Bimba di 30 mesi con difficoltà al nido

Dottoressa Luisa Vaselli A cura di Luisa Vaselli - Dottoressa specialista in Psicologia Pubblicato il 22/11/2021 Aggiornato il 22/11/2021

A volte genitori ed educatrici si stupiscono di comportamenti, come per esempio faticare ad adattarsi alla vita di comunità, che sono invece assolutamente nella norma.

Una domanda di: Angela
Mia figlia (30 mesi) ha iniziato da ottobre la frequentazione del nido, mezza giornata, e più in là vorremmo inserirla a tempo pieno. Le maestre mi avevano già annunciato non sarebbe stato un inserimento facile e veloce perché lei a detta loro sarebbe già da materna e dimostra molto di più dell’età che ha sia nel parlare che nell’interagire. L’inserimento non è stato molto semplice perché la bambina chiedeva spesso di me, piangeva ed è stato più lungo del previsto (anche se io ho ripreso a lavorare full time dall’età di 9 mesi) e lei è stata con i nonni o con mio marito a seconda dei turni lavorativi. Dopo un lungo e difficile inserimento (spesso si isolava in angolini e non si univa al gruppo), intervallato anche da assenze per malattia, siamo riuscite finalmente a fare una settimana filata dalle 8.30 alle 13.00, lei andava di buon grado le maestre mi hanno detto che era partecipe, più socievole e nei giorni di pasti preferiti ha anche mangiato. Addirittura mi ha chiesto di essere portata al nido anche il sabato e mi ha detto: “Mamma è bello il nido, mi piace andarci. Tu mi aspetti fuori e mi vieni a prendere sempre”. Quindi ero davvero felice e contenta tanto da aver superato la fase di pensare che il nido scelto non fosse l’ambiente adatto a lei. Poi il lunedì successivo, è ritornata dall’asilo nido molto nervosa, ha fatto la pipì addosso per ben due volte e si è rifiutata di mangiare. Il giorno successivo, stessa cosa pipì addosso e rifiuto del cibo e quando le chiedo come mai cambia discorso e non mi risponde. Arriviamo ad oggi, dove diceva che le faceva male l’orecchio per stare a casa e di nuovo al nido pipi addosso (come dispetto mettendosi all’angolino – da quello che mi ha riferito la maestra) e rifiuto del cibo (tra l’altro oggi primo e secondo rientravano tra i suoi pasti preferiti). Prima mi raccontava tutto quello che faceva ora se chiedo cosa hai fatto all’asilo mi risponde “ho giocato tanto” e cambia discorso come se non volesse che si intavolasse l’argomento. Da precisare anche che da quando ha iniziato il nido spesso anche a casa sta vivendo una fase di regressione del pannolino e sia pipì che popò la fa addosso senza avvisare (pannolino tolto questa estate senza nessuna fatica) e la notte anche è ritornata a farla nel letto. Inoltre già prima dell’asilo aveva iniziato questa fase di selettività nei confronti del cibo e spesso rifiutava oppure sceglieva e mangiava solo quello che le piace. Ho provato ad essere a volte dura, a volte dolce e altre compresiva, ma oggi sono davvero stanca ed amareggiata perché ho paura di sbagliare qualcosa e che le sue siano richieste che non capisco e non so come gestire. Quando rientra dal nido manifesta fame e mi chiede cosa ho cucinato e faccio in modo anche di farle trovare la stessa pietanza che si è rifiutata di mangiare all’asilo e a casa poi mangia tranquillamente. Oggi ritornano a casa mi ha anche detto: “Vai mamma su vai a lavoro ci vediamo dopo”. Cosa fare e come comportarsi in questi casi? Grazie mille di un vostro parere.
Luisa Vaselli
Luisa Vaselli

Salve, per prima cosa mi chiedo perché la scelta del nido e non della scuola materna? Alcune scuole materne prendono i bambini già a 2 anni e 1/2. In generale, i bambini durante l’inserimento piangono e chiedono delle loro figure di riferimento: accade così e vale più o meno per tutti. Non comprendo le previsioni delle educatrici né lo stupore per come è andato l’inserimento. Non esistono (per i genitori) inserimenti facili, perché non è piacevole sopportare la frustrazione di vedere i nostri bimbi piangere disperati, con quel che ne consegue in termini di senso di colpa. Per i bambini l’ingresso al nido o alla scuola materna è un forte cambiamento che richiede un periodo di adattamento: meraviglierebbe il contrario. È normale che dopo essere stati solo in famiglia la necessità di dividere spazi e coccole con altri coetanei risulti difficile. Non esiste più l’esclusiva per quanto riguarda essere al centro dell’attenzione. La malattia che i primi anni di scuola è frequente non aiuta la continuità e quindi l’inserimento. In base alla durata e alla frequenza delle malattie si protrae la difficoltà di inserirsi. Il cibo diventa per i nostri piccoli tiranni una buona “merce di scambio”. Se non mangiano al nido non moriranno di fame, si cena poi tranquillamente la sera. Su questo punto è importante che lei si tranquillizzi al massimo: se non mangia mangerà. Se i bambina sanno che troveranno cibo a casa non hanno necessità di mangiare a scuola. Non ci sono bambini che si lasciano morire di fame . Una piccola regressione per quanto riguarda il controllo della vescica e dell’intestino è plausibilmente legata alla scuola. I bambini non fanno dispetti, se questa frase è stata riportata dalla maestra forse la stessa non ha capito che la bambina facendosi la pipì addosso esprime un disagio: ecco questo sì stupisce, i bambini così piccoli non fanno dispetti! Forse non si è sentita molto accolta dalle educatrici? Opterei per questa ipotesi, stiamo parlando di persone che prima predicono un inserimento critico (quasi fosse un’eccezione mentre è più o meno la regola) poi stabiliscono che a 30 mesi una bambina faccia i dispetti. Bisogna ricordarsi che i nostri figli a domanda diretta (soprattutto quelli piccoli) non rispondono. Per loro la parola “perché “ è destabilizzante e non sanno dare una spiegazioni. Per sapere cosa provano e cosa sentono è necessario trovare noi delle risposte che sentiamo plausibili e coerenti con le loro emozioni. Quindi possiamo dire, per esempio: “Sembri triste oggi a scuola qualcuno potrebbe averti fatto arrabbiare” o, ancora, ”Sembri triste, so che volevi stare a casa con la mamma, ed anche io avrei preferito stare con te, ma purtroppo bisogna andare a lavoro e a scuola, ma ora siamo a casa e possiamo passare del tempo insieme”. Ho l’impressione che questa bambina venga giudicata con il metro che si usa per gli adolescenti, e che sia lei sia le educatrici vi attendiate troppo da lei. A questo proposito io mi chiedo anche (ma la risposta deve darla lei, perché le informazioni in mio possesso sono davvero poche) se non sarebbe opportuno valutare l’eventualità di cambiare scuola, visto che in questa, diciamolo, non è serena. Il mio consiglio è di permetterle di essere una bambina di 30 mesi (30 mesi!), di non nutrire esagerate aspettative nei suoi confronti (è normale che accadano piccoli incidenti di percorso dopo aver tolto il pannolino), di non attribuire a una volontà di punire gli adulti né le sue intemperanze del tutto lecite per età né il suo rifiuto del cibo. Cordialmente.

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