Aborto spontaneo: cosa fare dopo?

Dottoressa Elisa Valmori A cura di Elisa Valmori - Dottoressa specialista in Ginecologia Pubblicato il 14/07/2025 Aggiornato il 14/07/2025

Oltre all'assunzione di farmaci che favoriscono lo svuotamento dell'utero e al raschiamento c'è una terza possibilità dopo un'interruzione spontanea della gravidanza: attendere che la natura provveda da sé a ripulire l'utero dai residui.

Una domanda di: Sonia
Avrei bisogno di un chiarimento in merito ad un aborto spontaneo. Venerdì ho fatto l’ultima ecografia che accertava una camera gestazionale vuota a quasi 8 settimane. La ginecologa mi ha detto che dovremmo procedere con la pillola abortiva. Preciso che questo è un secondo aborto spontaneo e con il primo ho dovuto fare un raschiamento con aspirazione. Subito dopo l’intervento sono stata benissimo e non ho avuto alcun tipo di problema e sono potuta tornare a casa da mia figlia, ora invece la mia ginecologa (all’epoca non era lei) mi ha detto che bisogna procedere con la pillola perché le cose sono cambiate. Mi ha descritto nei minimi particolari cosa aspettarmi e le tempistiche. La mia domanda è: perché non posso scegliere il raschiamento come la prima volta? Sono terrorizzata all’idea di quello che potrebbe aspettarmi con la pillola e dei tempi lunghi da trascorrere in ospedale. Grazie mille per la risposta.

Elisa Valmori
Elisa Valmori

Salve signora,
presumo che la mia collega le abbia proposto di favorire l'aborto spontaneo mediante terapia farmacologica per risparmiarle un secondo raschiamento (è pur sempre un intervento chirurgico con rischi di complicanze per quanto rari ma comunque ineliminabili). Inoltre la presenza della sola camera gestazionale implica una gravidanza che si è interrotta nelle primissime fasi, suscettibile quindi di trattamento farmacologico piuttosto che chirurgico. Io mi permetto di segnalare che esiste anche una terza via, ossia la condotta di attesa.
Noi medici a volte abbiamo troppa fretta di intervenire mentre l'ostetricia è l'arte dell'attesa. È possibile infatti aspettare fino ad un mese di tempo dal riscontro dell'aborto interno prima di intervenire chirurgicamente. In questo mese con tutta probabilità lei vedrà arrivare una mestruazione un po' più abbondante del solito che ripulirà completamente l'utero senza bisogno né di raschiamento né di medicine. Credo sia l'approccio meno invasivo e anche meno doloroso (parlo per esperienza personale). Dato che nella sua lettera parla di un'altra figlia, immagino con che sguardo riconoscente la possa guardare dopo quello che le sta capitando. I figli sono veramente un miracolo, non ci pensiamo mai abbastanza.
L'abbraccio a distanza e spero di averla rassicurata, cordialmente.

Il parere dei nostri specialisti ha uno scopo puramente informativo e non può in nessun caso sostituirsi alla visita specialistica o al rapporto diretto con il medico curante. I nostri specialisti mettono a disposizione le loro conoscenze scientifiche a titolo gratuito, per contribuire alla diffusione di notizie mediche corrette e aggiornate.

Se non trovi la risposta al tuo quesito, fai la tua domanda ai nostri specialisti. Ti risponderemo prima possibile. Fai una domanda all’esperto

Le domande della settimana

Integrazione di progesterone dopo la 12^ settimana: è pericoloso sospenderla?

14/07/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

Nel secondo trimestre la placenta provvede abbondantemente a produrre gli ormoni utili alla gravidanza, quindi non sono più necessari apporti esterni.   »

Pianto poco vigoroso alla nascita: c’è da preoccuparsi?

14/07/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Antonella Di Stefano

Se il neonato si attacca al seno con vigore e dai controlli effettuati alla nascita e nelle settimane successive non emerge nulla di anomalo, non è opportuno attribuire una valenza importante al fatto che subito dopo il parto il suo pianto sia stato flebile.   »

IgG e IgM in relazione alla toxoplasmosi: cosa esprimono?

07/07/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottor Fabrizio Pregliasco

Gli anticorpi IgG positivi segnalano che in passato ci si è ammalate di toxoplasmosi (quindi si è immunizzate), mentre gli anticorpi IgM positivi indicano che tale infezione è in corso (o comunque è stata sviluppata di recente). Se entrambi i tipi risultano negativi vuol dire che non si è immuni.   »

Fai la tua domanda agli specialisti