Bimbo di 18 mesi che non parla

Dottor Leo Venturelli A cura di Leo Venturelli - Dottore specialista in Pediatria Pubblicato il 03/09/2019 Aggiornato il 03/09/2019

Ogni bambino apprende il linguaggio secondo tempistiche personalissime. Non è detto che i "ritardatari" abbiano particolari problemi.

Una domanda di: Ludovico
Ho una figlia di 9 anni e uno di 18 mesi. So che in genere i bimbi iniziano a parlare piu o meno a un anno: per quella di 9 anni nessun problema, anzi, ma questo di 18 mesi non parla, non indica ciò che vuole, se lo chiami a volte si gira a volte no. Cammina da più o meno 2 mesi, barcollando un po’, ma per ciò che vuole si fa capire, prendendoti la mano e portandoti dove si trova quanto desidera. Se vuole apre sportelli e cassetti ma non parla e indica se vuole l’acqua. Però si avvicina, cerca di arrampicarsi e se non arriva ti prende la mano
oppure inizia a piangere. Volevo sapere di cosa si potrebbe trattare: attendo risposta, sono giorni che chiamo medici e cerco in internet ma niente di niente. Alcuni atteggiamenti mi fanno pensare all’autismo, altri mi suggeriscono che prima o poi parlerà. Non so che fare: potete aiutarmi? Grazie, attendo risposta. Saluti.

Leo Venturelli
Leo Venturelli

Caro papà,
innanzi tutto ritengo che se ci fosse qualcosa che non va nel suo bambino, il pediatra di famiglia se ne sarebbe accorto durante le visite di controllo (bilanci di salute). Mi chiedo quindi se si sia espresso in qualche modo circa i ritardi che lei riferisce. In generale, posso dirle che in relazione alla conquista delle parole e della capacità di utilizzarle in modo sempre più sicuro e appropriato ogni bimbo ha modalità e tempi personalissimi e che se si escludono problemi specifici di apprendimento (che è il pediatra attraverso la visita che per primo può ipotizzare) non occorre avere troppa fretta. Sempre in generale, a 18 mesi è sufficiente che il bambino padroneggi (usi e comprenda) anche pochissime parole: mamma, papà, nonno, acqua, palla, senza che questo
esprima qualcosa che non va. Quello che conta è che il bambino si faccia capire – come mi sembra accada nel caso di suo figlio – e dimostri di
comprendere quello che gli viene detto. Deve, per esempio, essere in grado di obbedire a piccoli ordini: prendi quel giocattolo, siediti, vieni in cucina e così via. Va detto che il suo piccolo ha anche camminato tardi rispetto alla media che è intorno ai 12-13 mesi quindi è possibile che per sua natura sia incline a raggiungere dopo gli altri certi traguardi, ma questo non deve automaticamente suggerire la presenza di un problema. Per ogni abilità ogni bambino ha il suo giusto momento … Per favorire in suo figlio l’apprendimento del linguaggio le consiglio di parlargli spesso, di leggergli le fiabe, di sottolineare con le parole ogni azione che viene svolta (guarda adesso ci laviamo, poi mettiamo il pannolino, viene che ti metto a nanna …), di
fargli ascoltare canzoncine e filastrocche. Per quanto riguarda il suo timore che sia autistico mi sento subito di tranquillizzarla: se ci fosse questo rischio stia certo che il pediatra lo
avrebbe rilevato nel corso delle visite di controllo a cui, come ritengo, di sicuro il bambino è stato sottoposto. I bambini colpiti da una sindrome dello spettro
autistico sono chiusi in se stessi, non guardano negli occhi, non interagiscono, non hanno mai risposte appropriate alla circostanza e non assumono alcun atteggiamento per farsi comprendere: da quello che lei riferisce mi sembra che possiamo escludere che suo figlio abbia un problema simile.
E’ ovvio però che io parlo solo in linea teorica, sulla base delle informazioni che lei mi dà e senza aver modo di visitare il bambino, quindi le mie affermazioni non ossono avere un valore diagnostico in senso stretto. Le consiglio, comunque, di ricontattare il suo pediatra, soprattutto se sono trascorsi più di tre mesi dall’ultima visita.
Con cordialità.

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