Positiva allo streptococco beta-emolitico: che rischi per il neonato?

Dottoressa Maria Pia De Carolis A cura di Maria Pia De Carolis - Dottoressa specialista in Pediatria Pubblicato il 26/10/2021 Aggiornato il 02/11/2021

La profilassi antibiotica durante il parto diminuisce sensibilmente il rischio che il bambino venendo alal luce sia contagiato.

Una domanda di: Rosa
Sono prossima al parto, sono alla 38esima settimana e ho avuto la cattiva
notizia di essere positiva allo streptococco beta-emolitico. La ginecologa mi
ha spiegato che sarò sottoposta a terapia antibiotica durante il travaglio e
se fosse necessario anche il bambino.
Non avendo ancora un pediatra con cui confrontarmi o un neonatologo a cui
porre le mie domande, mi rivolgo al voi.
La prima domanda è qualora il bambino risultasse positivo alla nascita, la
tempestiva terapia antibiotica riuscirebbe a scongiurare le conseguenze più
nefaste? Quali sono le vostre esperienze di professionisti in merito?
Inoltre, online si parla di insorgenza precoce e tardiva; ma se il bimbo
viene sottoposto ad antibiotico, come può poi insorgere tardivamente?
Spero di non essermi dilungata troppo, confido nelle vostre risposte.
Grazie.
Maria Pia De Carolis
Maria Pia De Carolis

Carissima signora,
i tamponi vagino-rettali (TVR) positivi per Strepococco beta emolitico (GBS) effettuati in prossimità del parto hanno lo scopo di evidenziare la colonizzazione materna da parte di questo germe, che non dà sintomi nella madre, ma che può essere responsabile nel 1-2% dei casi di infezioni neonatali precoci (prima settimana di vita) e tardive (primo mese).
Il rischio infettivo neonatale, in caso di parto vaginale, risulta maggiore in presenza di rottura prolungata delle membrane, segni di corionamniotite (febbre intraparto, per esempio), parto pretermine (e questo non è il suo caso), precedente figlio con infezione da GBS.
È ampiamente dimostrato in letteratura che la profilassi antibiotica durante il parto nelle donne con TVR positivi riduce significativamente il rischio di insorgenza delle infezioni precoci (incidenza riscontrata solo nello 0.3% dei nati).
In caso di parto cesareo elettivo (senza travaglio) a termine, eseguito membrane integre la profilassi antibiotica alla madre può non essere eseguita per il basso rischio infettivo neonatale. Diversamente in caso di parto vaginale,la profilassi antibiotica nella madre va sempre eseguita in travaglio e deve essere garantita almeno un intervallo tra la dose di antibiotico e l’espletamento del parto di 4 ore.
Nel suo caso è importate fare presente, quando si recherà in pronto soccorso, che i TVR sono positivi.
Qualora la profilassi antibiotica alla madre non venisse eseguita o l’intervallo tra la terapia ed il parto fosse inferiore a 4 ore, nel neonato a termine, è bene controllare gli indici di flogosi (PCR, PCT) in modo di iniziare, con indici positivi, la terapia antibiotica nel neonato, prima ancora che si manifesti una eventuale sintomatologia.
Nel caso di profilassi intraparto eseguita correttamente il neonato va osservato clinicamente, mentre in presenza di corioamnitite la terapia antibiotica al neonato va sempre effettuata indipendentemente dalla sintomatologia e risultato degli indici di flogosi.
Come lei ha letto, è vero che la profilassi intraparto non garantisce l’eventualità di una infezione tardiva, che comunque ha un’incidenza di gran lunga inferiore alla forma precoce ed è meno grave. E’ comunque importante che il pediatra che segue il bambino sia sempre informato di tale problematica materna.
Sperando di averla rasserenate, le invio i miei più cari auguri.

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