La profilassi anti-D in genere si effettua dopo il parto o eventualmente nel primo periodo della gravidanza, per esempio in seguito a un'indagine prenatale invasiva, come l'amniocentesi. Ma se il curante ritiene opportuno che venga fatta nel terzo trimestre è più che consigliabile avere fiducia nell'indicazione e dargli ascolto.
Una domanda di: Stefania
Salve ho sempre fatto l’immunoprofilassi dopo il parto. Adesso sono al settimo mese e mi dicono che debbo farla …finora risulto sempre negativa quando effettuo l’esame: devo farla obbligatoriamente questa puntura mentre sono incinta? Sono preoccupata. Grazie se mi risponderà.

Faustina Lalatta
Gentile signora, la negatività del test di Coombs indica la mancanza di anticorpi contro globuli rossi estranei ai propri. È un esito cruciale per il benessere fetale, figlio di una coppia con incompatibilità ABO ed Rh. La positività, situazione molto allarmante in gravidanza, indica che la mamma ha sviluppato una immunità contro i globuli rossi del nascituro perché diversi dai propri. L’unico modo per restare “negative” al test di Coombs cioè non immunizzate, è quello di ricevere ad ogni parto o aborto le immunoglobuline contro le proteine espresse dai globuli rossi estranei (anti-D) , cioè quelli fetali, così che vengano subito neutralizzate. In generale l’immunoprofilassi deve essere praticata entro 72 dal parto. Se non venisse somministrata potrebbero esserci conseguenze gravi o gravissime per le gravidanze successive. Per quanto riguarda la somministrazione nel terzo trimestre di gravidanza, con Coombs negativo, non so dirle perché hanno deciso di effettuarla visto che non mi dà alcuna informazione esplicativa. Le suggerisco di chiedere chiarimenti su questa procedura al ginecologo curante che, sicuramente, ha le sue buone ragioni per avergliela prescritta (e gliele dirà). Cordiali saluti.
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