Una domanda di: Valentina
Ultimamente mi preoccupa un episodio avvenuto ormai 15 anni fa quando avevo circa 20 anni e frequentavo il primo anno di università (sono professionista sanitaria). Una mattina senza preavviso il nostro professore di otorino ci portò in neonatologia per farci vedere e fare le otoemissioni acustiche a neonati di pochi giorni (un paio di giorni). Noi studenti siamo arrivati al nido dell'ospedale e dopo la spiegazione del prof abbiamo preso alcuni neonati in braccio e abbiano eseguito le otoemissioni. Ho due preoccupazioni che negli anni, specialmente ora che sono una madre molto ansiosa e ipocondriaca e anche più adulta e consapevole, mi preoccupano. Quando ho preso in braccio i bambini, io e nessuno dei miei colleghi di corso si era lavato le mani, anche perché non c'era la possibilità di farlo e non eravamo stati preallertati. Nonostante io sia un tipo attento all'igiene, in quel periodo andavo con i mezzi pubblici all'università, quindi è verosimile che avessi le mani "sporche". Inoltre per raggiungere il nido abbiamo comunque dovuto attraversare una parte di ospedale e non so se anche entrare in ascensore (non ricordo). Il giorno stesso, una volta a casa, ho iniziato a non stare bene e ad avere sintomi parainfluenzali blandi ( se non ricordo male un semplice raffreddore). Ad oggi mi tormento nella paura che possa aver contagiato in qualche modo i due neonati che ho preso in braccio, sia per via delle mani non disinfettate/ lavate poco prima sia per il fatto che la sera ho iniziato a non stare bene... Se un neonato di pochi giorni contrae un virus si ammala, quanto è grave? Nel senso, è più grave che se capitasse ad un soggetto più grande ma tutto sommato nel mondo moderno (questo episodio risale al 2010) è curabile senza lasciare sequele o potrei davvero aver causato danni gravi a uno di questi neonati?
Vorrei capire se sono eccessivamente ipocondriaca o se ho ragione a preoccuparmi molto. Grazie molte.

Leo Venturelli
La scelta del suo professore di portarvi direttamente a provare "sul campo" uno screening ai neonati fu buona e didatticamente corretta. Certo, un preavviso con lavaggio delle mani e attenzioni maggiori tipo mascherina o camice specifico nel nido (tutti accorgimenti entrati nella routine ospedaliera soprattutto con e dopo il Covid) sarebbero state utili e più prudenti per evitare contaminazioni, come nel suo caso di persona che stava covando una patologia respiratoria. I neonati, sebbene a possibile rischio di infezioni, sono comunque dotati alla nascita di un corredo anticorpale buono, dovuto agli anticorpi passati dal tessuto placentare materno al loro circolo sanguigno, da difese generiche per la presenza di macrofagi, una sorta di soldati tuttofare deputati alla prima linea di intervento contro virus e batteri. Chi rischia maggiormente sono i piccoli ricoverati nelle terapie intensive neonatali, sia per essere nati piccoli di peso o prematuri per l'età gestazionale. Tanto è vero che i reparti di patologia neonatale sono isolati dal reparto maternità. Non si trascini oggi con sensi di colpa: sappia che i neonati ormai stanno in camera con la mamma e spesso nel primo giorno dalla nascita arrivano frotte di parenti desiderosi di toccarli, di prenderli in braccio, di dare bacetti. La sfido a pensare che tutti questi parenti abbiano eseguito le manovre di igiene consigliate, eppure i nuovi nati resistono, per fortuna! Pensi anche a tante nascite nel mondo che avvengono in condizioni igieniche precarie e in contesti dove è già tanto che esista acqua pulita. Certo, in questi contesti la mortalità infantile è molto alta, ma non colpisce tutti i bambini, a dimostrazione che madre natura provvede comunque a rendere il nuovo nato sufficientemente immune alle infezioni.
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