A 14 mesi vuole solo il latte della mamma

Dottor Leo Venturelli A cura di Leo Venturelli - Dottore specialista in Pediatria Pubblicato il 07/02/2020 Aggiornato il 14/02/2025

Dopo i sei mesi di vita vanno introdotti i primi alimenti diversi dal latte materno, per assicurare al lattante un armonico sviluppo psicofisico. Se il bambino, dopo l'anno di vita, è ancora fermo nel rifiuto delle pappe è necessario fare qualcosa.

Una domanda di: Laura
Sono la mamma di un bambino di 14 mesi e da quando è nato mangia solo esclusivamente latte materno. Ho provato a svezzarlo da quando aveva 5 mesi, ma non ha mai voluto niente, provando qualsiasi cosa e qualsiasi marca. Aveva iniziato a smangiucchiare, assaggiare un mini cucchiaino di stracchino e prosciutto cotto, ma ora non ne vuole più sapere. E non riesco a fargli mangiare niente solo latte materno. Non credo sia una cosa normale, avete qualche consiglio di come poter fare o a chi potermi rivolgere? Grazie.

14 mesi

Leo Venturelli
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Gentile signora, normalmente un bambino tende ad assaggiare cibi solidi tra i 6 e i 12 mesi, sia con l’aiuto del genitore sia anche da solo, per la curiosità di portare alla bocca qualcosa. La prima domanda che sorge spontanea è se questo bimbo sta crescendo regolarmente anche se si nutre di solo latte materno. Ipotizzando di sì e partendo dal presupposto che a 14 mesi l’alimentazione deve essere più varia di quella a base di solo latte, si potrebbe provare a chiedere a un’altra persona (nonna, papà, zia, tata) di proporre al bambino la pappa mentre la mamma si allontana temporaneamente dalla scena. Solo così si potrà comprendere se il rifiuto del cibo solido deriva dal fatto che il bambino trova sempre l’alternativa nel latte di mamma o se proprio anche con altri non è curioso di assaggiare cibi diversi, né lo alletta la possibilità di allungare le manine per portarseli alla bocca. Ovviamente nel secondo caso, cioè nell’eventualità in cui il bambino si rifiuti di assumere cibo in un’età in cui dovrebbe essere svezzato da tempo, occorre consultare il pediatra di famiglia, il quale eventualmente potrà indirizzare ad un altro specialista, per esempio un pediatra nutrizionista. Di sicuro la situazione va affrontata, anche per evitare le carenze nutrizionali dovute a un’alimentazione monotona. Con cordialità.

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