Ruggera

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 13/12/2013 Aggiornato il 13/12/2013

Risponde: Dottoressa Alessandra Varotto

Una domanda di: Ruggera
Salve, mio figlio di un anno e mezzo parla poco ma capisce tutto. Ultimamente però quando gli si dice un no, perché per esempio prende in mano un oggetto pericoloso, o gli si dice di aspettare, perché il latte del mattino deve
essere scaldato, ha spesso come delle crisi "isteriche". Si butta a terra,piange forte, se ha in mano qualcosa lo butta a terra… Come possiamo
insegnargli a gestire la rabbia? Se lo lasciamo fare, da solo non si calma…

Gentile Signora,
come ci dimostra la sua lettera, i piccoli di quest’età non sono ancora pienamente capaci di comunicare attraverso le parole. Possono, infatti, manifestare i loro bisogni (per esempio, di possesso nei confronti di un gioco o di attenzione da parte dei genitori) attraverso comportamenti di tipo aggressivo. Scaraventarsi sul pavimento, piangere forte in risposta a un rifiuto, o scagliare per terra degli oggetti per richiamare l’attenzione delle persone vicine, sono quindi da interpretarsi come tentativi seppur rudimentali di esprimere questi bisogni. Proprio perché non sussiste l’elemento dell’intenzionalità dell’azione, ma è bensì una tappa evolutiva che il bimbo attraversa durante il secondo anno (fase del “no”), le crisi che lei chiama “isteriche” mettono spesso a dura prova i genitori che si domandano come gestire la situazione, in una delicata altalena tra repressione e permissività.
Che fare dunque per riuscire a domare le crisi? Il bambino non ha ancora del tutto chiaro il concetto di tempo, tanto meno quello di proprietà privata. È convinto, al contrario, che qualsiasi oggetto gli interessi sia automaticamente suo: chi glielo porta via (anche in virtù della natura pericolosa dello stesso) lo depaupera di una parte di sé, proprio come se gli portasse via un braccio o un'altra parte del corpo! In questo caso la cosa migliore è di intervenire con fermezza, togliendogli l’oggetto dalla mano e porlo immediatamente in un posto sicuro. È ovvio che per il bambino sarà un’insopportabile frustrazione (piangerà e si rotolerà anche a terra), ma proprio la capacità di tollerare il dispiacere è uno degli insegnamenti più importanti che un genitore è chiamato a compiere. Se la crisi oppositiva, viene affrontata con tenacia, ma senza eccessiva severità, se viene data al piccolo la possibilità di elaborare il suo dispiacere davanti alle sconfitte, un’esperienza che poteva sembrare soltanto deludente può assumere una valenza costruttiva e avere un suo senso ai fini della crescita psicologica del piccolo e di tutta la famiglia. Con la speranza di essere stata d'aiuto, la saluto cordialmente.

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