Il bisoprololo è nocivo in gravidanza?

Dottoressa Elisa Valmori A cura di Elisa Valmori - Dottoressa specialista in Ginecologia Pubblicato il 20/01/2020 Aggiornato il 20/01/2020

Ci sono farmaci della categoria dei beta-bloccanti il cui utilizzo va limitato al primo trimestre di gestazione, ma ce ne sono altri che possono essere assunti per tutta la durata della gestazione.

Una domanda di: Chiara
Gentile Dottoressa, ho acquisito pareri in parte contrastanti sull’uso del bisoprololo in gravidanza.
Io ho sospeso il farmaco (Cardicor 2,5 mg) quando ho iniziato la ricerca della gravidanza (attualmente alla sedicedima settimana). Lo utilizzavo da
circa dodici anni per contrastare i sintomi della Sindrome POT (tachicardia posturale ortostatica) che dà, oltre a tachicardia, mal di testa, nausea, stanchezza cronica.
I sintomi si sono ripresentati e sono tuttora fonte per me di forte disagio e malessere. Mi spaventa l’eventuale ricaduta negativa sullo sviluppo del feto (e, in
prospettiva, sulla salute del bambino in allattamento) se ricominciassi ad assumerlo.
Qual è il suo parere? La ringrazio sentitamente.

Elisa Valmori
Elisa Valmori

Salve cara signora, capisco il suo disorientamento fra pareri specialistici difformi e mi auguro di non accrescerlo.
Bisoprololo fa parte della famiglia dei beta-bloccanti ossia di farmaci che tendono a rallentare il ritmo cardiaco.
Non presentano rischio di malformazioni ma l’impiego in gravidanza va limitato al primo trimestre.
Nei successivi mesi è opportuno evitare l’impiego di questa categoria di anti-ipertensivi (hanno anche questo tipo di effetto, visto che rallentano il battito cardiaco, da cui dipende la pressione arteriosa) in quanto potrebbero provocare ritardo di crescita intrauterino nel feto oppure rallentare anche a quest’ultimo la frequenza cardiaca, esponendolo al rischio di non riuscire a compensare completamente gli episodi di ipossia (diminuzione dell’ossigeno) indotti dalle contrazioni uterine o da momentanea compressione del cordone ombelicale.
Un beta bloccante che viene ritenuto compatibile anche in gravidanza è il Labetalolo, sebbene di solito sia riservato alle pazienti con gravidanza complicata da gestosi.
Un’alternativa ai beta-bloccanti, vista la sua sintomatologia, potrebbe essere un antiaritmico quale il Verapamil, sul quale esiste notevole esperienza di impiego in gravidanza, dato che è stato utilizzato anche come tocolitico (ossia per frenare delle contrazioni uterine premature).
Mi tenga aggiornata se desidera, spero di esserle stata di aiuto, cordialmente.

Il parere dei nostri specialisti ha uno scopo puramente informativo e non può in nessun caso sostituirsi alla visita specialistica o al rapporto diretto con il medico curante. I nostri specialisti mettono a disposizione le loro conoscenze scientifiche a titolo gratuito, per contribuire alla diffusione di notizie mediche corrette e aggiornate.

Se non trovi la risposta al tuo quesito, fai la tua domanda ai nostri specialisti. Ti risponderemo prima possibile. Fai una domanda all’esperto

Gli Specialisti rispondono
Le domande della settimana

Uovo chiaro o concepimento tardivo?

06/02/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottor Gaetano Perrini

Solo una seconda ecografia può permettere di appurare se la gravidanza è in evoluzione o no, mentre il solo valore delle beta non basta.   »

Allergia al latte e intolleranza al latte: c’è differenza?

05/02/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottor Leo Venturelli

L'allergia al latte è la risposta avversa alle proteine in esso contenute ec caratterizzata dalla formazione di anticorpi IgE e, di conseguenza, dal rilascio di istamina. L'intolleranza al latte dipende dalla mancanza (o dal deficit d'azione) dell'enzima che digerisce il lattosio, lo zucchero del latte....  »

Autismo: c’è un’indagine che può accertarlo con sicurezza in gravidanza?

20/01/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottor Giorgio Rossi

Come e più di altre anomalie del neurosviluppo, i disturbi dello spettro autistico sono legati a molteplici "errori" genetici. Alcune ricerche hanno indicato più di 1000 geni potenzialmente coinvolti: la complessità del problema non consente di accertarlo con sicurezza durante la gravidanza.   »

Fai la tua domanda agli specialisti