutto?” e ancora adesso lo racconta ad Achille e lui ribatte: “Non è vero, la mamma dice che ero bellissimo”.

Come avete deciso il nome?

Ci piaceva un nome non troppo comune. A mio marito piaceva il nome degli eroi classici, epici. A me per la femmina sarebbe piaciuto moltissimo Penelope.

Problemi post partum, ragadi, depressione, mastite, ingorgo mammario e quant’altro?

Allora, io credo che per il mio allattamento avrebbero dovuto darmi l’Oscar. In clinica mi dicevano di iniziare subito con l’artificiale, ma io mi sentivo già in colpa perché non avevo fatto un parto naturale, figuriamoci con l’allattamento. Volevo dargli a tutti i costi il mio latte. Peccato che mio figlio non riuscisse a ciucciare. La procedura era complicatissima: prima della poppata dovevo mettermi delle pezze sul seno per smuovere un po’ le sacche di latte, poi le dovevo rompere con un massaggio manuale… poi mi sono venute le ragadi, la mastite, tutto… ho avuto pure un capezzolo in dentro. Ho comprato tutti i tipi di tiralatte possibili immaginabili, quello con gli ultrasuoni e così via, ero collegata con tutti i siti internet del mondo che parlassero di tiralatte. Facevo 40 minuti di tiralatte per avere soltanto 20 cc di latte, una follia. Facevo la doppia pesata, anche alle tre di notte, e stavo a segnare tutto sull’agenda. Ripeto: una follia, una vera follia.
Poi una sera a Milano ci fu il terremoto, mi spaventai moltissimo e da quel momento mi sparì il latte.

In tutti questi corsi pre-parto, piuttosto che in ospedale, una sola cosa dovrebbero insegnare alle neomamme: ad allattare. È l’unica cosa davvero importante, perché o hai un bambino mangione e sei piena di latte, o non sai davvero che cosa fare.

Come è stato il rientro a casa?

Mi sono chiesta: e adesso che cosa faccio? Dove lo metto? Non riuscivo più a riconoscere gli spazi di casa nostra. Era come se dovessi ridisegnarla. Da quel momento in poi, non devi più ragionare a due, ma a tre e viene prima lui di te. Non puoi pensare di andare in bagno e farti con calma una doccia. Sarà poi che io sono molto apprensiva… ma tante mamme italiane lo sono. Quando vedi le straniere, ti rendi conto della distanza che ci separa: in piscina i bambini vanno scalzi, se non mangiano non ci sono problemi, se hanno freddo aspettano che siano loro a dirlo.
All’inizio ero un po’ “stranita” e il mio ginecologo mi diceva che dovevo rendermi conto che non sarei più stata la Martina di prima e che dovevo accettare questa cosa. Io invece volevo essere la Martina di prima, con Achille, ma la Martina di prima. Poi, invece, impari che non sarai più quella persona e ricominci una nuova vita.

Ed è stata dura da accettare?

All’inizio sì

Quando hai trovato un equilibrio?

Quando ho ripreso a lavorare. Per me il lavoro è importante, perché riacquisti la tua dimensione di donna, non sei sempre a casa in tuta e con il seno di fuori, inizi a recuperare la vita sociale, a relazionarti con le amiche, a parlare di cavolate al telefono… Io trovo che ci debba essere tutto nella vita di una donna: l’amore con il tuo compagno, la vita familiare con tuo figlio, il lavoro, tutto. Ovviamente ti parlo di situazioni privilegiate, dove non hai problemi di salute né di soldi.

Come è cambiata la vita di coppia, vi siete trascurati tu e Alessandro da quando c’è Achille?

No, direi di no. Mio marito è un papà perfetto. Tant’è che a volte mi sentivo usurpata del mio potere di mamma. Sì, ero un po’ gelosa, perché credo che alcune cose spettino alla mamma.

Per esempio?

Non so, chiamare il pediatra. A me fa piacere che ci sia collaborazione tra papà e mamma: se lo porto io a scuola la mattina, lui lo va a prendere e viceversa; però se siamo in casa e si sveglia di notte e vuole la mamma, ci voglio andare io.

Pensa che c’è gente che pagherebbe per avere un marito che si alzi di notte?

Infatti, noi vogliamo che ci aiutino però… alla quarta volta che il papà sta lì mentre cambio il pannolino, mi urta… perché mi fa sentire incapace. È anche vero che su certe cose possono essere più bravi di noi, perché sono più disinteressati, meno precisi e riescono meglio.

Hanno meno ansia da prestazione…

Esatto. Tutto con Achille all’inizio mi gettava nel panico: sarò in grado di portarlo al parco? Sarò in grado di seguirlo all’asilo? Sarò in grado di affrontare una prima elementare?

Vi dividete i compiti o siete perfettamente sovrapponibili?

Perfettamente sovrapponibili. Nei periodi in cui lavoro più io, ci sta lui e vicersa.

Descrivici il carattere di Achille. Vi assomiglia?

Ha preso il peggio di tutti e due: è cocciuto, tenace, molto sicuro di sé, testardo, ha un carattere molto forte, che abbiamo sia io che Alessandro. Ti affronta, ti risponde, non sta alle regole, non rispetta l’autorità, una testa bella calda insomma. Però è estroverso e molto solare. Non ha nessun problema a relazionarsi, è generosissimo, è altruista e chiede sempre se qualcuno ha bisogno, e questo a me piace, è molto più romagnolo che milanese. Però è davvero impegnativo perché ci mette continuamente alla prova.

Che tipo di educazioni stai dando o credi di dare a tuo figlio?

Allora, io ancora non credo di essere stata capace di fare la mamma a livello educativo, nonostante ci stia provando da tanto tempo. A volte mi pento di essere stata troppo tollerante… io mi do a lui veramente, se mi chiede: “buttati da qui”, io mi butto. Gioco con lui a tutto: faccio il bagno con lui, accendiamo le candele se mi chiede di farlo, facciamo i biscotti, stiamo tre ore a montare il Lego. Stiamo in spiaggia e sono capace di stare ore a giocare sotto il sole con lui e poi la sera avere tutte le ginocchia bruciate. In questo sono una mamma un po’eccessiva. Sì, sono una mamma “giocherellona”. Mi rendo conto però che queste mie eccessive attenzioni lo hanno danneggiato e lo stanno danneggiando. Tanto lo so che l’unico rimedio sarebbe dargli un fratellino o una sorellina. 

Ci state pensando?

Non io. Io e mio marito facciamo entrambi una vita da zingari e non riusciremmo a seguire due figli. E io il mio me lo voglio godere fino in fondo.

Ad Achille che cosa piace fare insieme alla sua mamma?

Lui adora truccarmi, adora i miei trucchi, perché fa parte del mio lavoro. Se una donna normale ha un beauty case con 4 pennelli, io ne ho molti di più. Lui adora i trucchi, i balsami, le creme per i capelli. Quei momenti se li gode proprio, il bagno insieme con lo scrub, i sali da sciogliere… E adesso che sto parlando al telefono si è messo il mio lucida labbra…

I momenti più difficili, oltre l’allattamento, quali sono stati, forse i due anni, soprannominati “la prima adolescenza”?

Non direi, è adesso che è molto dura, perché il suo carattere si sta formando ed è una sfida continua.

 

 

In breve

Insegnare ad allattere: ecco che cosa conta davvero

“In tutti questi corsi pre-parto, piuttosto che in ospedale, una sola cosa dovrebbero insegnare alle neomamme: ad allattare. È l’unica cosa davvero importante, perché o hai un bambino mangione e sei piena di latte, o non sai davvero che cosa fare”.

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