Bi-test: per “completare” l’informazione basta l’esame del DNA fetale?

Dottoressa Faustina Lalatta A cura di Dottoressa Faustina Lalatta Pubblicato il 18/06/2023 Aggiornato il 18/06/2023

Per avere un'informazione certa e non probabilistica sulla salute del feto bisogna ricorrere all'amniocentesi o alla villocentesi. Il test NIPT non basta.

Una domanda di: Daniela
Ho 41 anni e sono alla terza gravidanza. Ho ritirato i risultati del bi-test, sono consapevole che per l’età corro un rischio di trisomia 21 maggiore, volevo però un consiglio in base ai risultati avuti è bene procedere direttamente all’amniocentesi che è più sicuro come test o può andar bene anche il DNA fetale? Sono indecisa per quest’ultimo esame perché comunque ha un costo elevato e non vorrei non fosse attendibile. Allego risultati bi test. Grazie per l’attenzione.
Faustina Lalatta
Faustina Lalatta

Gentile signora, la ringrazio di avermi sottoposto il suo dilemma, che è comune a molte gestanti, in particolare tra coloro che affrontano la gravidanza dopo i 40 anni di età. Fino a 10 – 12 anni fa sarebbe stata un’eccezione trovare una donna che, desiderando conoscere con certezza lo stato cromosomico di suo figlio, si “accontentasse” degli screening. Gli screening, fino alla fine del 2010 erano procedure per giovani donne, che, comunque, non avrebbero affrontato il rischio di una metodica invasiva e, quindi, accettavano di ottenere una semplice probabilità. L’arrivo del test NIPT (dall’inglese Non Invasive Prenatal Test), che permette di effettuare lo screening delle principali anomalie cromosomiche mediante analisi di frammenti di DNA estratti dalle cellule del feto circolanti nel plasma materno, ha cambiato il paradigma in quanto ha reso l’indagine probabilistica più attendibile per l’identificazione della sindrome di Down. Ma attenzione: solo di questa. Nonostante il limite, il marketing pubblicizza il test come “completo” o “esteso”. I valori del suo Bi-test sono discreti, ma certamente non ottimali anche per il solo fattore età che rientra nel calcolo. Ma il dato anagrafico, ovvero l’età della donna, non è un numero o una data: è un “fattore di rischio”, cioè è correlato a un aumento delle probabilità di errore cromosomico. Con il valore ottenuto potrebbe essere sufficientemente tranquilla, ma forse non lo è. Pertanto, se lei desidera uscire dall’incertezza della probabilità (screening) si troverà a scegliere di sottoporsi alla procedura invasiva. In questo modo otterrà una verifica dell’asseto cromosomico fetale, che valuta le anomalie numeriche e le anomalie strutturali. Certo, non sarà mai un’analisi di tutte le anomalie fetali, ma di tutte quelle cromosomiche che la somma del Bi-test + DNA fetale indica come possibili. Correggo un’unica parola del suo chiarissimo testo: “consigliare”. Fortunatamente in ambito prenatale non è previsto il consiglio da parte di noi specialisti, ma solo l’informazione e il sostegno affinché la donna o, meglio, la coppia prenda la decisione che ritiene migliore per sé. Cari saluti.

Il parere dei nostri specialisti ha uno scopo puramente informativo e non può in nessun caso sostituirsi alla visita specialistica o al rapporto diretto con il medico curante. I nostri specialisti mettono a disposizione le loro conoscenze scientifiche a titolo gratuito, per contribuire alla diffusione di notizie mediche corrette e aggiornate.

Se non trovi la risposta al tuo quesito, fai la tua domanda ai nostri specialisti. Ti risponderemo prima possibile. Fai una domanda all’esperto

 

Gli Specialisti rispondono
Le domande della settimana

DNA fetale o amniocentesi a 42 anni?

20/09/2023 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Faustina Lalatta

Le linee guida europee, seguite anche in Italia, sono chiare: prima di pensare al DNA fetale o all'amniocentesi è indicato (e importantissimo) sottoporsi al test combinato o Bi-test.  »

Ipercheratosi emersa dal pap test

11/09/2023 Gli Specialisti Rispondono di Augusto Enrico Semprini

L'ipercheratosi è l'aumento della componente cheratinica della parete cellulare. Se viene evidenziata dal pap test richiede di ripetere l'indagine dopo sei mesi.  »

Tosse terribile, che nessun farmaco lenisce, in un bimbo di 5 anni

16/08/2023 Gli Specialisti Rispondono di Professor Giorgio Longo

La scuola di Trieste ha descritto ed etichettato più di vent'anni fa una manifestazione tipica dell'età pediatrica, fino ad allora non catalogata e poi battezzato con l'acronimo SIRT, che sta per Sindrome da Ipersensibilità dei Recettori della Tosse. Si tratta di un disturbo che oggettivamente dà tanta...  »

Fai la tua domanda agli specialisti