Incompatibilità tra gruppi sanguigni di due aspiranti genitori

Dottoressa Elisa Valmori A cura di Dottoressa Elisa Valmori Pubblicato il 26/06/2018 Aggiornato il 07/08/2018

Non occorre rinunciare ad avere figli se c'è incompatibilità se l'aspirante mamma ha il sangue di gruppo 0 e l'aspirante papà di gruppo A.

Una domanda di: Maria
Mi è sorto un dubbio riguardo la mia situazione proprio leggendo dal vostro sito una risposta che avete dato recentemente a una lettrice. Io ho 30 anni e sono di gruppo sanguigno 0. Mio marito è di gruppo sanguigno A. Stiamo cercando di avere un figlio: nel caso in cui il bambino fosse A come il padre, avrei un maggior rischio di aborto data l’incompatibilità tra me e il bambino? Inoltre, il mio ginecologo mi ha tranquillizzata riguardo i possibili danni da incompatibilità AB0 e ha detto che nella remota ipotesi in cui ci siano dei problemi, essi si limiterebbero a un banale ittero neonatale curabile con la fototerapia. Su internet però ho letto che in rari casi anche la incompatibilità AB0 può dare problemi gravi e richiedere trasfusioni al neonato. Cosa è vero? Inoltre, in caso io abbia più gravidanze, ad ogni gravidanza l’incompatibilità diverrebbe sempre più grave e i danni maggiori (come in caso di incompatibilità RH, da quanto ho capito) o nel caso di incompatibilità AB= non è così?
Io ho anche con mio marito incompatibilità RH essendo io negativa e lui positivo, ma per questa so che basta fare una puntura dopo il parto e quindi non sono preoccupata, invece per l’AB0 so che non c’è soluzione. E’ il caso che io e mio marito rinunciamo a fare un figlio? I danni da incompatibilità AB0 sono sempre benigni o talvolta possono essere gravi e dare problemi irreversibili al neonato? E sarò in grado di portare avanti la gravidanza o è probabile che abortisca? Sono molto giù di morale.

Elisa Valmori
Elisa Valmori

Mia cara signora, sono sincera: la sua domanda mi ha incuriosito e sono andata a documentarmi meglio.
Rispetto a quanto ho scritto per il fattore Rh, la questione per quanto riguarda l’incompatibilità di gruppo sanguigno A-B-0 è differente.
Cerco di spiegarmi. Se una persona è di gruppo sanguigno A, possiede degli anticorpi naturali (detti “agglutinine”) contro il gruppo B, chi è di gruppo B possiede gli anticorpi contro il gruppo A e chi è di gruppo 0 possiede sia gli anticorpi anti-A che quelli anti-B. Però per fortuna questi anticorpi non passano la placenta e quindi non possono provocare alcun tipo di danno al nascituro. Inoltre, questi anticorpi naturali anti-A e anti-B vengono prodotti soltanto tra il terzo e il sesto mese di vita (extrauterina).
E’ vero invece, come le ha detto il collega, che è possibile che si verifichi la malattia emolitica neonatale per colpa di questa discordanza di gruppo.
Di solito, questa malattia si esprime con un ittero (che è banale solo se lo curiamo tempestivamente e nel modo corretto).
Siccome non sono pediatra non le so dire con che frequenza sia necessario correggere l’ittero neonatale con una trasfusione di sangue, ma presumo che si tratti di una eventualità davvero remota (in medicina bisogna essere cauti a dire “mai”!)
Venendo al vostro caso, ossia madre di gruppo 0 negativo e marito di gruppo A positivo, lei non ha un maggiore rischio di aborto (e nemmeno di malformazioni fetali) e quindi, per fortuna, non dovete rinunciare a diventare genitori. Anche per quanto riguarda la possibilità di avere più gravidanze mi sento di rincuorarla.
Come ulteriore conferma, è possibile che lei effettui un prelievo di sangue e valuti il test di Coombs indiretto e diretto, così da verificare l’assenza di anticorpi “irregolari” nel suo sangue prima dell’instaurarsi della gravidanza.
Sarebbe interessante sapere se suo marito è omozigote o eterozigote per il gruppo Rh in quanto, se fosse omozigote, tutti i vostri figli saranno di gruppo positivo e quindi esposti al rischio di malattia emolitica neonatale; se fosse invece eterozigote, avrete la metà dei figli negativi e per questi naturalmente il rischio di malattia emolitica neonatale non sussiste.
Infine, ci tengo a precisare che l’alloimmunizzazione materna provocherà la malattia emolitica neonatale soltanto a condizione che: 1) gli anticorpi materni prodotti superino la placenta in quantità sufficiente 2) il feto possegga un antigene sui globuli rossi identico a quello che ha provocato l’immunizzazione della madre 3) gli anticorpi materni posseggano una adeguata avidità per gli antigeni espressi sui globuli rossi fetali 4) i globuli rossi fetali abbiano una maturità antigenica sufficiente per reagire con gli anticorpi materni.
Come vede, non è così facile che si verifichi quello che lei teme…anche perché non è così facile immunizzarsi!
Sono situazioni a rischio di immunizzazione durante la gravidanza le seguenti circostanze: aborto spontaneo, procedure di diagnosi prenatale invasiva, i traumi addominali, il distacco di placenta, la morte intrauterina fetale, la gravidanza gemellare, il secondamento manuale della placenta, il taglio cesareo.
Grazie all’immunoprofilassi anti-D dopo il parto e attualmente anche durante il terzo trimestre di gravidanza, è possibile ridurre al minimo la possibilità di immunizzazione materna per il fattore Rh e prevenire quindi anche le complicanze sul neonato.
Spero di esserle stata di aiuto, come vede l’argomento è piuttosto complicato! Se posso permettermi, non sia in ansia: lo stress interferisce negativamente sulla fertilità…conviene essere ottimisti e fidarsi della Natura (che ha certamente un bel bagaglio in termini di esperienza).

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