Il mio ragazzino fuma marijuana: che faccio?

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 03/07/2018 Aggiornato il 03/07/2018

Intervenire con tatto, senza prevaricare e minacciare, ma aprendosi all'ascolto è la strategia migliore da adottare quando si scopre che un adolescente si è avvicinato a una droga. Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro parla a una mamma.

Una domanda di: Rossella
Sono molto preoccupata. Ho appena scoperto che mio figlio di 14 anni fuma marijuana con i suoi amici. L’ho scoperto leggendo di nascosto i suoi messaggi sul cellulare. Qui chiedeva ai suoi amici di portare un accendino e una palla, perché lui aveva la “maria” e poi volevano giocare a calcio.
Sono incredula perché anche i suoi amici sono bravi ragazzini, mai mi sarei aspettata una cosa simile.
Non so che fare. Parlarne a mio figlio è inutile, perché da tempo gli ripetiamo che anche le droghe leggere fanno male, che per lui che fa sport è quanto di più controproducente ci sia… ma, mi rendo conto ora, del tutto inutile!!!
Per parlarne poi dovrei dirgli che ho letto i messaggi sul cellulare e lui, che già parla poco in famiglia per carattere, lo sentirebbe come un’invasione nella sua sfera privata e finirebbe per chiudersi ancora di più, ma non posso nemmeno far finta di niente.
Che faccio???

Cara mamma, abbiamo chiesto di rispondere alla sua e-mail al professor Ernesto Caffo, ordinario di neuropsichiatria infantile all’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia e presidente di Telefono Azzurro. Ecco il suo pensiero e i suoi suggerimenti: “Gentile signora, comprendo perfettamente la sua preoccupazione e ritengo che
sia più che opportuno da parte sua intervenire, con tatto naturalmente, per non rischiare di far sentire suo figlio aggredito o prevaricato. Le consiglio di non dirgli di avere letto gli sms nel suo cellulare perché la giudicherebbe un’intrusione intollerabile. A mio avviso, è opportuno non tanto accusarlo di fare uso di marjuana, quanto piuttosto parlare il più possibile con lui, iniziando un dialogo costante e ponendosi in una posizione di ascolto e comprensione, magari adottando la tecnica del “cosa ne pensi tu”. Rispetto all’argomento delle sostanze stupefacenti e, in generale, dei comportamenti a rischio, potrebbe prendere spunto da un articolo di giornale o da una notizia del TG, discutendone con il ragazzo, accogliendo i suoi pensieri ed esponendo con calma il suo parere. Solitamente, in particolare con gli adolescenti, questo tipo di approccio è efficace per affrontare tematiche delicate, con lo scopo di dare importanza alla loro opinione e alle esperienze che stanno vivendo.
Non parta prevenuta e non ricorra a minacce (se scoprissi che ti droghi non ti darei più un euro!) né a previsioni terribili (diventerai un drogato se solo dovessi fumare marijuana!) perché diversamente avrebbe alte probabilità di creare o aumentare il conflitto genitore-figlio. La chiave è sicuramente l’ascolto attivo, ovvero il trasmettere a
ai propri figli il messaggio che i genitori sono genuinamente interessati al loro parere, alle esperienze che vivono, alle loro opinioni ed emozioni, al loro modo di affrontare l’’ingresso nell’adolescenza. In definitiva, è opportuno che il ragazzo percepisca la volontà dei genitori di “guardare il mondo con gli occhi degli adolescenti”. Così potrà vedere i genitori come una “base sicura” a cui rivolgersi in caso di bisogno, di consigli e supporto, anziché come ostacoli verso il prezioso traguardo dell’autonomia. E’ giusto, in ogni caso, aiutare il più possibile i nostri ragazzi in un momento di scoperta ed esplorazione quale è il periodo dell’adolescenza, per permettere loro di crescere, senza però perdere di vista il compito di proteggerli dai pericoli e dagli “inciampi” .
Credo anche che possa essere molto utile cercare di capire quale cerchia di amici frequenta suo figlio, al fine di monitorarlo, ma con discrezione, aiutandolo a connettersi con reti sociali funzionali e protettive. Si interessi senza paura agli amici di suo figlio, gli proponga di farglieli conoscere, pur senza invadenza e con rispetto delle sue esigenze e dei suoi spazi. Punti molto sullo sport e proponga anche, eventualmente, altre attività che possano divertire e interessare il suo ragazzino: un corso di
teatro, per esempio, o di chitarra o di fotografia. Gli faccia capire con estrema chiarezza che è orgogliosa di quello che fa e ha fiducia in lui,
perché è questo il modo migliore per responsabilizzarlo e renderlo forte anche all’interno del gruppo dei pari. Vigili su di lui con affetto, senza
opprimerlo, organizzate momenti da trascorrere insieme; una proposta è quella di guardare insieme un film e poi commentarlo, gli permetta di
dire la sua sulle questioni “dei grandi” affinché comprenda che anche la sua opinione conta, che anche lui è parte integrante della famiglia e non un
ospite taciturno di passaggio (come a volte sembrano e per primi si percepiscono gli adolescenti). In caso di dubbi, necessità e problematiche, la invito a rivolgersi alla linea di Telefono Azzurro 1.96.96, attiva h 24. Gli adulti che chiamano hanno la possibilità di fissare un colloquio con i nostri consulenti.
Mi scriva ancora, se lo desidera”.

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