Antibiotici assunti nelle prime settimane di gravidanza

Dottoressa Elisa Valmori A cura di Elisa Valmori - Dottoressa specialista in Ginecologia Pubblicato il 10/07/2024 Aggiornato il 10/07/2024

Gli antibiotici metronidazolo e levofloxacina assunti nelle prime settimane di gravidanza o anche in fase preconcezionale non espongono il bambino a rischi.

Una domanda di: Arianna
Salve dottoressa,
a causa di una gastroenterite, mi è stato prescritto Metrolag 250 mg e Levocam 500 per 5 e 7 giorni.
Ho iniziato la cura il 9/10 maggio e ho interrotto entrambi il 14 (dopo 4 giorni).
Probabilmente, ho concepito in quei giorni o a ridosso poiché oggi sono a 7 settimane di gravidanza.
Cosa posso rischiare? Ci saranno possibili problemi al mio bambino? Grazie mille.

Elisa Valmori
Elisa Valmori

Salve signora,
non mi tornano i conti: se lei al 3 luglio era di 7 settimane, il concepimento dovrebbe risalire attorno al 29 maggio (giorno più, giorno meno)e quindi lei avrebbe assunto gli antibiotici metronidazolo e levofloxacina in fase pre-concezionale ossia quando l’embrione ancora non era presente.
Comunque, anche se lei li avesse assunti nelle prime settimane di gravidanza, fortunatamente non ci sarebbero stati rischi di alcun tipo per il nascituro.
Immagino che a breve lei abbia programmato la prima ecografia dove si potrà datare la gravidanza con precisione e avere la conferma di quanto le ho preannunciato riguardo a questi farmaci.
Le ricordo di assumere acido folico (1 compressa al giorno da 400 microgrammi) almeno per tutto il primo trimestre di gravidanza.
Se possibile, meglio assumerlo lontano da the e latticini.
L’acido folico è di aiuto non solo a prevenire i difetti alla colonna vertebrale (ad esempio spina bifida) ma anche quelli cardiaci.
Spero di averle risposto e di averla rincuorata, cordialmente.

Il parere dei nostri specialisti ha uno scopo puramente informativo e non può in nessun caso sostituirsi alla visita specialistica o al rapporto diretto con il medico curante. I nostri specialisti mettono a disposizione le loro conoscenze scientifiche a titolo gratuito, per contribuire alla diffusione di notizie mediche corrette e aggiornate.

Se non trovi la risposta al tuo quesito, fai la tua domanda ai nostri specialisti. Ti risponderemo prima possibile. Fai una domanda all’esperto

Gli Specialisti rispondono
Le domande della settimana

Mamma e papà Rh negativo: in gravidanza e dopo il parto si deve fare lo stesso la profilassi?

20/01/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

Se entrambi i genitori sono Rh negativo non ha alcun senso che alla donna venga effettuata la profilassi contro il fattore Rh positivo, viso che il figlio sarà con certezza Rh negativo.   »

Autismo: c’è un’indagine che può accertarlo con sicurezza in gravidanza?

20/01/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottor Giorgio Rossi

Come e più di altre anomalie del neurosviluppo, i disturbi dello spettro autistico sono legati a molteplici "errori" genetici. Alcune ricerche hanno indicato più di 1000 geni potenzialmente coinvolti: la complessità del problema non consente di accertarlo con sicurezza durante la gravidanza.   »

Problemi al fegato in età adulta: può dipendere dal fatto di essere figli di cugini di primo grado?

13/01/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Faustina Lalatta

Chi nasce sano e diventa grande senza mai manifestare i sintomi di una malattia ereditaria, può escludere con un certo margine di sicurezza che la comparsa di disturbi a carico del fegato dipendano dal fatto di essere figlio di consanguinei.   »

Dilatazione di un uretere del feto: cosa si deve fare?

06/01/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elsa Viora

In caso di dilatazione delle vie urinarie (uretere, pelvi renale) individuata nel feto con l'ecografia, i protocolli suggeriscono di eseguire alcune indagini, tra cui una valutazione accurata di tutta l'anatomia fetale.   »

Bimba di 3 anni e mezzo che preferisce giocare da sola: si deve indagare?

06/01/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Angela Raimo

Una bambina che preferisce giocare da sola può agire secondo il proprio temperamento riservato e riflessivo e non necessariamente perché interessata da un disturbo. L'opportunità di una visita del neuropsichiatra infantile va comunque valutata con l'aiuto del pediatra curante.   »

Fai la tua domanda agli specialisti