Plagiocefalia posteriore in bimbo di 3 anni: che fare?

Dottor Carlo Efisio Marras A cura di Dottor Carlo Efisio Marras Pubblicato il 07/01/2020 Aggiornato il 20/01/2020

Nel primo anno di vita, il 20 per cento della popolazione pediatrica è interessata da un'assimetria del cranio che non richiede interventi chirurgici e non influisce sul normale sviluppo del bambino. Caschetto e terapia posizionale sono invece ausili preziosi.

Una domanda di: Un papà preoccupato
Salve,
il mio bambino ha tre anni e fin dalla sua nascita ha presnetato la parte sinistra posteriore della testa piu schiacciata della parte destra. La nostra pediatra mi ha sempre detto che era normale e man mano che cresceva la testa gli sarebbe diventata simmetrica, ma questo non è accaduto (almeno fino a ora). In apparenza le sue orecchie sono però simmetriche. Nel web ho trovato il nome dell’anomalia: plangiocefalia posteriore. Il bambino non ha problemi di sviluppo, almeno così sembre ed è questo che conta per la pediatra. Ora mi chiedo se continuerà a essere così o se con la crescita potrebbero manifestarsi dei problemi, anche a carico del cervello. In generale, queste assimetrie sono solo un problema estetico o possono interferire sullo sviluppo del cervello, per esmepio impedendogli di espandersi in modo normale? Vorrei anche capire se esiste un trattamento per risolvere l’anomalia che non sia di tipo chirurgico. Grazie.
Carlo Efisio Marras
Carlo Efisio Marras

Gentile papà,
ciò che lei riferisce è piuttosto frequente; un’asimmetria del cranio nei primi mesi di vita viene frequentemente individuata dai genitori o dal pediatra che così condividono il relativo percorso. In tali circostanze la situazione viene gestita direttamente dal pediatra curante e, nei casi in cui l’asimmetria del cranio sia più evidente, si preferisce sottoporre il caso all’attenzione di uno specialista medico (fisiatra) o chirurgo (ortopedico, maxillo facciale, neurochirurgo).
Dopo le raccomandazioni poste dalla American Academy of Pediatrics sulla posizione supina del neonato (che ha permesso una drastica riduzione dei casi di morte improvvisa nella culla), si è assistito ad un sensibile incremento delle asimmetrie craniche. Si stima che il 20% della popolazione pediatrica nel primo anno di vita presenta un’asimmetria cranica più o meno rilevante. Tale situazione non viene considerata una patologia ma la conseguenza di una specifica posizione del capo che, se non opportunamente gestita, tende ad evolvere e a consolidarsi per risultare stabile nel secondo anno di vita. Infatti, soprattutto nel primo anno di vita l’accrescimento e la flessibilità delle ossa craniche, non ancora fuse fra loro, permettono uno sviluppo del cranio e del volume cerebrale adeguato e armonico.
La plagiocefalia posteriore può essere caratterizzata non solo da un appiattimento della regione parieto-occipitale (posteriore) ma si può associare ad una anteriorizzazione del padiglione auricolare e della regione frontale omolaterali. Seguendo una semplificazione geometrica il rettangolo (caratteristico di un cranio normale visto dall’alto) si può trasformare, nella plagiocefalia, in un parallelogrammo in cui la parte anteriorizzata coincide con il lato su cui il bambino predilige il suo decubito.
Alcuni specialisti, in particolare i chirurghi maxillofacciali, sottolineano come l’asimmetria del cranio coincida con quello della mandibola esponendo il bambino ad una successiva malocclusione dentale con l’eventuale necessità di un impianto ortodontico (apparecchietto) temporaneo.
In presenza di un’asimmetria cranica di tipo posizionale, le preoccupazioni dei genitori sono numerose e riguardano il timore di un inadeguato sviluppo neurocognitivo e la possibilità di un danno estetico. Tutti gli studi riportati nella letteratura scientifica confermano come tale asimmetria non influisca assolutamente sul normale sviluppo del bambino.
Quindi come ci si deve comportare in presenza di una plagiocefalia posizionale?
E’ importante una diagnosi precoce che permette di distinguere la forma posizionale (quella di cui parliamo) da quella craniosinostosica in cui la morfologia del cranio non dipende dal decubito preferenziale ma da una precoce saldatura dell’osso occipitale con quello parietale di un lato. In questo caso il pediatra o lo specialista, riescono a dirimere il dubbio con il semplice esame obiettivo ed escludere una forma (quella craniosinostosica) in cui tutti i provvedimenti di cui parleremo risulterebbero inefficaci.
I genitori spesso riferiscono un atteggiamento del capo rivolto verso il lato in sui si riscontra l’appiattimento. Il medico esaminatore dovrà escludere posizioni viziate del capo dipendenti da modeste retrazioni dei muscoli cervicali omolaterali alla deviazione del capo (il cosiddetto torcicollo) eventualmente verificabili con un esame ecografico e trattabili con la fisioterapia.
La diagnosi precoce permette di apportare tutte le azioni necessarie per interrompere l’evoluzione dell’asimmetria e favorirne la risoluzione. Il counseling, fornito dal neonatologo o dal pediatra, è indispensabile affinchè i genitori possano adottare tutte le precauzioni nel corso delle normali attività quotidiane (da come tenerlo in braccio a come allattarlo, da come farlo dormire in posizione supina a come stimolarlo durante il gioco). La cosiddetta terapia posizionale integrata con il supporto di un fisiatra psicomotricista è determinante e rappresenta, come riportato nei più recenti studi scientifici, la migliore soluzione nei primi sei mesi di vita.
Il ruolo dell’ortesi cranica (caschetto) è altrettanto importante. Gli studi pubblicati riportano ottimi risultati già dopo tre mesi di trattamento nel corso del quale la bambina/o dovrà indossare il caschetto regolarmente 23 ore al giorno.
Sulla maggiore efficacia dell’uso del caschetto rispetto alla fisioterapia o viceversa non esistono sufficienti evidenze scientifiche. Un lavoro ben condotto pubblicato nel 2014 sul British Medical Journal (BMJ) sottolinea un’equivalente efficacia dei due trattamenti. Il gruppo di studio costituito dalla Società Americana di Neurochirurgia (CNS), ha pubblicato nel 2016 un dettagliato documento in cui si riporta come non esistano dei contributi scientifici che confermino la maggiore efficacia di un trattamento (fisioterapia vs caschetto) rispetto all’altro. Nel documento non viene inserita alcuna considerazione sul ruolo dell’osteopatia in quanto i risultati riportati su questo trattamento non sono sufficienti per trarre adeguate conclusioni.
Quindi per concludere la plagiocefalia posizionale non deve essere trattata chirurgicamente e non influisce sul normale sviluppo psicomotorio del bambino; deve comunque essere riconosciuta per sostenere il normale sviluppo del piccolo. Infatti, in presenza di un’asimmetria del cranio di tipo posizionale potrebbero strutturarsi dei meccanismi che, riducendo la mobilità del bambino, limiterebbero l’attitudine all’esplorazione nelle attività quotidiane (compreso il gioco) e quindi l’apprendimento e l’adeguato sviluppo neuromotorio.
Un caro saluto.

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