Sonno disturbato in età adulta: che fare?

Professor Francesco Peverini A cura di Francesco Peverini - Professore specialista in Medicina generale Pubblicato il 09/04/2018 Aggiornato il 18/07/2024

In età adulta, quando compare un'insonnia centrale, caratterizzata da risvegli nel cuore della notte, bisogna prima di tutto escludere che sia causata da un problema organico, come per esempio un'alterazione della tiroide.

Una domanda di: Barbara
Ho 48 anni e non riesco più a dormire bene. Mi addormento alla sera verso le 11,30 e poi mi sveglio intorno alle 3 e faccio molta fatica a riprendere il
sonno. Alle 6,45 ho la sveglia e capita tante volte che mi sia appena riaddormentata. Io in genere rimango nel letto, cercando di rilassarmi, ma
non so se faccio bene. Ho provato ad alzarmi, leggere un po’ ma mi servono comunque almeno 2 ore per riprendere sonno.
Al mattino sono stanca e sfinita… Vorrei però evitare di prendere sonniferi. Ho provato con la melatonina pura ma non ha fatto grandi
effetti…
Francesco Peverini
Francesco Peverini

Cara signora,
le persone con insonnia possono avere difficoltà a addormentarsi(insonnia di esordio) o a mantenere il sonno(insonnia detta anche centrale), oppure possono svegliarsi troppo presto al mattino (insonnia terminale). Nel nostro caso siamo di fronte a una insonnia centrale.
L’insonnia può essere determinata da patologie psichiatriche (ansia o depressione), mediche (alterazioni ormonali, cardiopatie, patologie respiratorie, gastro-intestinali), da cattiva igiene del sonno con abitudini che portano a dormire costantemente meno del necessario (per esempio, per l’impiego di sostanze specifiche come alcol e alcuni farmaci) o infine da fattori biologici legati alla alterata produzione di molecole che governano il meccanismo del sonno nel nostro cervello.
Talvolta l’insonnia è invece solo il sintomo di un’altra patologia.
Nel caso specifico vanno prese in considerazioni due sovrapposte realtà; il risveglio (sempre alla stessa ora) e il mancato ri-addormentamento.
Sarebbe opportuno verificare pertanto l’esistenza o meno di alcune condizioni mediche, come alcune alterazioni della funzione tiroidea (tiroidite) o del metabolismo (diabete) o circolatorie (ipertensione arteriosa).
Altre condizioni mediche in grado di causare insonnia sono l’ansia, le allergie, il dolore da artrosi, le apnee notturne, la sindrome delle gambe senza riposo.
Orari di lavoro non usuali possono infine confondere il fisiologico ritmo sonno-veglia, soprattutto se si è costretti a dormire durante il giorno o quando i turni variano di giorno in giorno.
In questo caso la carenza di sonno e lo stress provocano dapprima un esordio acuto dell’insonnia, trasformandosi nel tempo in un problema cronico.
Pensieri del tipo “io non dormo mai” oppure “finirò di lavorare domani mattina ma tanto so che non riuscirò a riposare” diventano in poco tempo messi in relazione al coricarsi e ogni conferma non farà che rafforzare questo schema mentale.
Esistono molte tecniche psicologiche e comportamentali che possono essere molto utili nel trattamento non farmacologico dell’insonnia: training di rilassamento, controllo degli stimoli esterni, iniziale restrizione del sonno per ritrovare il ritmo giorno-notte, la terapia cognitivo-comportamentale.
Il fai da te non è indicato nel caso in cui si assiste alla cronicizzazione del problema e solo uno specialista può essere di aiuto alla persona insonne. Il mio consiglio è dunque quello di valutare con il suo medico curante l’opportunità di effettuare alcuni accertamenti (per esempio, dosaggi ormonali nel sangue e misurazione della pressione sanguigna) per poi, eventualmente, farsi indirizzare da uno specialista del sonno. Mi faccia sapere. Tanti cari saluti.

Il parere dei nostri specialisti ha uno scopo puramente informativo e non può in nessun caso sostituirsi alla visita specialistica o al rapporto diretto con il medico curante. I nostri specialisti mettono a disposizione le loro conoscenze scientifiche a titolo gratuito, per contribuire alla diffusione di notizie mediche corrette e aggiornate.

Se non trovi la risposta al tuo quesito, fai la tua domanda ai nostri specialisti. Ti risponderemo prima possibile. Fai una domanda all’esperto

Gli Specialisti rispondono
Le domande della settimana

Mamma e papà Rh negativo: in gravidanza e dopo il parto si deve fare lo stesso la profilassi?

20/01/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

Se entrambi i genitori sono Rh negativo non ha alcun senso che alla donna venga effettuata la profilassi contro il fattore Rh positivo, viso che il figlio sarà con certezza Rh negativo.   »

Autismo: c’è un’indagine che può accertarlo con sicurezza in gravidanza?

20/01/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottor Giorgio Rossi

Come e più di altre anomalie del neurosviluppo, i disturbi dello spettro autistico sono legati a molteplici "errori" genetici. Alcune ricerche hanno indicato più di 1000 geni potenzialmente coinvolti: la complessità del problema non consente di accertarlo con sicurezza durante la gravidanza.   »

Problemi al fegato in età adulta: può dipendere dal fatto di essere figli di cugini di primo grado?

13/01/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Faustina Lalatta

Chi nasce sano e diventa grande senza mai manifestare i sintomi di una malattia ereditaria, può escludere con un certo margine di sicurezza che la comparsa di disturbi a carico del fegato dipendano dal fatto di essere figlio di consanguinei.   »

Dilatazione di un uretere del feto: cosa si deve fare?

06/01/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elsa Viora

In caso di dilatazione delle vie urinarie (uretere, pelvi renale) individuata nel feto con l'ecografia, i protocolli suggeriscono di eseguire alcune indagini, tra cui una valutazione accurata di tutta l'anatomia fetale.   »

Bimba di 3 anni e mezzo che preferisce giocare da sola: si deve indagare?

06/01/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Angela Raimo

Una bambina che preferisce giocare da sola può agire secondo il proprio temperamento riservato e riflessivo e non necessariamente perché interessata da un disturbo. L'opportunità di una visita del neuropsichiatra infantile va comunque valutata con l'aiuto del pediatra curante.   »

Fai la tua domanda agli specialisti