Perché il cioccolato rende felici?

Miriam Cesta A cura di Miriam Cesta Pubblicato il 21/02/2022 Aggiornato il 21/02/2022

Attenzione, però: la cioccolata deve essere extrafondente all'85%. Solo così riesce a modificare i batteri presenti nell'intestino, facendo virare al rosa lo stato dell’umore

Perché il cioccolato rende felici?

Per garantirsi il buonumore è sufficiente consumare trenta grammi di cioccolata al giorno. La “buona” notizia arriva da uno studio condotto dalla Seoul National University e pubblicato sul Journal of Nutritional Biochemistry, secondo cui per fare la differenza in termini di umore migliore la cioccolata consumata deve essere extrafondente, e precisamente contenente l’85% di cacao.

Il merito sarebbe dell’effetto che la cioccolata extrafondente sortisce sull’intestino, arricchendo la flora batterica in esso presente e aumentando in particolare la quantità di un batterio che sembrerebbe favorire il buonumore.

Come si è svolto lo studio?

La ricerca ha visto coinvolti 46 partecipanti di età compresa tra i 20 e i 30 anni, divisi in tre gruppi: di questi, due sono stati invitati a consumare per tre settimane 30 grammi di cioccolata rispettivamente all’85% e al 70% di cacao, mentre il terzo gruppo, utilizzato come gruppo di controllo, non doveva consumare questo alimento.  

La ricerca è durata tre settimane, durante le quali gli stati d’animo dei partecipanti allo studio sono stati misurati utilizzando il “Positive and Negative Affect Schedule (Panas)”, una scala che consente di valutare le proprie emozioni associando a 20 aggettivi che indicano stati d’animo positivi o negativi un giudizio in una scala che va da 1 (molto poco o per niente) a 5 (molto) per ciascun aggettivo.
Contestualmente per valutare l’associazione tra l’umore e il microbiota intestinale sono stati analizzati anche campioni di feci dei partecipanti allo studio.

Perché il cioccolato è antidepressivo?

Dall’esame delle risposte al Positive and Negative Affect Schedule è emerso che il consumo di cioccolata all’85% è in grado di aumentare il buonumore, mentre lo stesso effetto non si verifica in chi consuma cioccolata al 70%. Parallelamente i campioni di feci esaminati hanno permesso di rilevare che la flora batterica intestinale è molto più ricca e variegata in chi consuma cioccolata all’85% rispetto a chi non consuma questo alimento, e in particolare sono stati riscontrati livelli elevati di un particolare batterio (Blautia obeum), che risulta inversamente associato agli stati d’animo negativi.
“Questi risultati – scrivono gli autori della ricerca – indicano che il cioccolato fondente esercita effetti prebiotici, come evidenziato dalla sua capacità di ristrutturare la diversità e l’abbondanza dei batteri intestinali; è per questo che riteniamo che possa influenzare l’asse intestino-cervello e di conseguenza migliorare l’umore “.

Come comunicano cervello e intestino?

Il cervello e l’intestino sono in stretta e continua connessione: questa relazione bidirezionale viene descritta come l’”asse intestino-cervello” o GBA (gut-brain axis). L’asse intestino-cervello coinvolge anche i batteri intestinali e le loro attività nell’intestino. Stati infiammatori, condizioni patologiche a carico dell’intestino, uso di antibiotici, assunzione eccessiva di zuccheri e grassi, alimentazione non corretta e stress sono tutti fattori che possono avere un impatto negativo sull’asse intestino-cervello.

 

 
 
 

In sintesi

Perché il cioccolato fa bene all’umore?

Il cioccolato contiene triptofano, un precursore della seratonina, un ormone che agisce come un neurotrasmettitore e controlla l’umore a livello cerebrale.

Quali altri cibi aumentano la quantità di serotonina prodotta dall’organismo?

Frutta come banane, ciliegie, prugne, ananas, kimi ma anche la frutta secca come le noci assicurano un buon apporto di serotonina con benefici a livello dell’umore.

 

Fonti / Bibliografia

Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

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