Endometriosi: si può prevenire in una bambina?

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 27/01/2020 Aggiornato il 28/01/2020

E' con noi il professor Pietro Giulio Signorile, medico, scienziato, fondatore e presidente dell'Associazione e della Fondazione Italiana Endometriosi, per spiegare le caratteristiche della malattia e indicare i fattori implicati nel suo sviluppo.

Una domanda di: Valentina
Sono una donna di 30 anni con una figlia di due. Per averla ho passato le pene dell’inferno perché soffro di endometriosi. So
che l’endometriosi ha una componente familiare (infatti anche mia zia e mia madre ne hanno sofferto) e ho il terrore che mia figlia possa ereditare
questa malattia da me e passare tutto quello che ho dovuto passare io. Mi chiedevo quindi se c’è qualcosa che posso fare per ridurre le probabilità
che possa svilupparla: per esempio, integratori, alimentazione., agopuntura, quando sarà più grande … qualsiasi cosa. Grazie.

Risponde il professor Pietro Giulio Signorile, medico, scienziato, fondatore e presidente dell’Associazione e della Fondazione Italiana Endometriosi (www.endometriosi.it ):
Gentile signora,
l’endometriosi è la presenza di cellule simili a quelle dell’endometrio, che riveste la cavità dell’utero, al di fuori della loro sede naturale, spesso nella pelvi femminile. Queste cellule su stimolazione degli ormoni femminili possono crescere e formare, su organi diversi dalla cavità uterina, un tessuto “fuori posto”.
In linea teorica, possono essere coinvolti tutti gli organi ma la netta prevalenza è rappresentata dagli organi genitali e dagli organi presenti nella pelvi e nell’addome.
Si stima che la malattia colpisca il 10 per cento della popolazione femminile mondiale ed il 30 per cento delle donne in età fertile. In Italia, secondo i dati ONU circa 3.000.000 di donne, ma non vi sono ancora registri nazionali. Dai dati statistici raccolti non vi è familiarità, studi accreditati hanno dimostrato la presenza di tali cellule nei feti umani ed hanno quindi dimosrato la origine congentita della malattia( vedi pubblicazioni Fondazione Italiana Endometriosi, www.endometriosi.it ). Altre ipotesi non dimostrate attribuiscono la malattia alla mestruazione retrograda (il sangue mestruale risale nelle tube anziché essere espulso all’esterno), ma la teoria oggi è messa molto in discussione.
Studi hanno dimostrato correlazioni con gli inquinanti ambientali (interferenti endocrini): anche al riguardo può consultare le pubblicazioni della Fondazione Italiana Endometriosi, sempre allo stesso indirizzo Internet. Gli interferenti endocrini attraversando la placenta materna in quantità significative possono determinare delle alterazioni della espressione di geni deputati alla formazione degli organi genitali, favorendo l’eventualità che le cellule dell’endometrio vadano altrove rispetto alla loro sede naturale, costituendo così la premessa per lo sviluppo di endometriosi dopo la pubertà. Tali interferenti creerebbero anche differenti espressioni di altri gruppi di geni responsabili anche di altre condizioni a volte associate alla endometriosi, quali la menopausa precoce ed un lieve maggior rischio per malattie della mammella e del melanoma(polimorfismo genetico).
Sono state ipotizzate come possibili altre cause: le cellule staminali che virerebbero in cellule dell’endometrio, ma non vi sono dimostrazioni in merito.
Uno squilibrio in favore degli estrogeni potrebbe essere alla base della crescita di queste cellule nel corpo femminile, associato ad un effetto sinergico per la loro crescita dovuto ai mediatori immunologici della infiammazione, che si verifica quando questo tessuto ectopico (fuori sede naturale) è presente nel corpo femminile.
Fondandosi la crescita ed il funzionamento della endometriosi (produzione di sangue simil mestruale ) sugli estrogeni e sui mediatori della infiammazione, l’alimentazione tesa a ridurre sia l’assunzione che l’assorbimento degli estrogeni sia l’infiammazione deve privilegiare l’introduzione di cibi anti infiammatori e ridurre i cibi pro infiammatori , offrendo innegabili benefici alla donna, senza avere alcuna controindicazione. Sono stati studiati anche integratori alimentari che rafforzano queste azioni (Endoplus).
Sul sito della Fondazione Italiana Endometriosi( www.endometriosi.it ) è possibile scaricare la alimentazione per l’endometriosi studiata e sperimentata da oltre dieci anni e prendere altre informazioni a riguardo.
Non vi sono azioni di prevenzione primaria ma solo precauzioni, limitando le esposizione agli estrogeni.
I sintomi dati dalle mestruazioni estremamente dolorose nelle adolescenti non devono essere assolutamente trascurati, in più vi è un autotest che si può eseguire on line ( www.endometriosi.it ) per avere una idea a riguardo delle correlazioni dei sintomi.
Non vi sono attualmente cure mediche per la malattia, tutte i trattamenti servono per ridurre i sintomi della malattia. Il trattamenti chirurgico con chirurgia mininvasiva laparoscopica è oggi l’unica opzione che può rimuovere la malattia.
La progressione della malattia, specie se lasciata in sede per lungo tempo, può determinare danni lievi agli organi ed apparati della pelvi e dell’addome ma a volte anche molto seri che vanno dalla riduzione o perdita della fertilità, dalla insorgenza della menopausa precoce, danni sugli altri apparati sia renale con infiltrazioni degli ureteri e/o vescica, nonché degli intestini (specie del retto-sigma) causando innumerevoli sintomi e dolori cronici che possono peggiorare significativamente la qualità della vita sociale, affettiva, familiare, lavorativa.
Con cordialità.

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