Utero rotto durante il terzo cesareo e di nuovo incinta

Dottoressa Elisa Valmori A cura di Dottoressa Elisa Valmori Pubblicato il 08/05/2024 Aggiornato il 08/05/2024

Affrontare una quarta gravidanza e un quarto parto dopo aver subito la rottura dell'utero intraoperatoria nel corso del terzo cesareo precedente espone a rischi che è bene conoscere e valutare con il ginecologo curante.

Una domanda di: Mary
Ho avuto tre parti cesarei, nell’ultimo mentre venivo operata si è rotto l’utero…
Ora sono incinta di 4 settimane, e ho l’ultima bimba di 1 anno e 8 mesi…sono contraria all’aborto…mi dicono che però non posso portare avanti questa
gravidanza: mi saprebbe dare un consiglio?

Elisa Valmori
Elisa Valmori

Salve signora,
lei racconta di aver avuto una rottura d’utero intraoperatoria e sarebbe importante avere maggiori informazioni al riguardo. Solitamente la rottura d’utero si verifica durante il travaglio di parto oppure negli ultimi mesi di gravidanza, per via dello stiramento uterino in corrispondenza della cicatrice conseguenza dei cesarei pregressi.
A mio parere chiederle di interrompere una gravidanza per via di questa rottura d’utero intraoperatoria è sproporzionato, anche tenendo conto del lasso di tempo intercorso dal suo ultimo parto (a mio avviso un tempo più che adeguato ai fini della cicatrizzazione uterina).
Certamente, dal punto di vista materno, ci sono dei rischi nel sottoporre l’utero per più volte ad un taglio cesareo in quanto l’incisione e la conseguente cicatrice sono localizzate bene o male sempre sulla stessa striscia di tessuto uterino e questo può comportare tre tipi di complicanze.
1) Inserzione bassa della placenta, in corrispondenza proprio della breccia uterina, con rischio di placenta accreta ossia che si intrufola troppo in profondità nel muscolo uterino.
2) Diastasi della sutura, ossia assottigliamento del tessuto uterino in corrispondenza della cicatrice nel corso della gravidanza o in caso di iniziale attività contrattile uterina.
3) aderenze tra l’utero e gli altri organi pelvici (soprattutto vescica, intestino e ureteri). Rispetto al primo rischio, è possibile monitorarlo attraverso controlli ecografici che vadano a studiare la localizzazione della placenta; quanto al secondo, direi che il modo migliore per evitare la diastasi della cicatrice uterina è quello di cercare di mantenere l’utero a riposo. Dubito fortemente che una mamma con tre figli possa mettersi completamente a riposo, ma si può riguardare il più possibile evitando di fare tutti i mestieri di casa da sola e facendosi aiutare (ogni aiuto da chiunque venga è bene accetto!), limitando i rapporti sessuali e a giudizio del Curante ginecologo utilizzando una integrazione di magnesio (per bocca) oppure di progesterone (sotto forma di ovuli vaginali) per ottenere che l’utero non si contragga prematuramente.
Rispetto alle aderenze, non mi ha riportato se fossero già presenti o meno dopo i tre cesarei precedenti.
Questo rende certamente l’intervento del cesareo più lungo e complesso, con potenziali rischi quali emorragia materna (dovrà di sicuro firmare il consenso alla trasfusione di sangue in via preliminare) ma anche di lesione degli organi limitrofi (vescica, ureteri, anse intestinali) ed in casi limite, direi che possiamo contemplare la necessità di sacrificare l’utero per arrestare un’emorragia intraoperatoria.
Certo, si tratta di un organo molto prezioso per noi donne ma rispetto a perdere la vita, si tratta semmai di concludere in anticipo la vita fertile…
Le faccio gli auguri per la famiglia già numerosa e mi permetto di segnalarvi l’associazione “Famiglie numerose” che forse potrà esservi utile…
Spero di averla aiutata, resto a disposizione se desidera, cordialmente.

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