Bimba di tre anni che fa sempre le stesse domande

Dott. Leonardo Zoccante A cura di Dott. Leonardo Zoccante Pubblicato il 26/03/2020 Aggiornato il 10/04/2020

E' normale che un bambino di tre anni chieda e richieda spesso le stesse cose: le risposte che ottiene (e che ci devono sempre essere) gli servono per consolidare le sue conoscenze.

Una domanda di: Gabriele
Ho una figlia di 3 anni e un mese. E’ da un po’ di tempo, anzi lo ha fatto quasi sempre, che fa sempre le stesse domande anche se le forniamo sempre risposte esaurienti. Ad esempio: perché devo mangiare? Rispondiamo e poi la stessa domanda la fa nei giorni seguenti, oppure: perché il cane deve fare la cacca e la pipi? Perché vai in bagno? Rispondiamo, ma ripete la domanda in altre circostanze successive. Un’ altra cosa che succede è che a volte capita che ci dica: “Il bambino stava giocando con la palla”, ma con questa frase fa riferimento ad un episodio osservato ore o qualche giorno prima. Sarà una cosa normale? Grazie.
Leonardo Zoccante
Leonardo Zoccante

Gentile Signor Gabriele,
rispondo all’interessante domanda che ha posto. Durante la prima infanzia e, in particolare, intorno ai 3 anni, il bambino entra in una fase di sviluppo in cui presenta la necessità di rinforzare le connessioni cerebrali che presiedono all’apprendimento mediante un continuo e ripetuto apporto di informazioni sensoriali e in particolare uditive. Ci possono essere più fattori che concorrono a far sì che un bambino presenti richieste verbali ripetitive. Il primo è riconducibile alle caratteristiche del funzionamento cognitivo, dove il bambino ripete più volte la stessa domanda per riascoltare nel tempo le spiegazioni date dai genitori; ciò gli offre la possibilità di una verifica diretta con conseguente rinforzo della conoscenza. Il secondo fattore appartiene invece all’area emozionale ed è dettato dal fatto che il bambino, nell’interazione con gli altri, cerca di porsi al centro della comunicazione. Mette quindi in atto questi comportamenti in particolare quando non è direttamente coinvolto in una attività dei genitori o quando i genitori vogliono occuparsi d’altro rispetto a lui. In quest’ultimo caso, non sentendosi più al centro dell’attenzione, il bambino mediante domande ripetitive tenta di riportare l’interesse dei genitori su di sé. Qualora ciò dovesse avvenire sarebbe opportuno, al fine di mantenere un buon equilibrio tra gli interlocutori, utilizzare con gentilezza frasi del tipo “ora la mamma sta parlando con il papà; appena abbiamo terminato di parlare rispondiamo alla tua domanda”. Così facendo, è possibile insegnare al bambino a tollerare progressivamente il fatto che l’attenzione non sia sempre su di lui ma che venga prevista una adeguata alternanza. Riguardo al contenuto delle domande poste da sua figlia, queste mi appaiono adeguate per età perché si focalizzano o su bisogni fisiologici, come la capacità di alimentarsi o di andare in bagno, o sulla lettura di attività di altri coetanei, come succede nell’osservazione dei movimenti utilizzati per giocare a palla. In conclusione posso dirle che, per età, le domande poste a voi genitori risultano consone e indicative di una bambina attenta che intende semplicemente consolidare meglio, mediante domande reiterate, la traccia del ricordo per informazioni che ritiene essenziali a scapito di quelle che invece non le interessano più. Con cordialità.

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