Una domanda di: Francesca
Carissima dottoressa, mi trovo a scriverle ancora in quanto mi trovo mio malgrado tuttora ricoverata per minaccia di parto pretermine. Attualmente sono alla 29+2. La prima minaccia è avvenuta a 25 settimane e la seconda, molto brutta, a 28. Entrambe sono state stabilizzate con tractocile e la mia cervice all’ultimo controllo era appena 14-15 mm con funneling. Gli indurimenti proseguono irregolari ma quotidiani, la stipsi mi assilla nonostante praticamente io mangi quasi solo minestrine e beva almeno 2 litri di acqua al giorno agevolando con lassativi leggeri e talvolta supposte l’evacuazione. Il mio principale problema tuttavia ad oggi, a circa un mese dal ricovero, è la permanenza in ospedale.
Mi trovo nell’unico ospedale della mia città con una buona TIN, e i medici mi dicono di rimanere fino al parto. Tuttavia nonostante io abbia più volte richiesto di non avere di fianco compagne di stanza con neonati “rooming in” questa cosa avviene regolarmente. I neonati, come è normale, piangono spesso tutta la notte e la cosa mi impedisce un riposo ristoratore e continuo, e nonostante io sappia che sono presenti pazienti gravide in corso di monitoraggio o con patologie ostetriche, sembra che io chieda la luna quando asserisco che sono fortemente convinta che la qualità del mio riposo e lo stress che l’assenza di sonno comporta influisca quanto e come un farmaco sul proseguimento di questa gravidanza. Mi domando se la mia richiesta sia così assurda e se viceversa non dovrebbe essere scontato preservare il riposo e lo stato mentale di chi sta cercando di evitare un parto prematuro dopo ormai tante settimane di ricovero. Se non fosse che sono stata ampiamente terrorizzata da parte del personale sanitario riguardo i rischi di proseguire a casa e recarmi in PS in caso di contrazioni mi sarei già dimessa. Ho sopportato per quasi un mese la situazione ma dopo l’ultima minaccia di parto (avvenuta dopo una notte insonne per pianto inconsolabile) la mia stabilità mentale è ormai al limite.

Elisa Valmori
Salve signora, mi sento di appoggiarla in tutto e per tutto in questa sua richiesta di poter riposare la notte in modo da non essere costantemente sotto stress.
Dato che effettivamente dimettersi contro parere medico nel suo caso pare un azzardo, le direi di farsi ricevere dal Primario per mettere a tema la sua necessità di essere messa in stanza con pazienti ancora in gravidanza come lei. Di solito, i Primari sono persone sensibili e pratiche, almeno per l'esperienza che ne ho avuto io.
A proposito di esperienza personale, in ospedale è davvero difficile riposare per tantissime ragioni: non solo il pianto notturno dei bambini ma anche la luce accesa in corridoio, il vociare del personale (soprattutto al cambio turno), le visite dei parenti, il monitoraggio della pressione arteriosa alle 6.30 del mattino, l'OSS che svuota il cestino alle 6.45...
Il mio personale consiglio è quello di dotarsi di tappi per le orecchie e di mascherina per gli occhi. Di farsi magari coccolare facendosi portare da casa qualcosa di cui è ghiotta (solitamente il vitto dell'ospedale non favorisce il buon umore nel lungo periodo) Di approfittare anche del giorno per qualche pisolino...per esempio dopo pranzo…
Spero di averle dato dei buoni consigli e magari averle strappato un sorriso. Proprio oggi ho letto una frase simpatica: "ci vogliono settantadue muscoli per fare il broncio ma solo dodici per sorridere. Provaci per una volta!" Penso che riuscire a fare un sorriso nel suo caso non sia semplice ma possa essere benefico come anti-stress.
L'abbraccio a distanza, mi tenga aggiornata se desidera, cordialmente.
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