Polidipsia psicogena in gravidanza

Dottoressa Angela Raimo A cura di Dottoressa Angela Raimo Pubblicato il 02/07/2023 Aggiornato il 02/07/2023

Detta anche potomania, la polidipsia psicogena è un disturbo di natura psichiatrica caratterizzato dall'impulso incontrollabile di assumere quantità d'acqua di gran lunga superiori al fabbisogno. La cura fortunatamente c'è e può (deve!) essere affrontata anche nei mesi dell'attesa.

Una domanda di: Jessica
Sono alla 14^ settimana di gravidanza + 2 giorni. È stata una scoperta del tutto inaspettata ma gradita visto i 12 di fidanzamento con il mio compagno. C’è un problema di fondo. Da sempre ho sofferto di disturbi alimentari, da sempre significa fin da bambina! Sono stata obesa ed anoressica. Ho intrapreso percorsi al centro di salute mentale per risollevarmi dai periodi più difficili. Fin da sempre ho però bevuto enormi quantità di acqua! Arriverei tranquillamente a 12/14 litri di acqua giornalieri. In passato mi sono rivolta a degli endocrinologi, uno dei quali sosteneva di fare il test di assetamento mentre l’altra ha insistito per chiudere la diagnosi con polidipsia psicogena. Alla scoperta della gravidanza, ho esposto il mio problema e sono stata subito ricoverata per controllare gli elettroliti, nonché vasopressina ed esami generali; risultano valori nella norma a parte un leggerissimo aumento del cloro. Anche in clinica ostetrica mi hanno dimesso con “polidipsia psicogena “. Mi sono affidata ad un ginecologo privato il quale mi ha concesso un massimo di 4 litri giornalieri e invitato a resistere alla sete, che sete, ovviamente non è. Eppure mi sento nervosa, la notte dormo male perché sento sete e vorrei poter bere perché per me è un’esigenza. La psichiatra che mi seguiva purtroppo mi ha liquidata con passerà, l’importante è non bere … Eppure io passo le giornate a piangere e star male dalla sete. Inoltre nonostante la 14^ settimana, continuo ad avere nausee e voglia di mangiare pari a 0. Sono molto molto triste e preoccupata.
Angela Raimo
Angela Raimo

Cara Jessica, in effetti non si può liquidare la sua condizione con un “passerà, l’importante è non bere” perché appunto, come lei giustamente afferma, qui il nodo critico non è la sete. Lei prova l’impulso di bere non perché il suo corpo abbia bisogno d’acqua, ma per rispondere a una richiesta molto meno semplice molto più profonda e lontana dall’esigenza puramente fisica. Prima di tutto voglio dirle che comprendo perfettamente il suo stato d’animo e che vorrei davvero riuscire ad aiutarla, almeno convincendola che il suo desiderio di bere non è una colpa, non dipende dalla sua volontà ma fa parte di un disturbo ben noto in ambito psichiatrico. C’è di buono però che le cure esistono e che possono dare davvero risultati sorprendenti, soprattutto quando la persona è fortemente motivata a risolvere la sua situazione, come sento lo è lei che sta per diventare mamma. Il percorso terapeutico prevede due tipi di intervento: farmacologico e psicoterapeutico. I farmaci di prima scelta appartengono alla categoria degli inibitori selettevi della ricaptazione della serotonina (SSRI). Tra questi, in gravidanza si può assumere la sertralina che non ha effetti negativi sul feto, ovvero non causa malformazioni. Ovviamente deve essere lo psichiatra curante a prescriverlo in accordo con il suo ginecologo. A volte anche tra i medici esiste il pregiudizio che in gravidanza non si possano usare gli psicofarmaci, ma si tratta di un errore che è la futura mamma che ne ha bisogno a pagare molto caro in termini di malessere. Jessica, ha davanti a sé ancora 26 settimane di gravidanza, ritengo che sia una priorità assoluta che lei trovi serenità ed equilibrio, che lei riesca a stare bene e a godersi il tempo dell’attesa. Affiancherei agli psicofarmaci una psicoterapia cognitivo-comportamentale oppure (o anche) qualche seduta di ipnosi terapeutica. Quest’ultima metodica può aiutare veramente a controllare il suo impulso di inghiottire più acqua di quanta serva al suo corpo per mantenersi idratato. Per quanto riguarda il disturbo del comportamento alimentare purtroppo non è possibile risolverlo nella sua complessità attraverso uno schermo, avendo così poche informazioni sul suo conto, vorrei poterci riuscire ma risulterai insopportabilmente superficiale e facilona. Mi sento però di suggerirle la lettura di un libro: Tutto il pane del mondo, di Fabiola De Clercq, che a mio avviso potrebbe esserle di supporto e conforto. Non sto a dirle di non bere né le indico quantità di acqua giornaliere da non superare, mi sembrerebbe davvero inopportuno farlo (e credo non sia questo che si aspetta da me), voglio però provare a suggerirle un piccolo accorgimento che forse potrà darle una mano: provi a inghiottire l’acqua con un cucchiaino, in modo da centellinare il bicchiere pieno, così da distribuirlo in un arco di tempo il più ampio possibile. Tra l’altro bere a piccolissimi sorsi è d’aiuto contro la nausea che ci auguriamo tra qualche settimana sarà solo un ricordo. Proverei anche in alternativa all’acqua a bere tisane: oggi in commercio ce ne sono di squisite, allo zenzero e alla liquirizia, per esempio, coadiuvanti anche contro la nausea. Per quanto riguarda l’alimentazione, si aiuti con qualche manciata di frutta secca, molto energetica e piacevole per il palato e poi cerchi di selezionare cibi invoglianti e freschi: la varietà di frutta reperibile in questa stagione può darle una mano. La mangi a piccolissimi pezzi, masticando lentamente. Possiamo comunque essere molto contente dei risultati degli esami, che hanno evidenziato che va tutto bene: significa che lei è sana e che tutto sta procedendo nella maniera migliore. Cara Jessica, le auguro con tutto il cuore di trovare specialisti che non la facciano sentire abbandonata a se stessa e in balia di una condizione psichica così difficile, ma che invece cerchino in tutti i modi di trovare a strada giusta per accompagnarla fino al traguardo del parto. Prendere tra le braccia il suo piccino (o piccina?) la risarcirà di tutti i momenti di buio, di tutte le sue lacrime. Mi scriva ancora, ogni volta che ne sente il bisogno e mi tenga aggiornata sui prossimi passi verso un periodo migliore. Spero che tra non molto lei mi dica che non piange più. Con affetto.

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