Passaggio difficile dal nido alla materna

Dottoressa Nicole Bianchi A cura di Dottoressa Nicole Bianchi Pubblicato il 19/10/2017 Aggiornato il 31/07/2018

L'ingresso alla scuola materna, dopo il nido, rappresenta il primo passaggio evolutivo-sociale. Ogni bambino ha i suoi tempi e i suoi modi per arrivare ad apprezzarlo.

Una domanda di: Lia
Buongiorno d.ssa Bianchi,
sono la mamma di un bimbo di 3 anni che da 1 mese e mezzo ha iniziato il suo percorso nella scuola materna, dopo 2 sereni e felici anni in un (piccolo) nido montessoriano. Tiziano aspettava questa esperienza con emozione ma aimè, la realtà ha smontato i suoi sogni (e le nostre aspettative). Si trova in una classe mista (3, 4 e 5 anni) prevalentemente maschile. Solo due sono le bimbe di pari età: una cinese dolcissima che non parla italiano (aimè neppure i genitori con i quali sono riuscita a scambiare solo sorrisi) e l’altra una gemellina iperattiva con la quale io figlio non sembra andare d’accordo. Almeno per ora. Nessun maschietto con i quali condividere un’esperienza così importante. Risultato: dopo oltre 40 gg fatichiamo a lasciarlo in classe la mattina. Sebbene le maestre dicono che va tutto bene, che si sia inserito perfettamente, lui non racconta mai di essersi divertito e i suoi comportamenti generali non lo smentiscono. La notte si sveglia continuamente, ha ripreso l’uso del ciuccio (benchè non lo avesse mai praticamente abbandonato, ci eravamo andati molto vicini questa estate, ha ripreso a spingere quando gioca con i bimbi come faceva qnd era piccolino, vuole che la mattina gli dia io il biberon del latte…).
Ogni pomeriggio vado a prenderlo a scuola io e rimaniamo nel cortile di scuola a giocare. E’ qui che vedo una realtà che mi stringe il cuore e sulla quale vorrei da lei un consiglio: all’uscita le bimbe della sua età della classe non rimangono a giocare. Tiziano quindi cerca sempre i bimbi più grandi della sua classe che invece stazionano a giocare per circa 2 hr. Premetto che Tiziano è sempre stato molto socievole, indipendente, vispo, loquace (parla benissimo) e autonomo (nelle sue funzioni principali es. va in bagno da solo e mangia da solo). Questo gli da la forza di infilarsi nei giochi dei più grandi, nelle loro corse, nei loro salti, anche spingendolo a fare cose che non sono commisurate alla sua età (ad es. saltare da un muretto di 80 cm!). I grandi dal canto loro non lo respingono, è vero, ma in qualche misura non lo accolgono, cioè non lo cercano, non lo chiamano. Non so ..è come fosse trasparente. Poi finisce sempre che Tiziano ad un certo punto li spinga o li tiri per lo zainetto sulle spalle, quasi a voler dire “ci sono anch’io..vuoi giocare con me?”. Ed ecco che qualcuno si allontana piagnucolando…qualcuno lo spinge a sua volta ..io a volte resto da parte a volte mi avvicino cercando di spiegargli che non deve farlo. Ma lui sa già che non si fa. E mi guarda a voler dire perché non vogliono giocare con me?”.
Concludo aggiungendo due cose: 1. Le maestre in classe sono abbastanza rigide, per niente materne; una in particolare è conosciuta come un soggetto avvezzo ad alzare la voce in classe. Aimè anche Tiziano mi ha già raccontato di sua spontanea volontà di una maestra che grida “..e a me da tanto fastidio”. 2. Non irrilevante, lo so bene, è la presenza di un fratellino di 10 mesi con il quale Tiziano ha un bel rapporto. Giocano già assieme. Sebbene ci siano stati momenti di gelosia in questo arco temporale, fino a prima dell’inserimento a scuola, questi non erano stati così forti e incisivi verso il fratellino come in questo ultimo mese.
Cosa devo fare? Crede che ci siano elementi oggettivi da attenzionare o sono solo ansie di mamma? Sarebbe forse bene spostarlo di scuola? Ho chiesto ripetutamente di spostarlo di classe alla coordinatrice scolastica, senza esito positivo. Io credo che non ci si equilibrio numerico /e di genere in classe e che Tiziano non possa quindi trovare/sviluppare la sua identità in quelle condizioni. Ho paura che possa sviluppare aggressività che sostituisca la dolcezza che lo ha sempre distinto. Tiziano adora stare in mezzo ai bimbi, adora imparare e non mi sembra ci siano le condizioni generali per ricevere i giusti stimoli alla sua crescita. Grazie per l’ascolto.
Dottoressa Nicole Bianchi
Dottoressa Nicole Bianchi

