Mutismo selettivo in una bimba di cinque anni

A cura di Giorgio Rossi - Dottore specialista in Neurologia Pubblicato il 21/03/2023 Aggiornato il 25/03/2023

Viene definito "mutismo selettivo" il rifiuto di parlare in particolari contesti (per esempio alla scuola materna. Non dipende da un deficit dello sviluppo intellettivo o del linguggio o dell'udito, ma richiede comunque di essere preso in carico da uno specialista (neuropsichiatra infantile o psicologo).

Una domanda di: Sara
Mia figlia ha 5 anni e mezzo e frequenta l’asilo statale e quest’anno sarà per lei l’ultimo. Da settembre inzierà la prima elementare. Tra alti e bassi del primo anno di asilo, il 2° anno pandemia, quest’anno all’asilo lei non hai mai parlato, se non qualche volta nell’orecchio di una compagnetta. Partecipa alle lezioni, impara, apprende tutto ed anche velocemente rispetto agli altri, colora, scrive, tutto di questo non mi lamento ma a scuola neanche una parola ma appena rientra a casa non sta zitta un attimo fino a sera, e non fa altro che imitare i comportamenti delle maestre, i loro modi di parlare, i loro atteggiamenti. Questo vale anche per la sua maestra di danza: vorrei sapere se mi devo preoccupare o come posso fare, grazie mille in anticipo.

Giorgio Rossi
Giorgio Rossi

Buon giorno signora, non si deve preoccupare ma vale la pena di iniziare una consultazione, che potrebbe essere breve, e potrebbe essere effettuata in vostra presenza: un modello di intervento di questo tipo si chiama “consultazione partecipata”, ma se viene scelto o no dipende dall’orientamento dei professionisiti che contatterete. Certamente due anni di ritiro sociale possono avere fatto precipitare la situazione di mutismo selettivo (così si chiama l’atteggiamento della bambina) che lei descrive. Spesso i bambini che sono loquaci in casa e mutacici fuori hanno un ambiente domestico molto supportivo e protettivo, e diventano meno interattivi nell’ambiente esterno, dove hanno meno riconoscimento e facilitazioni da parte degli altri, ma vale la pena di approfondire con un terapeuta (neuropsichiatra infantile o psicologo) la situazione, con l’obiettivo di risolverla in vista dell’inizio della scuola che avverrà a settembre. Ne parli con il suo pediatra che saprà indicarle a chi rivolgersi. Con cordialità.

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