Mia figlia Martina ha 2 anni e mezzo. Da 15 giorni frequenta l’asilo nido, ma dice di non andare volentieri perché ci sono bambini piccoli e in effetti quest’anno hanno fatto una sezione unica nido da 1 a 3 anni. I bimbi piccoli però sono la maggioranza, passano dei momenti in comune e poi durante la mattina vengono divisi in gruppi . Tuttavia sempre negli stessi ambienti e anche il pranzo è insieme. Specifico che l’anno scorso, a 18 mesi, andava volentieri, già il terzo giorno entrava da sola. Anche al parco giochi se vedeva bambini piccoli si allontanava. Tuttavia sto notando oltre al fatto che non vuole andare, butta a terra i giochi (cosa che non faceva), mangia di più con le mani e soprattutto quando le dico un no inizia a piangere disperata per 2/3 ore con due mani sempre in bocca che è impossibile togliere, inoltre vuole stare in braccio altrimenti, se lasciata sola, si dispera ancora di più. Se le chiedo: hai fame? dove vuoi andare? perché fai così? piange ancora di più. Non so che fare e soprattutto vorrei tenerla a casa dal nido oppure mandarla alla materna come anticipataria. Vi ringrazio infinitamente.
Luisa Vaselli
Gentile signora,
i capricci dei bambini hanno sempre una ragione: possono esprimere stanchezza, fame, rabbia, ansia, paura. Noi genitori nella maggioranza dei casi conosciamo la risposta, è lì pronta per essere offerta. Purtroppo spesso chiediamo il perché dei comportamenti ai nostri figli, ma loro ahimè non sanno veramente cosa li affligge.
Dalla mail sembra chiaro che la piccola abbia espresso un proprio disagio verbalmente. Se già lei ha ipotizzato di cambiare scuola, probabilmente ha letto nel comportamento di Martina questo disagio. Potrebbe essere anche il contrario, che sua figlia abbia intuito la possibilità di cambiare e l’abbia fatta propria.
Solitamente i bambini sono abitudinari, soprattutto quando sono così piccoli i cambiamenti possono essere destabilizzanti. Però nel caso di sua figlia pare che ci sia una sua esplicita richiesta, vuole cambiare scuola.
Ho lavorato in passato con un bambino che aveva grosse difficoltà nella scuola materna che frequentava, era considerato monello, quando ha cambiato scuola si è integrato bene ed ha smesso di essere il bambino difficile di turno.
Per quanto riguarda il pianto lasci sfogare sua figlia, probabilmente la mano in bocca per lei è consolatoria. Se vuole essere coccolata perché no, solo dopo che si è calmata allora sarà possibile un dialogo. Dialogo che deve partire dal: “ti capisco, sei arrabbiata per questo motivo (da indicare), però il tuo comportamento è brutto. Anche se capisco che sei arrabbiata non mi piace che butti in terra i giochi. Io ti voglio bene ugualmente anche se il tuo comportamento non mi è piaciuto, guardiamo come posso aiutarti”.
A questo punto si possono proporre delle alternative per sfogare la rabbia diverse dal buttare in terra i giochi: per esempio provi a proporle di mettere tutti in fila i pupazzi o di fare insieme un disegno o di cantare una canzoncina. Vedrà che con un po’ di pazienza il momento critico verrà superato. Mi scriva ancora se lo desidera. Cari saluti.
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