Cara mamma,
della sua lettera mi colpisce l’enfasi continua che pone sulla differenza fra la realtà come lei e Tiziano la immaginavate (e, aggiungerei, sognavate) e come (ahivoi…) questa sia davvero. Partendo dall’immagine idilliaca che rimanda dell’asilo nido, piccolo, montessoriano, accogliente, in cui il bimbo ha trascorso 2 anni felici, arriviamo a quella della materna, sulla quale sembra riporre parecchi dubbi, che la portano a voler cambiare classe a suo figlio. L’asilo nido è un luogo per bambini molto piccoli (da pochi mesi a 3 anni), in cui le educatrici assumono il compito di prendersi cura dei bebè e dei bambini, occupandosi dei bisogni primari della crescita. Questo dà loro un ruolo fondamentale, di maternage e di importante punto di riferimento, sia per il piccolo, che per la madre. Infatti, le mamme, in un passaggio di grande fiducia, affidano i loro bimbi ancora piccoli alle loro cure. Ecco perchè il passaggio dal nido alla scuola materna determina il primo importante “passaggio evolutivo sociale” ed è sentito molto, sia dal piccolo, che dalla madre.
Le sue aspettative nei confronti dell’asilo, dei compagni, della socializzazione di Tiziano rischiano di farla cortocircuitare nel pensiero poco realistico e irraggiungibile della classe perfetta, del bambino perfetto, della madre perfetta. Ogni bambino ha i suoi tempi e i suoi bisogni. Se Tiziano ha ancora bisogno del ciuccio o del biberon dato da lei, soprattutto in questo periodo di passaggio, glielo conceda.
Per quel che riguarda la composizione della classe, non inciderà sull’identificazione di genere del piccolo. Inoltre, avrà occasione di stare con coetanei in una delle tante feste di compleanno (“scarta la carta! Scarta la carta!”) a cui sarà invitato prossimamente. Suggerisco sia a lei, che a Tiziano di utilizzare i dolci sorrisi della compagna cinese e dei genitori, come preziosa fonte di comunicazione. I giochi in cortile dopo l’asilo rappresentano un bell’esempio di sperimentazione e crescita evolutiva di Tiziano. Il confronto coi bambini più grandi e quello con i bambini più piccoli (come il rapporto col fratellino), i richiami di attenzione, gli scontri, le frustrazioni, i no e le cadute sono tutti elementi funzionali alla crescita e allo sviluppo del bambino. Benché lei si affanni a proteggere il suo bambino, lui ha bisogno di crescere sperimentandosi. Immagino che il fratello piccolo e ancora bisognoso delle cure primarie della sua mamma porti Tiziano a enfatizzare, in questo periodo, le gelosie nei suoi confronti. Vedrà che si attenueranno col tempo e con l’abitudine alle tante novità della scuola materna.
Suggerisco di confrontarsi con le educatrici della materna, rispetto ai metodi educativi adottati. Laddove non si allineano col suo approccio educativo, lo faccia presente, chiedendo un colloquio. Soprattutto se ritiene alcuni modi poco validi, o inopportuni con il suo bambino. Trovo fondamentale instaurare un rapporto di fiducia e chiarezza fin da subito con le educatrici, che avranno a che fare con il bambino per i prossimi 3 anni e per parecchie ore al giorno. Questo servirà anche a lei per sentirsi più accolta e fiduciosa.
Buona scuola dell’infanzia a Tiziano e a lei!
Un saluto.

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