Sono una ragazza di 34 anni affetta da patologie autoimmuni: sclerodermia, polimiosite e artrite psoriasica e sono 14 anni che assumo
immunosoppressori e cortisone. A settembre 2023, siccome la mia situazione era molto peggiorata, arrivando ad analisi con CPK oltre 2000 (quando il
massimo dovrebbe essere 190) mi hanno proposto il farmaco biologico, ma ho rifiutato. Dopo il ricovero ho deciso di darmi una possibilità e provare con
cure alternative, e infatti ho iniziato da ottobre 2023 il metodo Coimbra com 50000 u.i. al giorno, diminuendo drasticamente il cortisone e gli
immunosoppressori senza toglierli completamente. Ho subito notato miglioramenti. A gennaio, al mio ospedale, mi hanno ripetuto le analisi e,
increduli anche loro, i miei valori erano rientrati e migliorati completamente. Mai in 14 anni sono stati così bassi, ovviamente non hanno approvato la mia cura alternativa. L’unica pecca ovviamente è stata il valore della vitamina D a 110, più alta del normale, e la calciuria nelle urine (ma questi erano effetti che sapevo iniziando
questa cura). Ieri mi sono recata a una visita ginecologica, perché la ricerca di una gravidanza è stata ed è il mio desiderio da anni, ma hanno sempre
bloccato il mio sogno dicendomi che per le mie patologie era molto difficile; ieri una nuova ginecologa (perché ne ho girate tante), mi ha
detto che possiamo riuscirci, mi ha dato integratori per il “letto” dove si attacca l’ovulo fecondato che è un po’ sottile e dobbiamo farlo
crescere appena, ma molto risolvibile con integratori. Però mi ha detto che la vitamina D non è possibile averla così alta, e quindi smettere di
prenderla. Io ho paura che togliendo ciò che mi ha aiutata a migliorare si riacutizzi la patologia, però se voglio una gravidanza da quel
che ho capito devo toglierla, ho bisogno di aiuto, sempre se è possibile, dato che la mia situazione so benissimo che è complicata.
Grazie.
Elisa Valmori
Salve signora,
grazie della fiducia nei miei confronti. Ammetto che non conoscevo il metodo Coimbra e capisco la preoccupazione dei colleghi per i possibili effetti avversi sulla sua salute dell’eccessivo assorbimento di calcio e il timore che alti dosaggi di vitamina D possano nuocere in gravidanza.
Un aspetto a mio avviso rilevante risiede nel fatto che la vitamina D o colecalciferolo che lei sta assumendo non è già in forma attiva, ma deve essere attivata nel rene per diventare calcitriolo. Questo la mette al riparo dagli eccessi di vitamina D. Quanto alla calciuria, credo sia fondamentale curare la dieta e l’idratazione per evitare i rischi connessi ad un eccessivo assorbimento di calcio, come di certo le hanno indicato meglio di me i colleghi da cui è in cura.
Lei teme di poter avere recidive delle sue malattie autoimmuni sospendendo il trattamento con vitamina D ad alte dosi.
La buona notizia è che in svariate patologie autoimmuni si assiste ad un miglioramento durante la gravidanza (non dimentichiamo che il piccolo ospite ha metà patrimonio genetico estraneo e che quindi in dolce attesa è prevista una maggiore “tolleranza” da parte del nostro sistema immunitario). Il mio parere sarebbe quindi di proseguire in fase preconcezionale con il trattamento attuale di vitamina D e di restare al di sotto delle 10.000 UI/die durante la gravidanza, monitorando nel contempo altri parametri come la calcemia e il paratormone intatto. Quanto ai cortisonici e agli immunosoppressori, ne esistono di compatibili con la gravidanza, pertanto abbiamo certamente più carte da giocare per mantenere la situazione sotto controllo.
Le ricordo infine di assumere acido folico (1 compressa al giorno da 400 microgrammi salvo diversa indicazione del Curante) per il periodo di ricerca della gravidanza e tutto il primo trimestre della stessa. Se possibile, meglio assumerlo lontano da tè e latticini.
L’acido folico è di aiuto non solo a prevenire i difetti alla colonna vertebrale (ad esempio spina bifida) ma anche quelli cardiaci del bambino.
Spero di esserle stata di aiuto, cordialmente.
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