Si può curare l’ipertiroidismo in allattamento?

Professor Gianni Bona A cura di Gianni Bona - Dottore specialista in Pediatria Pubblicato il 16/11/2018 Aggiornato il 16/11/2018

La priorità assoluta è che la mamma stia bene, quindi se è assolutamente e irrevocabilmente obbligatorio che una donna scelga tra assumere medicine e allattare, non le resta che optare per la cura. Ma non sempre la circostanza impone una decisione così drastica.

Una domanda di: Annalisa
Salve dottore,
vorrei una delucidazione in merito a un dubbio che mi è sorto a seguito di
un trattamento farmaceutico che mi è stato dato.
Hanno riscontrato un ipertiroidismo con basedow in seguito alla gravidanza..
lo stato della malattia è agli esordi.
La mia domanda è la seguente: giacchè io allatto mio figlio di 4 mesi e vorrei
sapere se con la seguente terapia rischio di produrre danni alla tiroide e/o
agli ormoni tiroidei del mio piccolo in quanto ho letto che il seguente
farmaco passa nel latte materno: neomecazolo 5 mg per 2 volte al giorno, una
compressa la mattino e una prima di andare a letto la sera.
Attendo con ansia una sua risposta.
Grazie in anticipo.

Gianni Bona
Gianni Bona

Cara signora,
in generale, la priorità assoluta è sempre la salute della mamma, in quanto
una mamma in salute è una garanzia di benessere anche per il bambino. Da
questo principio indiscusso deriva che la cosa più importante è che lei
intraprenda la cura che le è stata prescritta, in quanto un ipertiroidismo
non curato può avere conseguenze anche gravi. Tenga presente anche che
l’ipertiroidismo probabilmente si è sviluppato già nel terzo trimestre di
gravidanza e che quindi lei è rimasta per molti mesi senza trattamento: non
è certo opportuno continuare in questa direzione.
Anche l’allattamento è, ovviamente, molto importante, ma non al punto da
indurla a rinunciare a curarsi. Oltretutto il suo bambino ha già 4 mesi,
quindi in teoria potrebbe già cominciare a essere svezzato, cioè ad
assaggiare i primi alimenti diversi dal latte: le linee guida relative
all’alimentazione complementare indicano, infatti, che può essere iniziata a
partire dalle 17 settimane di vita, anche se si considera ideale proseguire
solo con il latte fino ai sei mesi di vita. Non penso comunque che il suo
bambino avrà conseguenze quando lei inizierà ad assumere il neomecazolo,
tuttavia un modo per verificare che tutto vada bene c’è: basterà sottoporre
il bambino a un esame del sangue per il dosaggio del TSH e se dovesse
risultare un valore più alto rispetto al normale vorrebbe dire che in
effetti il farmaco che lei assume sta determinando effetti anche sul
bambino. Naturalmente per questo dovrà confrontarsi con il suo pediatra o
rivolgersi a un centro di endocrinologia pediatrica: io posso infatti solo darle indicazioni generali. Per quanto riguarda i
sintomi, se il farmaco dovesse agire anche sulla tiroide del bambino, suo
figlio potrebbe essere più sonnolento, meno reattivo, meno vorace durante i
pasti. In conclusione, le raccomando di iniziare al più presto la cura che
le è stata prescritta ed eventualmente (anche dopo aver consultato il
pediatra di famiglia) di comprendere attraverso un semplice prelievo di
sangue se ci sono ripercussioni sul suo piccolino. Se così fosse (ma non
credo) dovrà sospendere l’allattamento (e la prego, senza sentirsi in
colpa!) e proseguire la cura. A disposizione, se desidera. Con cordialità.

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