Vi scriverò in breve la mia storia di gravidanze mancate.
All’età di 42 anni rimasi incinta naturalmente dopo 1 anno di tentativi. A
2 mesi di gestazione ho avuto un aborto spontaneo: ho avuto per 2 mesi
perdite e il mio ginecologo mi disse che sarebbe stato meglio fare un
raschiamento perché i residui non andavano via. In breve, alla fine il
raschiamento “fortunatamente” non si fece perchè il primario
dell’ospedale, tramite un’ecografia, vide che era proprio minima la
quantità di residuo. In effetti nei giorni seguenti ebbi le ultime perdite.
Detto ciò io e mio marito ci imbarcammo in un viaggio che dura tutt’oggi.
Un anno fa tolsi un polipo all’interno dell’utero, poi a causa della pandemia non potei proseguire le mie ricerche sulla fertilità e una
possibile fecondazione assistita.
Infine all’apertura degli ospedali per ricerche varie, iniziammo un
percorso per fare la FIVET. Due mesi fa la feci, ho prodotto 4 follicoli da
20mm e ne uscirono 2 ovuli che si fertilizzarono e fecondarono tutto nella
norma direste…..ma no, purtroppo dopo il trasferimento di entrambi gli embrioni
al terzo giorno dalla fecondazione, le beta risultarono negative.
So già cosa mi risponderete, che ho 45 anni e i miei ovuli sono danneggiati,
che devo fare l’eterologa.
Potreste però chiarirmi un po’ le idee nel fatto che conosco delle amiche
che hanno concepito naturalmente figli a 44 anni e più?
Se io ho le tube apertissime, utero nella norma, non ho endometriosi, perchè
i miei embrioni non attecchiscono?
Nessun ginecologo mi spiega questa cosa, dicono solamente di ricorrere
all’eterologa. Mi chiedo, solamente i miei ovuli non sono buoni?
Scusate lo sfogo ma perchè dovrei ricorrere all’eterologa se non sono
sterile?
Vi chiedo solo la cortesia di rispondermi nel modo meno offensivo possibile
perchè la vostra risposta sarà come gli altri medici.
Spero fermamente di no.
Almeno un minimo di spiegazione che nessuno mi ha mai dato.
Ringrazio tantissimo della vostra attenzione.
Francesco Maria Fusi
Gentile Elisa,
le sue parole fanno trasparire tutta la rabbia con cui sta vivendo questa situazione. Una situazione di cui non ha certo colpa ma di cui non hanno colpa neppure i medici che la hanno avuta in cura. Lei non è sterile, ha solo degli ovociti che fanno fatica ad essere “competenti”. L’ovocita ha la stessa età della donna, e tra i 40 e i 45 anni la maggior parte di essi non è in grado di compiere correttamente i processi di maturazione e meiosi. La natura però non usa mai i colori bianco e nero, non mette mai un limite netto, ci sono tantissime sfumature di colori. A 44 anni una donna fertile che ha tutto che va bene ha il 2% ogni mese di possibilità di restare incinta, e quando ha una gravidanza ha il 60-70% di probabilità di avere un aborto. Ma questo non significa che nessuno faccia figli a 44-45-46 anni. Ci sono dei casi, rari ma ci sono. Io le auguro di riuscire nel suo intento, di tutto cuore. Quanto le è stato detto dai colleghi ginecologi non è stato per freddezza o per cattiveria, è stato solo per aiutarla ad avere più possibilità. La scelta è sua, tra il continuare ad inseguire un sogno o affrontare una procedura che le darebbe concrete possibilità di maternità. In fondo la domanda che dovrebbe farsi riflettendo sulla ovodonazione è: “è più mamma colei che dà 23 cromosomi o colei che porta in grembo una creatura per nove mesi, la sente muoversi, reagire alle emozioni materne, e poi la partorisce, anche con dolore? E poi se ne prende cura, per sempre?”. Essere madre è davvero molto di più che avere un figlio grazie a un proprio ovocita. Con cordialità.
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